Il presidente dell’Unione Agenti Axa analizza a mente fredda la movimentatissima elezione al vertice della rappresentanza agenziale. E spiega a tuttointermediari.it come intende muoversi nel rapporto con la compagnia e quali sono gli obiettivi del gruppo agenti. E sul suo impegno in Anapa dice…
Il congresso elettivo di fine maggio scorso doveva sancire l’inizio di una nuova era per gli agenti Axa, dopo la nascita dell’Unione agenti Axa (fusione per incorporazione del Gaai, Gruppo agenti Axa Italia, nel Gaa, Gruppo agenti Axa) avvenuta a novembre scorso. E invece clamorosamente l’elezione del presidente unico (dopo l’interregno dei due presidenti delle due rappresentanze agenziali) è naufragata miseramente.
Non si è riusciti a trovare la persona “giusta”, quella “gradita” a tutti. Due mesi di stand by e poi un altro congresso, stavolta a fine luglio. O la va o la spacca. Alla fine la scelta è caduta su Alessandro Lazzaro (foto a lato). Per lui è un ritorno. Diverso. Era stato tra i fondatori del Gaai e ne era stato presidente per 10 anni, fino al 2013. Torna in pista, dunque, l’agente di Roma. Lo fa con lo stesso spirito e lo stesso carisma di sempre, anche se il compito che lo attende non è dei più semplici. Di quanto accaduto, degli obiettivi della rappresentanza agenziale e anche del suo rapporto con Anapa ha parlato con tuttointermediari.it in questa intervista. Ed ecco che cosa è emerso.
Domanda. L’Unione Agenti Axa ha “finalmente” il suo presidente. Fumata bianca, quindi, ma che fatica…
Risposta. Tutti i processi di unificazione hanno bisogno di un periodo più o meno lungo per concretizzarsi. Nel nostro caso ci sono state delle difficoltà, è inutile negarlo, ma siamo riusciti alla fine a trovare una soluzione nel rispetto dei principi della democrazia. L’obiettivo è ora impegnarsi a far sì che questa unificazione non sia solo un fatto formale, ma concreto.
D. All’ultimo congresso elettivo di Roma del 23 e 24 luglio scorsi si ipotizzavano, alla vigilia, due liste. Alla fine ne è stata presentata una soltanto, quella sua. Come sono andate le cose e come si è arrivati alla svolta?
R. Bisogna risalire al primo congresso elettivo di maggio che, per una serie di motivi, non ha portato a nessuna soluzione. Il punto dal quale si è ripartiti ha fatto leva sui contenuti. Non ci si poteva concentrare sui nomi, ma appunto sui contenuti e sulle cose da fare. A questo proposito è stato predisposto un programma di lavoro che, attraverso i contributi scaturiti da una serie di incontri territoriali e da colleghi che hanno fatto un percorso di ragionamento anche diverso, si è progressivamente arricchito gettando le basi e trovando gli interpreti disponibili a portarlo avanti. Personalmente ho sempre pensato che fosse un errore parlare di nomi, ma che al contrario fosse più opportuno misurarsi sui contenuti.
D. Eppure quello che è successo a maggio ha rappresentato un caso davvero unico: l’assemblea che non riesce a esprimere un nome “gradito” a tutti. Diversi gruppi agenti, recentemente, hanno percorso la vostra stessa strada ma alla fine hanno trovato la quadra. Per evitare il ripetersi di casi come il vostro, quali errori, secondo lei, non bisogna fare?
R. Una fusione tra due entità necessita di un periodo di transizione che nel nostro caso probabilmente è stato troppo breve: appena 6 mesi. Trovo anche normale che un gruppo agenti maturo abbia al suo interno una dialettica tale da esprimere una pluralità di posizioni in cui ci si misura per individuare la giusta via. Nel caso dell’Uaa, secondo la mia opinione, non c’è stata la maturità necessaria per arrivare, in un tempo cosi breve, a generare una visione unitaria. Probabilmente già all’origine le norme transitorie avrebbero dovuto prevedere un periodo più lungo prima di arrivare al primo congresso elettivo; tuttavia, con il senno di poi, è sempre facile dire cosa non fare. Ogni scelta è figlia del tempo in cui viene maturata.
