La vicenda risale a maggio dell’anno scorso in merito alla mancata elezione del comitato amministratore della Cassa di previdenza agenti Toro. Ecco le frasi oggetto della querela.
La polemica era scoppiata a maggio dell’anno scorso fra l’Unione nazionale agenti Toro (Unat) e il Gruppo agenti di assicurazione Toro (Gaat), attorno alla elezione del nuovo comitato amministratore della cassa di previdenza agenti Toro.
Il Gaat era uscito con un comunicato, a cui l’Unat aveva replicato. E poi ancora la controreplica del Gaat e quella ancora dell’Unat. Roberto Salvi, presidente del Gaat, aveva preannunciato l’intenzione di «intraprendere le opportune azioni legali» a seguito di «alcune affermazioni non veritiere che ledono gravemente la reputazione del sottoscritto, nonché quella del Gruppo e dei suoi iscritti». Da allora è calato il silenzio. Almeno fino a qualche giorno fa, quando l’Unat ha reso noto che «il Gip presso il Tribunale di Milano ha archiviato la querela per diffamazione presentata da Roberto Salvi, presidente Gaat, in merito alle dichiarazioni della presidente Unat Mariagrazia Musto».
LE FRASI OGGETTO DI QUERELA – In particolare, le frasi oggetto di querela sono state queste:
– «Le manovre elettorali del G.A.A.T., che ha invitato espressamente i propri iscritti a non dar preferenze ai candidati U.N.A.T., hanno determinato l’esclusione dei candidati U.N.A.T. dal comitato amministratore e di conseguenza dalle adesioni relative alla C.P.A.» e privato di «garanzie di rappresentatività a tutela dei nostri iscritti»;
– «Nell’ultimo triennio non abbiamo avuto più rappresentanti e solo grazie all’opposizione di uno dei membri del comitato, è stato evitato il perfezionamento di alcune proposte di investimento, avanzate dall’allora Presidente della Cassa Salvi, volte a privilegiare strumenti con rating e rendimento inferiori a quelle messe a disposizione dalla Compagnia evitando un danno per tutti gli iscritti, non solo per gli aderenti ad U.N.A.T.»;
– «A ciò si aggiunga che il Presidente gode di poteri di firma illimitati, nell’ambito dell’ attività di amministrazione, e che, pur a fronte della richiesta di introduzione di un criterio di firma congiunta finalizzato all’introduzione di una maggiore garanzia, tale proposta è stata rigettata».
Secondo quanto comunicato dall’Unat, che ha espresso «grande soddisfazione» per l’archiviazione della querela, l’esame della motivazione dell’ordinanza di archiviazione, entrando nel merito di ogni singola affermazione del ricorrente, ha evidenziato «la non rilevanza ai fini penali definendo le azioni lamentate a base della querela nei confronti della Presidenza Unat come atti rientranti nel diritto costituzionale di critica e di opinione, in ciò confermando e motivando ulteriormente la richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero», che così ha scritto: «Nell’articolo in questione, scritto dalla Presidenza Unat, non risulta alcuna espressione che possa essere considerata di rilevanza penale, sia sotto il profilo oggettivo che sotto il profilo soggettivo, trattandosi peraltro di informazione su fatti di interesse collettivo, caratterizzati da uso di linguaggio corretto nel rispetto dell’altrui diritto». (fs)
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