giovedì 11 Settembre 2025

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I PRESIDI COME I MEDICI: A RISCHIO RESPONSABILITÀ PENALE. I NOSTRI CONSIGLI

Lo scorso 18 agosto, leggendo il Corriere della Sera noto l’intervista in seconda pagina di Claudia Voltattorni al Prof. Vincenzo Manes (ordinario all’Università di Bologna di Diritto Penale dell’Economia), sul tema della responsabilità penale dei presidi scolastici di fronte al rischio contagio.

Il mio pensiero corre subito, anche per deformazione professionale, all’analogia con la responsabilità civile e penale in sanità. Il professor Manes, infatti, è molto chiaro nella sua valutazione: «Chi applica il protocollo non dovrebbe correre rischi».

Il tema del rischio clinico in sanità è discusso da anni, in particolare da quando la dottrina ha iniziato sempre più a interessarsi del tema con una serie di norme e di sentenze che non sono riuscite a fare chiarezza fino all’approvazione del decreto Gelli che aveva il compito di fugare ogni dubbio salvo rimanere per certi versi l’ennesima incompiuta italiana.

Ci troviamo, dunque, di fronte alle medesime circostanze: un tema di responsabilità civile e risarcitoria, un tema di responsabilità penale, una norma poco chiara e una serie di protocolli e misure di diligenza da applicare.

Il preside indossa così le vesti del medico che di fronte al suo paziente deve adempiere al suo dovere con la massima diligenza professionale e seguendo i protocolli di settore e le cosiddette linee guida delle società scientifiche di categoria.

Il 70% dei sinistri che osserviamo in sanità, infatti, non solo può essere difendibile, ma addirittura non portare ad alcuna pena o indennizzo. Nei nostri convegni ai medici raccomandiamo sempre di tracciare le azioni intraprese, le motivazioni cha hanno portato a determinate valutazioni: una cartella clinica completa e ben predisposta è il migliore strumento di difesa a disposizione, insieme a un buon avvocato, naturalmente.

Il consiglio ai presidi italiani che per la prima si trovano ad affrontare in modo del tutto nuovo questa emergenza è proprio quello di seguire il protocollo, di adempiere alle prescrizioni organizzative e precauzionali previste dalla legge che nel caso specifico significa far rispettare tutte le norme previste per proteggersi dal Covid-19.

Diventa fondamentale tracciare le azioni intraprese e i protocolli adottati: distanziamento, utilizzo di gel disinfettanti e altre regole di questo genere. Documentare vuol dire, dunque, poter dimostrare in sede di giudizio l’adempimento e di conseguenza invertire l’onere della prova.

Un mio maestro in tema di rischio clinico, il Prof. Flaviano Antenucci, cita sempre nei suo convegni il caso di una nota casa automobilistica che ha come protocollo di consegna delle proprie vetture quello di invitare il cliente in concessionaria, in una sala vuota con al centro solo il mezzo coperto da un telo rosso. Il cliente viene invitato insieme a un tecnico professionista a togliere il telo e, successivamente, a entrare nel mezzo per porre qualsiasi quesito ritenesse utile. A cosa serve tutto questo?
A tracciare e documentare di aver messo al cliente a disposizione ogni informazione sull’auto e sulle modalità di guida al fine di ridurre il contesto di pretese risarcitorie.

Da questo esempio un altro elemento appare rilevante: il fattore tempo. Come diciamo in sanità “il tempo di informazione è tempo di cura”: la spiegazione del consenso informato, delle caratteristiche dell’intervento e delle eventuali conseguenze non può essere relegata alla semplice lettura di una pagina di testo: consigliamo sempre ai medici di tracciare questo tempo, di documentare il momento del consenso non solo con la firma, ma con una serie di domande e approfondimenti insieme al paziente anche mettendo a disposizione ulteriori documenti con un linguaggio chiaro e semplice e non solo scientifico (che potrebbe un domani dar luogo a eventuali contestazioni).

Da qui l’ultima indicazione ai nostri presidi è quella di dedicare un momento all’inizio dell’anno scolastico all’informazione: per esempio potrebbero girare nelle varie classi spiegando tutte le misure messe in atto, i rischi, dedicando dunque attenzione e illustrando a tutti gli studenti come la scuola previene il rischio con il contributo di tutti. Anche questo tipo di azione sarà molto utile in caso di eventuale contestazione.

Carlo De Simone (nella foto), group ceo di European Brokers

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