mercoledì 10 Settembre 2025

Il mondo dell’intermediazione assicurativa in primo piano

COMPAGNIE ASSICURATIVE E IMPRESE AGRICOLE: UN RAPPORTO «MODERATAMENTE POSITIVO», ANCHE SE C’E’ DA LAVORARE…

L’indagine recente condotta dall’Ismea approfondisce, tra l’altro, il punto di vista di coltivatori diretti e imprenditori agricoli/società. Ed è emerso che…

L’indagine sull’offerta assicurativa in agricoltura, svolta nel 2020 dall’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) ha analizzato non solo aspetti come i rischi assunti con polizze agricole agevolate, la riassicurazione, la coassicurazione e lo sviluppo di nuovi strumenti assicurativi da parte delle compagnie.

Ismea ha sentito la voce anche delle aziende agricole (coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali/società) con l’obiettivo di raccogliere caratteristiche, pareri e suggerimenti sull’offerta assicurativa e sui rapporti tra le stesse imprese e le compagnie a partire dalla contrattualistica agevolata relativa alle polizze contro i rischi atmosferici, fitosanitari e ambientali.

L’indagine, in particolare, ha riguardato quattro ambiti tematici: polizze agevolate e polizze accessorie; sinistrosità e risarcimenti; costi assicurativi e canali distributivi; valutazione sul servizio ricevuto.

È emerso che le polizze agricole contro i rischi atmosferici sono strumenti «ancora relativamente poco diffusi tra le piccole e medie realtà produttive del settore», soprattutto nel centro e sud Italia, e per lo più «destinati a imprese strutturate e robuste sotto il profilo economico-finanziario». Ciò riduce la propensione da parte delle compagnie assicurative a proporre, in combinazione con le polizze agevolate contro i rischi climatici, altre forme di copertura. Questa circostanza ha trovato riscontro nelle risposte dell’86% delle aziende intervistate, che non hanno riferito di offerte in abbinamento con altri prodotti assicurativi.

Nel 14% dei casi in cui le aziende hanno dichiarato invece un approccio despecializzato da parte delle compagnie, le proposte accessorie (svincolate dal contratto agevolato) hanno riguardato soprattutto polizze a protezione delle strutture aziendali, anche queste cofinanziate, ma con risorse pubbliche nazionali, nonché coperture (non agevolate) Rca (responsabilità civile nella conduzione di autoveicoli), furto e incendio e tutela legale.

Risultano invece meno frequenti, in combinazione con le assicurazioni agricole agevolate, proposte di sottoscrizione di polizze vita, di copertura sanitaria e di Rc verso prestatori di lavoro.

Dalle risposte degli intervistati è emerso che sono pochi i vantaggi associati all’adesione a più prodotti assicurativi con la stessa compagnia, visto che il 78% dei rispondenti non ha rilevato, negli schemi di proposta contrattuale, sconti o altri benefici, come per esempio la concessione di garanzie aggiuntive a costo zero.

Diverso è l’approccio per quanto riguarda lo strumento delle polizze fideiussorie, che nel caso delle aziende agricole sono solitamente sottoscritte per l’accesso alle misure di sostegno dei piani di sviluppo rurali. L’offerta, abbinata al rischio di perdite di produzione per eventi meteo, si riscontra con maggiore frequenza, stando ai risultati dell’indagine, da cui emerge che la stipula di una garanzia fideiussoria, quando è presente, per il 45% delle aziende intervistate avviene in prevalenza con la stessa compagnia che ha emesso la polizza agevolata contro i danni da eventi atmosferici.

Con riferimento al ramo grandine non è emersa una competizione diretta tra polizze agevolate e monorischio, con queste ultime che limitano la copertura ai soli danni alle colture provocati dalla grandine. Per il 79% delle aziende, le compagnie non propongono contratti alternativi alla polizza assistita da contributi pubblici sul premio, anche per la scarsa convenienza della monorischio, esclusa dal perimetro delle agevolate.

E’ risultato «piuttosto debole» l’impulso dell’offerta assicurativa per quanto attiene alle polizze parametriche, ma «il fenomeno può essere anche associato al ridotto numero dei player a oggi in grado di proporre questi strumenti innovativi, agli attuali limiti operativi e normativi che circoscrivono l’applicazione delle parametriche a pochi prodotti e alla minore convenienza per le più alte soglie di danno previste per l’accesso ai risarcimenti».

In caso di danno alle coltivazioni e accertamento del nesso di causalità con gli eventi assicurati (gelo, eccesso di pioggia, grandine o altro), per l’azienda sottoscrittrice di una polizza contro i rischi climatici matura, da contratto, il diritto al risarcimento, previa apertura del sinistro da parte dell’assicurato e perizia tecnica, attraverso fiduciari delle compagnie, per la valutazione del danno. Su questo specifico aspetto, l’indagine ha provato a quantificare, nell’esperienza assicurativa degli ultimi 5 anni, il numero dei sinistri e dei risarcimenti registrati per azienda.

Le risposte sono ricadute in prevalenza nei range da 1 a 2 e da 3 a 4 sinistri/risarcimenti, mentre i pareri degli intervistati sulla relazione diretta tra il costo della polizza e la sinistralità pregressa ha diviso la platea tra chi ritiene che non vi sia correlazione e chi sì. L’indennizzo, nel 40% dei casi, risulta compreso tra il 20% e il 50% del danno subito e per un altro quarto circa di intervistati non arriva a coprire il 20% del danno.

Per la denuncia del sinistro, il contraente agricoltore contatta nel 77% dei casi il suo assicuratore per telefono, mentre un 10% di intervistati si rivolge invece all’organismo collettivo di difesa e solo il 4,5% compila un form di denuncia on line. Per quanto concerne i tempi di liquidazione del danno, il 48% degli intervistati ha dichiarato un’attesa di oltre tre mesi, mentre il 38% ha indicato un intervallo da uno a tre mesi dalla data di apertura del sinistro.

L’indagine ha rilevato inoltre che i  pagamenti rateizzati dei premi da parte delle aziende agricole sono poco diffusi, dal momento che l’attività di supporto degli organismi di difesa nella prassi assicurativa agricola, che anticipano per intero il costo della polizza a carico dell’agricoltore, spiega lo scarso ricorso ai versamenti dilazionati.

Le condizioni contrattuali delle polizze contro i rischi meteo climatici determinano, nella maggior parte dei casi (oltre il 70%), un livello di media o medio-alta soddisfazione. Stesso discorso per quanto riguarda la chiarezza e trasparenza dei contratti e il rapporto di fiducia con le compagnie.

L’indice di soddisfazione è più alto tra le aziende con giro d’affari superiore a un milione di euro, mentre un maggiore grado di insoddisfazione si è rilevato tra quelle ricadenti nella classe 300.000 euro – 500.000 euro.

In definitiva, sottolinea l’indagine, «la percezione generale, tenuto conto di tutti gli elementi e le condizioni che caratterizzano i rapporti tra aziende agricole e compagnie, converge verso un giudizio moderatamente positivo». Lo conferma anche «la schiacciante prevalenza di aziende che si identifica in un rapporto di fiducia con la controparte assicurativa, una posizione espressa da circa tre quarti del campione intervistato, contro il 26% circa di imprese che mostra invece un atteggiamento di diffidenza». (fs)

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