L’ex vice presidente vicario del Sindacato nazionale agenti e ormai ex agente Unipolsai, Aviva, Tua Assicurazioni e Uca Assicurazione si appresta a vivere una nuova avventura. E ripercorre in questa intervista il suo passato, parlando anche delle sue esperienze nel mondo dell’associazionismo agenziale.
«Quando un anno e mezzo fa ho iniziato a pensare di diventare broker e di lasciare il ruolo di agente assicurativo non le nascondo che mi si stringeva il cuore. Poi mi sono abituato all’idea. È stato come quando ho lavorato (per tanti anni) in Previdente e a un certo punto ho dovuto mio malgrado prendere la decisione di lasciare la compagnia in aperto contrasto con l’allora presidente di Fondiaria, Roberto Gavazzi. È stata una scelta traumatizzante per me…». Giancarlo Guidolin (foto a lato), 63 anni, ormai ex agente UnipolSai, Aviva, Tua Assicurazioni e Uca Assicurazione ed ex vice presidente vicario del Sindacato nazionale agenti si confessa a tuttointermediari.it. Agente dall’1 gennaio 1979 (dopo aver cominciato a lavorare come produttore nel marzo del 1971) si appresta a vivere una nuova vita, dal momento che da qualche giorno ha chiesto l’iscrizione alla sezione B del Rui. In questa intervista spiega il motivo della sua scelta e parla anche del suo passato e del suo impegno nelle attività legate all’associazionismo agenziale.
Domanda. Come mai la scelta di passare dalla sezione A alla B del Rui?
R. La scelta professionale di diventare plurimandatario, fatta nel 2008 grazie alla Bersani, mi ha dato un forte slancio e la possibilità di accrescere l’attività della mia agenzia di Como. Nei momenti di crisi ho sempre scelto di investire, di mettermi in gioco: una scelta che ha sempre pagato. L’agenzia, in un anno e mezzo, è cresciuta passando da 4 a 14 unità, fra personale amministrativo e intermediari, quasi tutte con un’età compresa fra 30 e 40 anni e i risultati raggiunti in termini di fatturato sono molto positivi. Ciò, unito al fatto di avere tanti contatti, mi porta a trattare e a intermediare anche rischi particolari. Rischi che magari le mandanti non coprono. Mi creda, da tutta Italia ricevo telefonate di colleghi che mi fanno richieste di quotazione di rischi che colloco per loro. E lo stesso avviene nell’area di Como, dove sono numerosi i subagenti che mi contattano per lo stesso motivo. A un certo punto, da agenti, ci si sente limitati nell’operatività e io ho sempre considerato una sconfitta il fatto non poter soddisfare le esigenze di un assicurato, soprattutto se ci si avventura su rischi particolari.
D. Quindi?
R. Quindi un anno e mezzo fa ho cominciato a maturare l’idea di diventare broker, considerato che proprio la ricerca di coperture difficili da collocare mi ha consentito di entrare in contatto con diverse compagnie specialistiche e di un certo livello. Tenga conto che da oltre un anno sono socio di capitale di una società di brokeraggio (Consulenze Assicurative srl), che ha la sede legale a Como presso i locali dell’agenzia assicurativa in cui ho lavorato, e quella operativa a Olgiate Comasco. Mi sono posto l’obiettivo di far crescere e sviluppare le attività di questa società. Ci credo molto.
D. La sua è una scelta logica, ponderata. Cosa pensa del fatto che molti agenti in difficoltà scelgono la via del brokeraggio senza molta convinzione?
R. Il numero degli iscritti alla sezione B del Rui è aumentato considerevolmente negli ultimi anni, a scapito degli agenti, molti dei quali sono passati anche alla sezione E. La crisi ha accelerato un processo decisionale che comunque sarebbe maturato nel tempo, o forse no, ma tant’è: la riduzione del portafoglio è un fattore determinante e importante e ovviamente incide sulle scelte. Spesso non ci si rende conto del passo che si compie: c’è chi diventa broker e lo fa per incrementare le opportunità di business e va bene. È invece una scelta discutibile ed errata se si pensa che diventando broker i costi siano inferiori. È vero il contrario e poi le provvigioni sono mediamente più basse. La libertà ha comunque un costo. E poi ci vuole altro…
D. Cosa?
R. Iniziative che consentano di sviluppare l’attività. Noi, per esempio, ci siamo dati da fare per trovare collaboratori validi e che siano disposti a crescere, abbiamo cercato nuove aree di business per esempio avvicinandoci alle società di mutuo soccorso oppure focalizzando l’attenzione sull’assicurazione del credito al consumo. Poi c’è l’area delle professioni. Tutte le compagnie si buttano su quelle più redditizie, ma tra le altre ci sono spazi ancora liberi e che vogliamo occupare. E poi c’è l’intenzione di affiancare le aziende con un approccio diverso che non mira principalmente al fattore costo, ma all’analisi effettiva dei bisogni dell’impresa. Vogliamo muoverci con una filosofia tipica del risk manager.
