lunedì 20 Ottobre 2025

Il mondo dell’intermediazione assicurativa in primo piano

MARIETTI: «AGENTI E SUBAGENTI: LA TENDENZA A DIVENTARE BROKER CRESCERA’. ECCO PERCHE’»

Il presidente dell’Aiba parla di tutto: dalla relazione con gli altri intermediari all’istituendo Oria, dalla semplificazione dei contratti assicurativi all’impianto sanzionatorio dell’Ivass, fino al tanto discusso accordo con lo Sna. E chiede un maggiore dialogo con le istituzioni, in primis con Ivass e Mise.
  

Il peso dei broker in Italia cresce sempre di più. Nel 2013 i premi gestiti dai broker nazionali sono stati circa 18 miliardi di euro, di cui 14 miliardi sono concentrati nel comparto danni con una presenza sul mercato pari al 42% della raccolta danni complessiva. Sempre alla fine dello scorso anno, il numero delle imprese di brokeraggio assicurativo iscritte alla sezione B del Rui è aumentato del 6,2% (1.462 rispetto a 1.377 del 2012) e il numero delle persone fisiche si è incrementato del 4,2%. Numeri che pongono questa figura professionale al centro del mondo dell’intermediazione assicurativa. Con Carlo Marietti Andreani (nella foto sotto a sinistra), presidente di Aiba (l’associazione italiana brokers di assicurazione e riassicurazione, che rappresenta il 70% della categoria e l’80% del giro d’affari del mercato), tuttointermediari.it ha affrontato diverse tematiche: da peso dei broker all’Oria, dal rapporto con le istituzioni all’accordo con lo Sna. Fino alla relazione con gli agenti.

Marietti CarloDomanda. Presidente Marietti, come è andato, a livello personale, questo primo anno alla guida di Aiba?

R. Credo che qualunque nuova presidenza debba impegnare un tempo ragionevole, che non deve essere troppo lungo, a confrontarsi con le situazioni in essere, quindi conoscere prima di cominciare a prendere delle iniziative. L’Aiba è un’associazione e come tale deve rappresentare l’opinione e il pensiero di una categoria; gli organi direttivi devono, in sostanza, sintetizzare la volontà degli associati. E quindi anche il presidente deve rivedere le proprie opinioni personali su qualche passaggio particolare ed essere in grado di rappresentare i soci.

D. Mi sembra che i numeri rappresentativi della categoria, presentati nel corso dell’ultima assemblea di Aiba siano positivi. Questo cosa vuol dire?

R. Sono consuntivi che si innestano in un trend ormai consolidato nel tempo. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo assistito alla scelta di conversione da parte di professionisti, come agenti e subagenti, che si sono iscritti alla sezione B del Rui, diventando di fatto broker. È un’idea che in futuro, a mio parere, sarà presa sempre di più in considerazione. Perché sta avvenendo ciò? Un po’ per convinzione da parte di questi professionisti,  un po’ per scelta personale: in molti casi la struttura commerciale delle agenzie in Italia ha risentito e risentirà moltissimo delle operazioni di acquisizione e di accorpamento, sfoltendo inevitabilmente il numero dei punti vendita. Sia chiaro: non considero quella del broker un’attività più evoluta o professionalmente più nobile o più importante di quella dell’agente o del subagente. Ritengo che ci siano delle diversità e come in tutte le diversità, quello che più conta è il grado di professionalità. L’importante è che alla crescita della quantità degli operatori corrisponda anche una qualità di prestazione professionale e anche una educazione del mercato sul ruolo del broker, perché spesso, quando si assiste a una crescita quantitativa, il rischio è che avvenga senza la necessaria lucidità e consapevolezza di chi poi delle prestazioni deve fruire.

D. A proposito di sezioni e di intermediari. Parliamo dell’istituendo Oria, il nuovo organismo degli intermediari di assicurazione e riassicurazione. Fra i firmatari del documento congiunto diramato qualche settimana fa, e che evidenziava varie criticità, c’è anche Aiba…

