Il presidente Roberto Salvi: «Tra un collega che sciopera e una compagnia, il Gaat sta sempre dalla parte del collega. Lo sciopero (o serrata che dir si voglia) è una forma di protesta e chi protesta lo fa spesso anche perché esasperato. I sistemi di Generali si fermano? Noi facciamo comunque polizze con Gaat Service e se non altro dimostriamo al cliente che non è l’agenzia a essere inefficiente».
Per Confagi (la Confederazione degli agenti generali di assicurazione di Generali Italia, costituita dagli ex agenti Ina Assitalia, ex Lloyd Italico e da una parte degli ex Toro), lo sciopero di lunedì scorso del 92% delle agenzie aderenti al Gruppo agenti Generali Italia (Ga-Gi) contro le disfunzioni informatiche è stato «intempestivo, inopportuno e inutile». E per il Gruppo agenti di assicurazione Toro (Gaat)? Da che parte sta la rappresentanza agenziale presieduta da Roberto Salvi?
Tuttointermediari.it lo ha chiesto al diretto interessato, a cui ha posto queste domande: quale è l’opinione del Gaat in merito all’iniziativa del Ga-Gi? Lo sciopero può rappresentare una forma di protesta utile? Il Gaat ritiene che effettivamente i problemi informatici stiano proseguendo ancora oggi? E se sì, cosa fare?
Salvi parte da lontano: «Un anno fa ho scritto una lettera aperta, pubblicata dalla stampa di settore, nella quale ho espresso la mia opinione sullo stato del rapporto dei gruppi agenti di Generali Italia fra loro e con la compagnia», spiega Salvi. «Sono arrivate repliche che evocavano efficaci “azioni congiunte” degli altri quattro gruppi agenti. Ho preferito farmi una risata ed evitare di rispondere alle provocazioni poste anche con poco garbo e frequenti cadute di stile. A un anno di distanza, le riflessioni di quella mia lettera sono clamorosamente confermate dai recenti fatti e viene anche smentita, leggendo le durissime e sconcertanti dichiarazioni attuali di Confagi, la presunta intesa fra gli altri quattro gruppi agenti Generali. Noi restiamo fermi a Socrate…».

Il presidente del Gaat prosegue: «Proprio nei giorni scorsi, incontrando i colleghi in riunioni di territorio, ho proposto una riflessione sul fatto che spesso e volentieri i rappresentanti di categoria si preoccupino più di amplificare i problemi e meno delle soluzioni, surriscaldando le platee con temi legati più a ideologie che a obiettivi concreti. I colleghi vengono tenuti all’interno di una gigantesca “bolla retorica” nella quale i vari rappresentanti magnificano il proprio operato, ma fuori dalla “bolla” le compagnie sono sempre più forti, elargiscono sempre maggiori utili agli azionisti diminuendo al contempo i “costi commerciali”, le normative sono sempre più rigide, gli agenti diminuiscono nel numero e appaiono sempre più “confusi”. In casa Generali, per esempio, basta pensare al fatto che negli stessi giorni un gruppo agenti (Ga-Gi, ndr) sciopera, un altro (Anagina, ndr) acquista azioni della compagnia tanto è forte la gratitudine che si vuole dimostrare alla stessa».
Poi entra sulla questione sciopero. «Sia ben chiaro: noi stiamo con gli agenti Ga-Gi che hanno scioperato», dice Salvi. «Tra un collega che sciopera e una compagnia, il Gaat sta sempre dalla parte del collega. Lo sciopero (o serrata che dir si voglia) è una forma di protesta e chi protesta lo fa spesso anche perché esasperato. È fuorviante pertanto accostarci il concetto di utilità».
E allora? «Mettiamola così: è utile subire sempre e comunque una controparte senza nemmeno protestare o reagire in qualche modo?» si chiede Salvi. «Affrontando questo discorso ecco che entriamo nella consueta retorica, certamente non utile alla categoria. Culturalmente ho sempre profondo rispetto per chi protesta e resto perplesso rispetto al fatto che la compagnia abbia addirittura “diffidato” gli agenti, sottolineando il proprio disappunto verso quello che è un sacrosanto diritto: scioperare. Solo un servo non stigmatizzerebbe questo comportamento. Fosse anche solo per questo noi siamo con gli agenti del Ga-Gi».
Salvi poi evidenzia come «quasi 600 agenzie abbiano aderito, e questo dovrebbe far riflettere».
Il Gaat «dichiara ormai da anni che ritiene utile per la categoria affrancarsi dai consueti sterili percorsi e cercare redditività per le agenzie nel grande spazio del mercato libero. Quando i sistemi di Generali si fermano noi facciamo comunque polizze con Gaat Service e se non altro dimostriamo al cliente che non è l’agenzia a essere inefficiente. Noi abbiamo sostituito le parole con i fatti. A noi interessa fare più polizze e non necessariamente con Generali. Ed è quello che stiamo facendo con grandi risultati: Gaat Service registra il sesto anno consecutivo di crescita con aumento dei premi di oltre il 20%, aumento di partner commerciali, aumento di servizi, aumento di affiliati tra i quali non solo agenti iscritti al Gaat. Abbiamo ben compreso che per le compagnie il mondo degli accordi politici è volutamente messo da parte da anni, loro stesse hanno disdettato gli accordi, sia quelli nazionali, sia quelli impresa-agenti per quanto riguarda il mondo Generali. Più chiaro di così…».
Se dunque il Gaat si dice solidale con la protesta del Ga-Gi c’è da chiedersi perché non abbia affiancato la rappresentanza agenziale presieduta da Vincenzo Cirasola nell’iniziativa. Salvi risponde così: «Quella del Ga-Gi è stata una iniziativa di cui poco o nulla sapevamo con riferimento ai motivi della protesta e rispetto ai quali non c’è stato alcun confronto».
Fabio Sgroi
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