Secondo il rapporto 2020 “Welfare, Italia” sviluppato da Unipol Gruppo con The European House – Ambrosetti, che si è tenuto qualche settimana fa in modalità streaming, le priorità riguardano la digitalizzazione della sanità, la razionalizzazione delle politiche sociali e lo sviluppo della previdenza.
Digitalizzazione della sanità, razionalizzazione delle politiche sociali e sviluppo della previdenza. Le proposte di azione per l’evoluzione del sistema di welfare italiano passano da questi tre punti, secondo quanto emerso dall’edizione 2020 del rapporto Welfare, Italia, appuntamento annuale di riferimento per l’analisi, studio e riflessione sui temi del welfare, sviluppato da Unipol Gruppo con The European House – Ambrosetti, che si è tenuto qualche settimana fa in modalità streaming.
SANITA’ – Per quanto riguarda la sanità, il ricorso alla tecnologia e al digitale rappresenta «una delle direttrici fondamentali tracciate dal Ministero della Salute per la gestione dell’emergenza sanitaria nel lungo termine». Il primo intervento da fare è «assicurare l’omogeneizzazione delle banche dati pubbliche in un’ottica di open-data e la piena interoperabilità tra banche dati pubbliche e private, così da garantire anche il dispiegamento dei benefici attivabili grazie al Fascicolo sanitario elettronico, che deve divenire una priorità nazionale».
L’emergenza Covid-19 ha messo in luce, tra l’altro, l’urgente necessità di un piano nazionale di telemedicina: la proposta di Welfare Italia è di «avviare un progetto pilota – delineato e coordinato a livello nazionale, adottato inizialmente da alcune regioni già dotate di infrastrutture digitali e successivamente scalato su tutto il Paese – in grado di digitalizzare interamente il consulto del medico di base e specialistico e il monitoraggio delle condizioni di salute di pazienti cronici».
L’attivazione di un progetto pilota su larga scala nazionale per la realizzazione di un sistema di telemedicina potrebbe richiedere un investimento stimato in circa 5 miliardi di Euro e consentirebbe una riduzione delle giornate di degenza fino al 25%, con un risparmio di circa 1,5 miliardi di Euro ogni anno (per un totale di 7,5 miliardi di Euro in 5 anni). Inoltre, la riduzione dei tempi di attesa e le minori necessità di spostamento, soprattutto per i territori più isolati, porterebbero un risparmio di oltre 3 miliardi di Euro annui portando quindi complessivamente a circa 4,5 miliardi di Euro ogni anno il risparmio abilitato da un piano di telemedicina.
POLITICHE SOCIALI – Su questo tema la proposta è quella di «ottimizzare gli strumenti di politica sociale, a partire da quelli diretti alle famiglie. Se un primo passo in questa direzione è costituito dall’approvazione del disegno di legge delega “Family Act”, un’ulteriore proposta è l’adozione di uno strumento unico di inclusione sociale che riassuma la componente assistenzialistica del reddito di cittadinanza, del reddito di emergenza e dell’assegno unico per i figli». Questa riorganizzazione potrebbe liberare risorse per un valore di circa 10 miliardi di euro, da dedicare all’attivazione di programmi di formazione specializzati e finalizzati all’aggiornamento delle competenze in linea con le richieste del mercato del lavoro, che potrebbero generare fino a 200.000 nuovi occupati aggiuntivi.
In uno scenario di lungo periodo, con un investimento iniziale di 10 miliardi di euro, ridotto a 7 miliardi e 5 miliardi nei due e cinque anni successivi, l’occupazione aggiuntiva generata da un piano di politiche attive del lavoro «garantirebbe un recupero dei valori occupazionali pre-Covid entro 5 anni rispetto ad oggi (a fronte dei 9 anni previsti nello scenario tendenziale standard) ed un incremento annuo del Pil pari al +0,7%».
PREVIDENZA – In tema di previdenza si suggerisce l’introduzione di una tassazione agevolata all’11,5% sui rendimenti accumulati nella previdenza complementare, pari al valore pre-Legge di Stabilità del 2015, «per sostenere un maggiore tasso di adesione a tali forme».
Nell’ipotesi di periodo di contribuzione medio di 25 anni, si stima che la tassazione agevolata possa generare circa 10 mila euro di rendimenti in più per ciascun aderente, determinando così un incentivo per le sottoscrizioni, che potrebbero aumentare di 2,5 milioni (pari al 30% delle sottoscrizioni totali), per un totale di 7 miliardi di euro di risorse aggiuntive destinate alla previdenza complementare. Risorse che «potrebbero essere indirizzate verso investimenti nell’economia reale con una ricaduta sul Pil fino a un incremento di 1,5 punti percentuali».
Un ulteriore intervento riguarda la proposta di creazione di Unico, “Universale Contributo”, «strumento di sostegno alla creazione di posizioni previdenziali integrative dedicato a tutti i nuovi nati, per i quali venga automaticamente aperta una posizione previdenziale di terzo pilastro». (fs)
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