lunedì 03 Novembre 2025

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FONDO PENSIONE AGENTI UN ANNO DOPO IL COMMISSARIAMENTO. IL BILANCIO DI LIBUTTI

Rendimenti superiori a quelli di un Pip e adesioni in crescita. Riparte da questi dati il tanto discusso Fondo. Agli scettici il presidente dice: «Il Fondo è sicuro e stabile. Non lo dico io, ma la Covip, che lo ha certificato. La mia missione? Far percepire questo strumento in un modo diverso rispetto al passato e farlo sentire parte del patrimonio personale di ogni agente».  

 

Francesco Libutti

Lo stato di salute del Fondo pensione agenti? «Oggi è abbastanza buono. Ci sono degli aspetti interessanti. Uno di questi è sicuramente il fatto che, dal 2001 a oggi, alla fine del 2017 per la prima volta c’è stato un aumento delle adesioni, pertanto il saldo tra le richieste di uscita e le nuove iscrizioni è risultato a favore di queste ultime. L’attivo è di circa 280 iscritti». Esordisce così, Francesco Libutti, da novembre del 2016 presidente del tanto discusso Fondo pensione agenti, in questa intervista rilasciata a tuttointermediari.it.

Dopo il periodo buio del commissariamento e i tagli che a oggi si ripercuotono sugli iscritti, si prova a voltare pagina. La settimana scorsa, con una nota ufficiale, lo stesso Fondo ha definito positivo l’andamento nel 2017. «Il nuovo consiglio di amministrazione, ormai in carica da più di un anno, si è impegnato su più fronti e in particolare nella fase post commissariamento e gli impatti che questa ha avuto nei confronti di agenti in attività e pensionati», dice Libutti. «Come ho più volte ripetuto, il Sindacato nazionale agenti ha avversato quella che era la teoria del risanamento immediato perché eravamo convinti che lo stesso risultato si potesse ottenere dilazionando gli sforzi nell’arco di una decina di anni. La soluzione voluta dalla Covip a oggi ha realmente portato il Fondo a tornare in assoluto equilibrio».

Domanda. L’attenzione, oltre alle adesioni al Fondo, è rivolta anche a quello che è stato il rendimento finanziario nel 2017. Qualche dato?

Risposta. Alla fine del 2017 il rendimento della gestione ordinaria ha raggiunto il 4,50%, mentre quello della gestione integrativa dovrebbe attestarsi intorno al 4,70%. Sono percentuali che vanno ben al di là di quelli che sono i rendimenti di un Pip. Credo, tra l’altro, che sia la prima volta che accade negli ultimi 5-6 anni. La buona notizia, dunque, è che ci sarà un over, dal momento che il tasso tecnico del mantenimento del Fondo in equilibrio è del 3,50% e lo statuto del Fondo prevede di riversare agli iscritti delle quote legate a questo over. E pensare che si diceva fino a qualche tempo fa che il Fondo fosse prossimo a un fallimento. È l’esatto contrario: la fiducia della platea è aumentata proprio in un momento in cui sono venuti fuori dei competitor dello stesso Fondo, vedi i Pip. Alla fine, gli agenti di assicurazione, che vendono previdenza, hanno rimarcato la differenza che c’è fra un Pip e il proprio Fondo; se il saldo attivo ci dice che quasi 300 colleghi nel 2017 hanno deciso di iscriversi al Fondo vuol dire che gli agenti hanno scelto con consapevolezza.

D. Quanto hanno influito le modifiche allo statuto del Fondo che sono state apportate strada facendo?

R. Una delle prime cose che ho fatto notare al consiglio di amministrazione, appena mi sono insediato, è stata l’assoluta necessità di recuperare quella fetta di colleghi che avevano perso il treno all’inizio della loro attività. Non perché non si volessero iscrivere, ma perché spesso succede che, presi dalle attività quotidiane, non tutti, nell’imminenza dell’assunzione di un mandato, tra le tante cose da fare pensano a iscriversi al Fondo. Ad aprile scorso, come è noto, è stata approvata la modifica statutaria che ha eliminato l’obbligo di versamento dei contributi relativi ad attività pregressa in caso di prima iscrizione. In pratica, dal primo settembre scorso, gli agenti non ancora iscritti al Fondo possono aderire senza l’obbligo di pagare la contribuzione relativa ad attività agenziale pregressa, ferma restando la facoltà di provvedervi volontariamente. Si tratta di una modifica che ha prodotto, alla fine del 2017, altre 100 richieste di iscrizione.

D. Che andrebbero ad aggiungersi ai 280 iscritti di cui faceva riferimento prima?

R. In teoria sì. In pratica, però, finiscono nel saldo del 2018 perché tutte le richieste di iscrizione vengono prima controllate e dunque diventeranno effettive nel corso di quest’anno.

Un momento dell’intervista rilasciata a tuttointermediari.it

D. A chi, a un certo punto del travagliato percorso recente del Fondo, ha deciso di non versare più e oggi è ancora scettico, quale messaggio si sente di dare?

R. Il Fondo è sicuro e stabile. Non lo dico io, ma è la Covip, che lo ha certificato. Tra l’altro la stessa commissione di vigilanza monitora costantemente i fondi usciti da un periodo commissariale. A chi ha sospeso i versamenti, e fortunatamente il numero è risibile rispetto alla platea perché 150 colleghi su 13.000 rappresentano il nulla, dico che se anni fa hanno scelto il Fondo pensione come il giusto istituto per poter salvaguardare la propria pensione, insieme alla Cassa di previdenza della propria compagnia e alla pensione statale, oggi a maggior ragione devono riscriversi se rapportano questo strumento alle altre offerte pensionistiche presenti. Le garanzie che il Fondo pensione agenti dà agli iscritti non esistono nei Pip e i rendimenti che oggi il Fondo registra non sono quelli di un Pip. Per questa ragione esorto i colleghi a rientrare e continuare a contribuire versando la propria quota.