D. A 63 anni, dunque, comincia una nuova avventura. Parliamo adesso del suo passato. Ha stracciato la tessera Sna?
R. Assolutamente no. Ovviamente, da broker, non potrò più iscrivermi. Allude forse a come si è conclusa la mia esperienza sindacale? Sono fermamente convinto che le battaglie vadano fatte dall’interno. Una sola volta in vita mia ho aderito a una scissione e me ne sono pentito, perché credo sia comunque sbagliato. Bisogna affermare la propria diversità e i principi dall’interno.
D. Nel gennaio del 2012 assume la carica di vice presidente vicario dello Sna, al fianco del presidente Claudio Demozzi. Un anno dopo rassegna le dimissioni. Perché è fallita questa avventura sindacale cominciata con tanto entusiasmo? (Nella foto a destra, un suo intervento in uno dei congressi dello Sna)
R. Ho capito che tra i programmi elettorali e il praticato c’gera troppa differenza. Demozzi è un personaggio non inclusivo, ma esclusivo. È molto faticoso essere inclusivi perché ci si deve impegnare a portare dalla tua parte chi la pensa diversamente o quantomeno bisogna dialogare con chi non è in linea con te. Abbandonare questa gente al proprio destino è molto più semplice. Io, Giorgia Pellegrini, Claudio Prandi e Roberto Oddo (tutti membri dell’esecutivo nazionale Sna che via via si sono dimessi, ndr) ci siamo battuti, prima che fosse sancita la spaccatura definitiva, affinché si arrivasse a un punto di dialogo, di confronto con chi ha poi preso la strada della separazione. Credevamo fosse obbligatorio almeno provarci. Abbiamo portato avanti una trattativa per arrivare all’unificazione con Unapass, ma alcune persone vicine al presidente hanno messo in giro voci sui debiti di Unapass e alla fine tutto è sfumato. Ci siamo ritrovati ad avere una visione completamente diversa rispetto a quanto stava avvenendo. Altre questioni sono state gestite male. Per esempio il Ccnl dei dipendenti di agenzia: ero pronto a chiudere con Cgil Cisl e Uil un accordo che in alcuni passaggi era molto vicino a quello di Unapass, riscrivendo però la parte relativa alle mansioni, vero nodo da sciogliere. Eravamo sul punto di chiudere, avevamo definito gli sconti sugli arretrati (che alla fine non erano tali perché moltissimi colleghi avevano già versato acconti in conto futuri aumenti) ma alla fine è sfumato tutto. E sa perché? Per il fatto che fosse un accordo simile, in alcuni punti, a quello di Unapass. Tutti gli istituti sbandierati come novità dell’ultimo Ccnl firmato da Sna non sono poi tali: avevo già concordato flessibilità di orario con apertura facoltativa al sabato, la figura dell’addetto commerciale, lo svincolo dal titolo di studio (per citare solo i più importanti). I documenti che ancora conservo sono lì a dimostrare che io non racconto bugie. E poi il presidente non è interessato a dialogare con chi non ha idee uguali alle sue. Il riferimento è a Roberto Salvi che, lo ricordo, aveva perso le elezioni del 2012 per appena 8 voti. Per non parlare del non dialogo con i presidenti dei gruppi aziendali. Determinate decisioni finiscono con l’incidere negativamente sul futuro del sindacato, della categoria e delle rappresentanze.