R. Vorrei innanzitutto sottolineare la portata del documento non solo a livello di contenuti, ma anche per il fatto in sé. Mi risulta che sia la prima volta, per lo meno da molti anni a questa parte, che c’è una condivisione con la maggior parte delle associazioni di categoria (il documento è stato firmato anche da Acb, Anapa, Sna, Unapass e Uea, ndr). Questo è un fatto estremamente positivo, perché abbiamo trovato una comunanza di idee e perché, su quei contenuti, c’è stata immediatamente una coesione. Il documento evidenzia le principali criticità relative alle modalità di istituzione di questo organismo e i suoi contenuti. Tra l’altro abbiamo chiesto di fare chiarezza relativamente al fatto che quando l’intermediario si avvale di collaboratori questa possibilità non fosse riservata ai collaboratori persone fisiche, ma riguardasse anche persone giuridiche, perché è una realtà di mercato assolutamente diffusa. Non abbiamo compreso la ratio e l’obiettivo che il legislatore intende raggiungere. Poi la corretta attribuzione di poteri all’Ivass e al Mise per quanto riguarda i contenuti relativi all’organizzazione dell’attività dell’Oria: manca un fluido collegamento fra normative primarie, secondarie e decreti legge che stabiliscano con chiarezza quali siano le autonomie del Mise nel redigere il libretto d’uso dell’attività di Oria. Un altro passaggio ha riguardato la fase iniziale di gestione dell’organismo stesso: una fase di start-up in cui evidentemente gli intermediari sono totalmente esclusi è un qualcosa che ci preoccupa. Non riconosciamo in altri paesi un modello costruito cosi come previsto dalla bozza.

D. Lei che cosa si aspetta dalla presentazione di questo documento congiunto?

R. Se non una risposta almeno una reazione. Mi aspetto novità non tanto sul documento in sé, ma in genere nel rapporto tra le associazioni degli intermediari e le istituzioni. Mi piacerebbe instaurare un dialogo, schietto e tranquillo, in cui le associazioni possano fornire informazioni su come operare meglio sul mercato, senza avere nessuna pretesa di insegnare ciò che si deve fare e di scambiare ruoli. Per esempio ritengo che non ci sia una sufficiente consapevolezza delle differenze esistenti, a livello operativo, fra agenti, broker o altri operatori. Siamo sì tutti intermediari, facciamo parte di un registro unico, però ci sono delle sezioni distinte. Ritengo che il ruolo del broker sia differente da altri intermediari per una semplice constatazione: il contratto di intermediazione viene firmato con il cliente. Questo è un dato di fatto oggettivo su cui nessuno può discutere. Invece quello che si nota è che non solo non si percepisce la differenza fra operatori dell’intermediazione assicurativa, ma si vuole trattare l’attività assicurativa in sé alla stessa stregua dell’attività finanziaria. Si vuole utilizzare lo stesso approccio e lo stesso iter che ha portato alla nascita dell’Oam, l’organismo per agenti e mediatori.

D. Aiba ha chiesto anche di semplificare i contratti assicurativi. Auspica, cioè, norme improntate alla sinteticità e all’efficacia della comunicazione che tengano conto della grande differenziazione che esiste tra clienti e prodotti.

R. Sfido chiunque a dire che l’attuale assetto sia virtuoso. C’è una considerazione di fondo da fare, che parte dall’informativa precontrattuale: siccome di quello che c’è scritto in una polizza non si capisce nulla, allora bisogna costruire dei modelli di decodificazione. Sarebbe, secondo me, più interessante intervenire su come sono scritte le polizze.

D. L’Ivass cosa può fare?

R. Molto. All’istituto di vigilanza, ma anche al Mise, chiedo la stessa cosa: sediamoci attorno a un tavolo che vi spieghiamo quali sono le caratteristiche della nostra attività. Noi siamo disponibili a un confronto. Qualora si aprissero delle possibilità di dialogo noi saremmo attivi e presenti. Viceversa reagiremo nelle sedi opportune  perché non abbiamo nessuna intenzione di accettare passivamente certe situazioni. Non c’è nessun atteggiamento polemico o astioso, vogliamo semplicemente essere regolamentati, vigilati e fornire il nostro contributo. Interveniamo da subito rendendo più comprensibili le polizze, riscriviamo l’informativa precontrattuale, definiamo meglio i documenti allegati, dividiamo le polizze di natura finanziaria da quelle di tipo assicurative. Sono interventi che si possono fare abbastanza facilmente. Vorrei sottolineare a questo proposito il ruolo svolto da Aiba, attraverso incontri con i consumatori e con l’Ivass stesso, nel convincere l’istituto di vigilanza a intervenire sull’argomento prendendo impegni precisi.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAD. Si parla molto di sanzioni nei confronti degli intermediari. Per molti sono troppo elevate. Quale è la sua opinione? (Nella foto a lato, un momento dell’intervista)