D. Alcuni gruppi aziendali agenti hanno invitato i propri iscritti a percorrere strade diverse rispetto al Fondo. Quale è la sua opinione?

R. Non parlerei di invito generico da parte dei Gaa, ma della dirigenza delle rappresentanze agenziali. Prendiamo il caso di Generali Italia: quanti agenti hanno deciso di iscriversi alla proposta della compagnia e del gruppo agenti storico? Solo una minima parte…non c’è stata, in altre parole, alcuna migrazione di massa…

D. I tagli hanno richiesto un sacrificio che è pesato molto. Davvero non si poteva fare altrimenti?

R. Noi volevamo dei tagli che fossero diluiti. Non è stato possibile. Alla fine le decurtazioni ci hanno consentito di avere il Fondo immediatamente stabile e quindi paragonabile ai fondi sani.

D. In passato, uno dei punti più discussi e che ha suscitato parecchie critiche ha riguardato i costi di gestione del Fondo. Oggi come è la situazione?

R. Sia ieri, come oggi, i costi di gestione del Fondo sono fra i più bassi rispetto al mercato dei fondi pensione come il nostro. La struttura organizzativa degli altri fondi, infatti, gestisce soltanto la fase di incasso dei contributi, mentre quella di erogazione viene data in outsourcing, quindi alle compagnie. Nel complesso dei costi, quindi, occorre considerare le due fasi. Ebbene, i dipendenti del nostro Fondo fanno tutto. Inoltre, nel corso di questo mio primo anno di presidenza abbiamo ottenuto un risparmio sui costi di gestione globali che si attestano attorno al 3%. Se poi vogliamo estendere il discorso alle società controllate, l’intero consiglio di amministrazione di Agenim (la società immobiliare del Fondo, ndr) non percepisce emolumenti e quindi non ci sarà più quella duplicazione di costi che qualcuno aveva contestato…Anzi, Agenim nel 2017 ha chiuso il suo bilancio in attivo.

D. Questa società era finita nell’occhio del ciclone…

R. Vero, è stato presentato un esposto presso la Procura della Repubblica da parte del commissario straordinario su alcuni aspetti che avevano caratterizzato il mondo Agenim negli ultimi 10 anni: dall’acquisto degli immobili alle spese e altro ancora. È stato chiesto a un pubblico ministero di valutare se i fatti oggetto dell’esposto avessero o meno una rilevanza penale e decidere quindi se procedere o meno. Come è finita lo sappiamo tutti: lo stesso Pm ha fatto istanza di archiviazione. Non paghi di questo e anche alla luce del fatto che la Covip ci ha chiesto di fare un approfondimento, abbiamo nominato un perito allo scopo di valutare, da un punto di vista civilistico, se gli acquisti degli immobili oggetto dell’esposto potessero essere fatti in modo diverso o addirittura non fatti. Attendiamo il responso ma le anticipo che anche in questo caso parliamo del nulla. Mi chiedo chi si scuserà con gli ex consiglieri di amministrazione di Agenim e gli ex presidenti dopo le accuse di ruberie e altro che sono state mosse nei loro confronti.

La sede del Fondo pensione agenti a Roma

D. Qualche frizione c’era stata anche con l’Ania. Oggi sembra che ci sia una collaborazione stretta…

R. Stiamo lavorando condividendo gli obiettivi e le modifiche apportate allo statuto, che oggi stanno portando i primi risultati, ne sono la prova. Abbiamo avviato la procedura, per il tramite di consulenti esterni, per rivedere  quello che è l’assestment del Fondo, la sua struttura organizzativa, per farci suggerire se alcuni processi possono essere migliorati e perfezionati.

D. Il bilancio di questo suo primo anno di presidenza come lo reputa?

R. Da un punto di vista finanziario posso affermare che i risultati sono stati eccellenti, mentre a livello organizzativo abbiamo fatto in modo che il Fondo fosse migliorato anche in quegli aspetti che l’opinione pubblica aveva chiesto di rivedere. Il Fondo oggi funziona e il management opera con la massima trasparenza.

D. Gli obiettivi per il 2018?

R. L’intenzione è quella di modificare e migliorare alcuni processi interni. Uno degli aspetti su cui stiamo intervenendo è la comunicazione perché vogliamo parlare a tutti gli agenti in un modo più moderno e meno mediato. Per questo sarà lanciata una nuova versione del sito www.fonage.it per facilitare l’accesso degli utenti al mondo del Fondo. Non solo. Abbiamo aperto le porte degli uffici di Roma a tutti gli agenti per permettere loro una conoscenza approfondita della nostra realtà. Alla fine dello scorso anno abbiamo ricevuto la visita di delegazioni di sezioni regionali dello Sna, nello specifico Emilia Romagna e Toscana. Nella circostanza erano presenti anche agenti non iscritti al Fondo e che per l’occasione ne hanno approfittato per aderire. A gennaio sarà la volta di Marche e Puglia. L’obiettivo è far percepire il Fondo in un modo diverso rispetto al passato e farlo sentire parte del patrimonio personale di ogni agente.

Fabio Sgroi

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