D. Crede quindi che la strada intrapresa dall’attuale esecutivo Sna non sia quella giusta?
R. Non lo è affatto. Basta vedere la gestione della questione legata al Fondo pensione agenti. Quando sento dire che è un istituto solidaristico e quindi non è pensabile che si possano differenziare le pensioni in funzione di quello che uno paga non sono assolutamente d’accordo. Chi ha versato per 16-17 anni non può pensare di percepire una pensione uguale a chi ha versato per 40 anni. Persino l’Inps ha superato questo concetto economicamente insostenibile. Sull’Fpa bisognava prendere provvedimenti anni fa, ma nessuno si è mosso. Occorreva rivedere e ritarare le contribuzioni in primo luogo, ma soprattutto mettere mano ai meccanismi pensionistici. E le compagnie in questo non sono esenti da pesanti colpe. Non averlo fatto e continuare a non volerlo fare nemmeno oggi porterà inevitabilmente al commissariamento. Ma attenzione: questo fa gioco alla politica dell’attuale presidente Sna: ha portato la vicenda a un punto di non ritorno. Ora la palla è nella metà campo di un altro soggetto e lui, alla fine, continuerà ad apparire come il duro e puro, unico difensore della categoria. Ma non è così. Con le sue scelte ha favorito decisioni che passano sopra la testa del sindacato, degli agenti. Dire sempre no alle soluzioni proposte da altri, sottrarsi a ogni decisione impopolare, alla fine non pagherà. Sono franco perché voglio difendere il sindacato e la nostra categoria. Demozzi sa benissimo che la sua è una battaglia perdente, però questo gli fa comodo.
D. La sezione provinciale Sna di Como, di cui lei è stato presidente fino a qualche settimana fa, ha scritto recentemente una lettera non solo a Sna, ma anche ad Anapa e a Unapass. Ai tre presidenti ha chiesto di fare un passo indietro…Crede ancora nell’associazionismo?
R. Sì, ci credo ed è necessario che ci sia un organismo che tuteli comunque gli intermediari. Penso, però, che un sindacato debba cambiare il suo modo di rappresentare gli iscritti. Oggi dobbiamo immaginare un sindacato che si occupi della tutela degli iscritti con un’adesione a un prezzo politico, che permetta loro di essere tutelati e assistiti attraverso servizi base. Poi, si può essere liberi di acquistare o meno servizi aggiuntivi, come per esempio la formazione, la cultura, le convenzioni e altro. Nel caso dello Sna, oggi l’adesione mi sembra troppo costosa per un servizio che non è tangibile. Per quanto riguarda la lettera della sezione provinciale di Como, è stata inviata ai tre presidenti, chiedendone la pubblicazione, che ovviamente non è avvenuta, con l’obiettivo di smuovere un po’ le coscienze e di favorire il dibattito. La divisione della nostra categoria in tre sigle è artificiosa, non è dei colleghi, non parte dalla base, perché tutti gli agenti hanno gli stessi problemi al di là della sigla di appartenenza. È la divisione dei vertici e le unificazioni non avvengono esclusivamente per loro volontà. (Nella foto sopra, il primo esecutivo nazionale Sna targato Demozzi. Da sinistra in piedi: Paolo Soravia, Roberto Soldati, Maria Rosa Simoncini, Roberto Oddo, Angela Occhipinti, Guidolin, Giorgia Pellegrini, Claudio Prandi, Elena Dragoni, Roberto Pisano e Michele Languino. In basso: Claudio Demozzi).
D. Lei è anche presidente dell’Associazione Agenti Tua Plurimandatari Riuniti. Lascerà anche questa carica?
R. Ho già comunicato al direttivo la mia decisione di presentarmi dimissionario al prossimo congresso elettivo previsto a metà maggio a Bologna. Il direttivo mi ha chiesto più volte di restare in carica…
D. Un broker presidente di un gruppo agenti? Sarebbe un caso più unico che raro..
R. Esatto. In tutta onestà credo che eticamente non sia corretto. Vero è che per il 90% della mia vita professionale sono stato agente e quindi conosco bene le problematiche legate a questa figura, però francamente non credo sia giusto…
D. Da quanto tempo è presidente di questo gruppo agenti?
R. Sin dalla sua costituzione, avvenuta a novembre del 2013. E abbiamo ottenuto anche buoni risultati. Con l’amministratore delegato di Tua Assicurazioni, Andrea Sabia, il dialogo è aperto e stiamo andando avanti proficuamente. Abbiamo anche avuto la possibilità di riscrivere le norme amministrative, formulare, insieme con la compagnia, la polizza infortuni malattia, che sta avendo risultati strabilianti. Inoltre stiamo chiudendo un accordo integrativo che prevede un meccanismo di remunerazione legato alla crescita e anche alla qualità. Lo sigleremo entro questo mese.
D. Con l’altro gruppo agenti di Tua (Agenti Tua Uniti), costituito dagli agenti affiliati di Tua, si può immaginare, in futuro, una fusione?
R. Credo di sì. Una volta avevamo esigenze diverse, ma oggi non è più cosi. Laddove abbiamo lavorato insieme abbiamo prodotto buoni risultati. Ho partecipato qualche giorno fa al loro congresso e durante il mio intervento ho sottolineato il fatto che i tempi mi sembrano maturi per compiere questo passo.
D. Le mancherà l’attività associativa in ambito agenziale?
R. Mi manca già…
Fabio Sgroi
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