lunedì 08 Settembre 2025

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DANNI CATASTROFALI: E’ VERA INCOSCIENZA?

Il consigliere Uea con delega all’Area Tecnica richiama l’attenzione su una delle quattro campagne individuate dall’Associazione per il 2015, ovvero i danni catastrofali.

 

Vittorio Brambilla di CivesioLe catastrofi naturali ciclicamente colpiscono il nostro mondo: negli ultimi decenni abbiamo assistito a un’intensificazione dei disastri imputabili alla natura. Aumenta quindi il numero di terremoti, alluvioni, tsunami, eventi naturali che spesso hanno esiti molto negativi, anche a causa dell’incuria umana: edifici non a norma che crollano con le scosse di terremoto, tsunami che spazzano via villaggi costruiti sulla spiaggia, alluvioni che buttano giù le case distrutte dalla furia delle acque. Catastrofi naturali che causano moltissime vittime, moltissimi sfollati e danni ingentissimi.

Colpa dei cambiamenti climatici planetari (mi riferisco alle alluvioni)? I dati dicono il contrario, rispetto al passato il numero complessivo di giorni di pioggia sul territorio nazionale è calato del 14% (dati Enea). È diverso il modo in cui piove: le piogge sono più violente e concentrate, tanto che, in alcune aree, in poche ore è caduta tanta pioggia quanta ne cade in un intero anno, e secondo uno studio del Cnr pubblicato sull’International Journal of Climate, questa tendenza crescerà nei prossimi decenni.

Il cambiamento climatico comunque non è l’imputato principale, la ragione delle continue alluvioni è soprattutto dovuta alla continua e inarrestabile cementificazione del territorio: «siamo più vulnerabili a causa dell’aumento vertiginoso della popolazione e delle infrastrutture», sostiene Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana. Ci preoccupiamo del clima e delle piogge, ma il vero problema è sotto i nostri piedi, basta dare un occhio alle cifre: il 10% del nostro territorio è a rischio idrogeologico, le persone a rischio sono 6 milioni. E queste cifre sono confermate dalle statistiche: negli ultimi 100 anni in Italia abbiamo avuto 4.000 frane e alluvioni con 12.000 vittime, e le previsioni sono ancor più allarmanti.

Sempre secondo l’International Journal of Climate, infatti, entro il 2050 alluvioni e inondazioni potrebbero raddoppiare, con un costo per l’Italia, secondo le proiezioni, di 10 miliardi l’anno tra danni diretti e danni indiretti. Certo si tratta di stime e previsioni che sarebbe facile catalogare come allarmistiche, ma dall’alluvione di Firenze del 1966 (!!) a oggi, si sono spesi 168 miliardi per ricostruire gli edifici danneggiati, una spesa che l’Italia non può più permettersi e oltretutto di soldi in cassa per risanare il territorio non ce ne sono più: la disponibilità è di soli 9 miliardi sui 40 necessari per la riqualificazione del territorio.

E allora che fare, visto che non ci sono più soldi per porre rimedio ad anni di incuria e mancata manutenzione del territorio? Riprende vigore una vecchia trattativa tra Stato e Ania per introdurre nel nostro paese, sulla scia di quanto fatto in tutti i paesi civili, l’assicurazione obbligatoria contro gli eventi catastrofali: terremoto, inondazioni e alluvioni, dove lo Stato si accollerebbe il 50% del costo tramite la costituzione di un Fondo ad hoc – alimentato anche con una percentuale dei premi – mentre il resto del danno verrebbe coperto da opportune coperture assicurative obbligatorie e detraibili dai redditi (si ipotizza un costo di 150 euro per polizza), che garantirebbero oltretutto risarcimenti certi e tempestivi (ricordo, per chi se lo fosse scordato, che l’assicuratore è quell’operatore economico deputato a constatare i danni e a risarcirli !!!).

Per il politico il solito dilemma: renderla obbligatoria, e quindi farla percepire come una nuova tassa sulla casa, o facoltativa, con l’evidente rischio di perdere i benefici della mutualità sul costo polizza? Credo che su questo dilemma si fondi la causa dell’enorme ritardo da parte del modo politico nel voler trovare una soluzione che dia certezza del risarcimento e soluzione alle legittime aspettative dei danneggiati. E allora è lecito domandarsi se questo ritardo sia vera incoscienza, o piuttosto mero calcolo politico elettorale?

Vittorio Brambilla di Civesio (nella foto), consigliere Unione Europea Assicuratori (UEA Opinioni a Confronto)

 

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