lunedì 08 Settembre 2025

Il mondo dell’intermediazione assicurativa in primo piano

PROFESSIONI ANALOGICHE, MA ACQUISTI VIRTUALI

Giuliano MelisSi presenta in agenzia uno storico cliente. Chiacchierata piacevole e cordiale con una persona che da una vita paga e non crea disturbo. Non conoscendo i particolari famigliari, faccio domande per sapere qualcosa di più. Pare abbia voglia di parlare e anche un obiettivo chiaro. Quando sembra che gli argomenti siano terminati, si sbottona e chiede: “Mio figlio è laureato, lavoricchia, ma vorrebbe qualcosa di più. C’è spazio nella vostra azienda?”.

Indago ancora, ma soprattutto spiego che le figure più ricercate nel nostro settore sono i consulenti-venditori, che con l’assistenza formativa dell’agenzia e dell’azienda possono intraprendere una buona carriera. Metto in luce il fatto che “il valore aggiunto sarebbe quello di imparare  una professione,  cosa che in altri settori non è così scontato”. Chiedo come mai non lo conosco e perché non sia mai venuto in agenzia e il cliente risponde: “Mio figlio fa tutto su internet.  Anche la macchina se l’è assicurata on line. Ha risparmiato parecchio”.

Non mi scompongo e dico: “Parecchio rispetto a cosa, mi scusi?” Qui a fare un preventivo non è venuto, immagino abbia dato per scontato che eravamo più cari. Senza pensare che essere figlio di.., avere un’età di.., guidare una macchina di…, sfruttare questa o quella convenzione stabile o periodica, gli avrebbero magari garantito un certo tipo di trattamento. Insisto: “Si rende conto che stiamo parlando di consumi “virtuali” con pretesa di professioni “analogiche””?

Se la ricchezza la spendiamo su internet, tagliando completamente fuori le aziende e le professioni di territorio, come possiamo pensare che quelle stesse aziende abbiano la necessità di personale e possano permettersi costi per neo assunzioni? Che tipo di mestiere si attendono coloro i quali vantano le loro “conquiste d’acquisto” sul web?  La produttività di un territorio si pesa anche in base alla capacità di spesa che lo stesso impegna nelle aziende che le appartengono.

Se per ogni cosa, ingrossiamo e ingrassiamo aziende dagli oscuri bilanci di poche paginette, depositati in cassette postali di bellissimi paradisi fiscali, come possiamo pensare poi di reclamare per noi un posto di lavoro o una professione? Siamo destinati, come prevede qualcuno, ad avere un reddito di cittadinanza/sopravvivenza e stare a carico del welfare statale senza fare nulla?  Stare a casa con i genitori spostando sempre più in là l’asticella dell’autonomia personale, pregando che non venga mai meno la loro salute e tifando per la loro longevità, è l’unica via possibile?

Non ho risposte, non pretendo neppure che questo caso sia emblema di un sistema che si radicherà sempre di più. Certo fa specie la pretesa di ottenere qualcosa senza mettere in campo una contropartita decente che serva se non altro a mitigare i danni subiti dalle imprese dal “nuovo che avanza spedito”.

Giuliano Melis (nella foto) agente di assicurazione a Selargius (Cagliari)

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