D. O forse i tempi non erano ancora maturi per una fusione fra i due gruppi Gaai e Gaa?
R. Non credo. La maggior parte degli iscritti alle due rappresentanze ritengo non trovasse più nessuna ragione pratica per operare separatamente. C’è anche un dato storico: nel corso degli ultimi 5-6 anni, Gaai e Gaa hanno condotto politiche assolutamente unitarie e ciò è suffragato da elementi concreti, come gli accordi che sono stati sottoscritti: il mandato unificato, l’intesa sui sinistri e sui dati, Ambition. I due gruppi hanno dimostrato nei fatti di ragionare in simbiosi, quindi l’operazione di fondersi mi è sembrata una decisione naturale.
D. La sua lista è stata eletta con il 70% dei voti. C’è quindi un 30% che non ha espresso alcuna preferenza e che è rimasto scontento dell’esito del congresso elettivo. Quale messaggio si sente di dare a coloro che non hanno “appoggiato” lei e i suoi uomini? (A lato, la squadra di Lazzaro appena eletta: da sinistra, in piedi, Somaschini, Lazzaro, Sala, Colarusso, Vallini e Palermo. Manca Marcheschi)
R. A quel 30% che non ha ritenuto di votare la mia lista e anche a chi non ha partecipato ai lavori di Roma dico che io e la mia giunta ci impegneremo a dare concreta attuazione alla mozione congressuale. Un documento che, al contrario del responso delle urne, è stato approvato all’unanimità: si può non essere d’accordo sui nomi, ma la visione degli agenti Axa è comune. A tutti dico: misurateci e giudicateci sul nostro lavoro e non sul pregiudizio che deriva da vecchie storie.
D. Che giunta è quella che ha scelto?
R. A parte me, solo due membri (Amerigo Colarusso e Salvatore Palermo, ndr) su 6 hanno ricoperto in passato degli incarichi all’interno di una giunta. Gli altri (Paolo Marcheschi, Chiara Vallini, Filippo Sala ed Erik Somaschini, ndr) non hanno mai rivestito ruoli di vertice nel Gaai e nel Gaa. In più, fra gli 8 componenti del consiglio direttivo designati da me solo uno (Giuseppe Crespi, ndr) ha rivestito in passato un ruolo analogo. Credo sia un segnale di rinnovamento profondo.
D. La mozione post congresso è molto articolata e anche impegnativa..
R. Sì, esprime un insieme di punti, il cui cardine è la redditività delle agenzie. Oggi c’è una situazione di grande sofferenza all’interno della rete agenziale Axa, anche se il problema è comune al resto del mercato. Quello che chiediamo alla compagnia è di riequilibrare la redditività delle agenzie; da un lato la compagnia macina utili significativi, dall’altro le agenzie sono in contrazione di utili. Attraverso la mozione abbiamo chiesto di attivare una serie di iniziative e anche di posizioni politiche che comprovino quanto spesso ripetuto dalla direzione di Axa, e cioè che la rete agenziale è centrale nelle strategie aziendali. È una bella frase che però si deve manifestare con atti concreti. La nostra percezione è che siamo diventati un “di cui” di Axa in Italia. E allora ci chiediamo quale sia la percentuale di soddisfazione al nostro business che Axa intende darci. È da qui che si declinerà anche la politica del gruppo agenti. Il nostro mandato ci impegna, qualora questa percentuale non fosse soddisfatta in misura adeguata, a ricercare altre soluzioni. E penso che un grande gruppo come è adesso l’Uaa abbia la forza e la capacità, al pari di Axa, di essere attrattivo per il mercato.
D. Fra i due congressi di Roma (maggio e luglio), l’Unione agenti Axa ha potuto occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione. Si è perso un po’ di terreno su questioni importanti?
R. Questi due mesi di stand-by hanno pesato molto sull’attività del gruppo per una serie di motivi. Primo perché l’azienda è andata avanti senza avere un confronto e questo è un problema perché noi abbiamo anche il compito di farla “ragionare” sulle iniziative che mette in atto. Secondo perché in una parte di iscritti si è creato un vuoto di interlocuzione, con il rischio di una disaffezione, mentre il gruppo deve essere un punto di riferimento per loro. Il terzo motivo è che nel frattempo si sono accumulate tante cose da fare, molte delle quali sono urgenti.