R. A me piacerebbe avere a che fare più con un sistema di vigilanza che con uno sanzionatorio. Sarebbe bello se l’Ivass potesse venire in azienda con regolarità e sistematicità, perché  aiuterebbe a far bene il proprio lavoro. Spesso si viene multati per una semplice dimenticanza e invece basterebbe solo un richiamo, un avviso, cercando di capire il perché. Quanto alle sanzioni, riteniamo un’assurdità la previsione della sospensione temporanea invece della censura; soprattutto per i broker, che si vedrebbero comminato qualcosa che in pratica equivale alla radiazione. Senza contare le pesanti ricadute sulla clientela, privata di qualunque supporto di gestione e costretta ad affidarsi temporaneamente a un altro operatore per poi ritornare al proprio broker al termine del periodo di sospensione: con il rischio di una colossale confusione circa la corretta attribuzione di eventuali responsabilità professionali a soggetti che si sono alternati nella gestione dei programmi assicurativi interessati. Per questo abbiamo suggerito di mantenere la censura, con la pena accessoria della sua pubblicità. E poi l’eventuale sanzione dovrebbe essere comminata per un errore, non per il numero…

D. Come sta andando l’accordo Aiba-Sna? Sta funzionando?

R. Non sono in grado di darle una risposta precisa perché a oggi non ha messo in evidenza nessuna particolare patologia. Credo che sia troppo presto per fare un bilancio.

D. L’accordo era nato anche per frenare i contenziosi tra broker e agenti…

R. L’accordo aveva intanto l’obiettivo di porre i due soggetti in una posizione di armonia rispetto al regolamento Ivass, per cui credo sia stata un’operazione assolutamente interessante. Sto aspettando di avere dei riscontri positivi o negativi. Io considero questa intesa positivamente, perché ha rappresentato uno dei primi passi di condivisione con gli agenti. Che non sono nostri concorrenti, cosi come noi non lo siamo per loro. Abbiamo problematiche comuni, ma le due professioni sono diverse: se il broker agisce per conto del cliente e l’agente opera  per conto della compagnia, per quale ragione le due figure dovrebbero essere in competizione?

D. Eppure in Europa si sta facendo spazio l’idea dell’intermediario unico. L’eventuale unificazione del ruolo del broker con quella dell’agente la preoccupa?

R. Sono preoccupato relativamente, perché anche a livello di Imd2 permane l’atteggiamento di lasciare una certa elasticità ai singoli paesi. E questo è dettato dalla consapevolezza che ci sono delle realtà differenti. O schiacciamo l’acceleratore totalmente verso un concetto di intermediazione tout court, ma non mi pare che sia questo l’atteggiamento in questo momento, oppure diamo dei contenuti di riferimento generali lasciando ai Paesi una certa discrezionalità. Mi sembra sia questo l’orientamento della Imd2. L’importante è avere chiarezza su quelli che sono i confini di questa elasticità. Non credo che, sul brevissimo, in Italia spariscano agenti, broker e banche perché mi pare che, al contrario, l’atteggiamento sia quello di allargare le categorie. L’importante è mantenere regole il più possibile omogenee tra i vari operatori.

D. Come immagina il futuro del ruolo del broker e cosa sta facendo l’Aiba per migliorare i servizi per i propri iscritti?

R. Il futuro, positivo o negativo, del ruolo del broker dipende da alcuni fattori. Lo vedo in progressiva crisi se il rapporto potenziale tra broker e cliente e tra broker e istituzioni sarà nebuloso. Lo vedo positivamente se il broker italiano saprà uscire dai confini, sganciandosi dall’equazione mercato estero uguale Londra uguale Loyd’s. Quest’ultima è una istituzione nobile, ma non esaurisce il concetto di mercato comunitario. Certo non tutti i broker potranno affacciarsi fuori con la stessa semplicità: penso per esempio ai broker di piccole dimensioni. Rispondo adesso alla sua seconda domanda, su cosa sta facendo Aiba. L’associazione sta primariamente cercando di trasmettere questi contenuti a tutti i soci, accrescendo la capacità di sdoppiarsi perché la platea degli iscritti è molto eterogenea. I più esperti e organizzati reclamano un’attività soprattutto di rappresentanza, mentre i piccoli e medi broker, e i più giovani professionalmente, necessitano anche di servizi e di strumenti operativi. L’associazione ha potenziato alcune sezioni del sito istituzionale, come per esempio quella riferita alle convenzioni sottoscritte. Altre novità riguardano gli incontri sul territorio: saranno incrementate le occasioni di confronto e di contatto diretto, tramite le delegazioni regionali.

Fabio Sgroi

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