La filiera della cura, dell’assistenza e della previdenza per le persone è anche un volano di sviluppo per il Paese, da cui può partire la ripresa. I risultati del rapporto 2015 Censis – Unipol.
Il valore economico e occupazionale della white economy (la filiera delle attività pubbliche e private riconducibili alla cura e al benessere delle persone)? 290 miliardi di euro, corrispondente al 9,4% della produzione complessiva nazionale, e 3,8 milioni di addetti (la somma di coloro che operano in modo diretto e dei posti di lavoro che si generano «a monte» e «a valle» come indotto delle attività considerate), pari al 16,5% degli occupati del Paese.
Sono i dati emersi da una ricerca del Censis, realizzata con Unipol, nell’ambito del programma Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali. Se ne è discusso oggi, a Roma (nella foto), nel corso di un incontro a cui hanno partecipato, tra gli altri, Carlo Cimbri, amministratore delegato del Gruppo Unipol, Pierluigi Stefanini, presidente del Gruppo Unipol e Giuseppe De Rita, presidente del Censis.
La white economy produce più dei settori delle costruzioni e dei trasporti, ed è seconda solo al commercio. Il 42,2% del valore della produzione è attribuibile ai servizi sanitari, il 17,9% alle attività pubbliche di gestione e regolazione nei settori della sanità, assistenza e previdenza, il 17,7% all’industria del farmaco e delle attrezzature medicali, il 10,6% alla previdenza complementare e alle assicurazioni del ramo salute, il 10,4% alle attività di personal care, l’1,1% all’istruzione universitaria negli ambiti considerati.
La filiera economica della cura, dell’assistenza e della previdenza per le persone rappresenta anche un volano di sviluppo per il Paese. Basti pensare che ogni 100 euro spesi o investiti nella white economy attivano 158 euro di reddito aggiuntivo nel sistema economico.
Con l’allungamento della vita media, continua a crescere la domanda di cure e di assistenza. Nel 2030 saranno più di 4 milioni le persone in cattivo stato di salute. E i portatori di almeno due patologie croniche saranno più di 20 milioni. Negli anni della crisi, tra il 2007 e il 2014, la spesa sanitaria pubblica è diminuita del 3,4% in termini reali. E oggi sono meno del 20% gli italiani che affermano di trovare nel welfare pubblico una piena risposta ai loro bisogni. Più della metà delle famiglie di livello socio-economico basso è convinta che un eventuale aggravio dei costi per il welfare sarà incompatibile con i loro redditi disponibili. L’accesso alle prestazioni socio-sanitarie divide in due l’Italia. Nelle regioni del Mezzogiorno l’82,8% della popolazione ritiene non adeguate le prestazioni offerte dal servizio regionale, mentre al nord-est e al nord-ovest la percentuale scende rispettivamente al 34,7% e al 29,7%.
La spesa sanitaria pubblica è pari al 6,8% del Pil del Paese, un valore più basso di quello di Francia (8,6%), Germania (8,4%) e Regno Unito (7,3%). La spesa sanitaria privata ammonta invece al 2% del Pil, un valore inferiore alla media dei Paesi Ocse (2,4%) e al dato di tutti i Paesi europei più avanzati. La quota di spesa privata intermediata da soggetti economici specializzati, come le compagnie assicurative, è pari oggi al 18% del totale della spesa sanitaria privata, un dato che è molto più contenuto di quello di Francia (67,1%), Germania (44,4%) e Regno Unito (43,6%).
C’è anche un maggiore ricorso alla previdenza complementare: negli ultimi anni il numero delle adesioni è più che raddoppiato, passando da poco meno di 3 milioni di iscritti nel 2005 agli attuali 6,5 milioni. Si segnalano però due criticità. La prima è legata alla crisi economica che ha fatto sì che nel 2014 1,5 milioni di iscritti non abbiano versato i contributi. La seconda è relativa alla disomogeneità delle adesioni: il tasso di adesione è del 18% al sud (sale al 30% al nord) e del 16% tra i più giovani, con una età inferiore a 35 anni (mentre il dato nazionale si attesta al 25,6%). Non aiuta il fatto che oggi solo il 24,3% degli italiani ha una conoscenza precisa della propria posizione pensionistica. (fs)
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