D. Oggi in quale stato versano le agenzie Axa?
R. Difficilmente sul mercato italiano si possono trovare realtà agenziali in cui la situazione economica sia assolutamente florida. Noi non siamo un’eccezione. La compagnia che conoscevamo due anni fa è cambiata e questo ha avuto un impatto molto forte sull’attività delle agenzie, con una serie di difficoltà operative e di visione del futuro. Axa, essendo un colosso, ha la capacità economica di investire e di essere in alcuni casi un acceleratore di un cambiamento che probabilmente sarà fisiologico, ma che non necessariamente, se accelerato, produce dei risultati positivi.
D. Quale messaggio si sente di dare alla compagnia?
R. Siamo da sempre disponibili ad affrontare tutti gli argomenti su tutti i tavoli, ma ciò non vuol dire che necessariamente si debba andare d’accordo. Su alcune tematiche, per esempio, siamo fortemente in disaccordo con l’azienda proprio dal punto di vista concettuale. I processi di digitalizzazione non devono necessariamente trasformare il modello, le modalità di remunerazione e la relazione con i clienti, perché se così fosse significherebbe modificare il paradigma di agenzia con regole del gioco diverse. Se si dichiara che l’agenzia è centrale nel mondo Axa è necessario poi essere conseguenti, cioè concentrare gli sforzi per aumentare il contatto tra clienti e agenzie, ma finalizzato a sviluppare il business attraverso le agenzie più che immaginare una vendita diretta che peraltro ha già dato risultati poco esaltanti. e agenzie Noi agenti non siamo contrari al cambiamento; registriamo tuttavia che ogni processo messo in atto da Axa genera sistematicamente un aggravio dei costi per le agenzie, piuttosto che benefici.
D. In una intervista rilasciata a tuttointermediari.it, Maurizio Cappiello, direttore generale di Axa Assicurazioni auspicava alla vigilia del primo congresso Uaa di Roma, di relazionarsi con un presidente «forte e sostenuto». L’Uaa lo ha trovato? (Nella foto in alto a sinistra, uno scambio di vedute tra Cappiello e Lazzaro)
R. Non spetta a me rispondere a questa domanda. Quello che posso dirle è che ha trovato un presidente che metterà la sua esperienza a servizio delle persone che mi affiancheranno in questo percorso e che metterà tutto l’impegno possibile. Tra due anni, quando ci presenteremo alla prossima assemblea elettiva del gruppo, renderemo conto del nostro operato e del mio in prima battuta.
D. Agli iscritti al gruppo cosa dice?
R. Lavoreremo con tempestività e trasparenza e soprattutto proveremo a essere presenti sul territorio, ad avere un confronto costante con loro e a comunicare in modo strutturato rispetto alle attività svolte e da svolgere.
D. L’Unione agenti Axa a quale sigla sindacale aderirà?
R. La rappresentanza avrà un atteggiamento pluralista, visto che gli iscritti aderiscono a tutte le sigle sindacali. Proprio per questa ragione, l’Uaa è tenuta a informarli sulle posizioni che ogni sigla sindacale assumerà sui vari argomenti di interesse generale. L’Uaa, quindi, esprime una pluralità garantita e manifestata.
D. Voci di corridoio indicano lei come uno dei papabili ad assumere il ruolo di prossimo presidente di Anapa. Quale è la sua posizione?
R. Con certezza posso dirle che non sarà così, in quanto non sarò candidato ad alcuna carica nel prossimo congresso elettivo di novembre. L’impegno che ho assunto nell’ambito dell’Uaa è talmente gravoso che non è pensabile che mi possa dedicare ad altre attività. In questi due anni mi dedicherò all’Uaa con l’obiettivo di darle una organizzazione, di avere un confronto proficuo con Axa e di far sì che i giovani colleghi con cui lavoro già da qualche settimana siano pronti per guidare il gruppo.
Fabio Sgroi
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