Nessuna intenzione di fare un passo indietro nel braccio di ferro con i vertici dell’azienda.
Nessun passo indietro da parte dei lavoratori e delle lavoratrici di Direct Line, la compagnia diretta controllata dal gruppo spagnolo Mapfre. Quella appena cominciata è la terza settimana consecutiva di sciopero dopo che, come riportato da tuttointermediari.it in un articolo pubblicato lo scorso 10 agosto, è saltata la trattativa che doveva definire le questioni legate al Contratto integrativo aziendale e al piano di esuberi (200) dichiarati dalla compagnia a giugno scorso.
Le lavoratrici e i lavoratori di Direct Line si sono riuniti il 19 agosto scorso in assemblea e hanno deciso e votato all’unanimità la prosecuzione della mobilitazione anche per questa settimana prossima, con queste modalità: lunedì 22 sciopero (intera giornata) per i reparti call center sinistri e It; martedì 23 sciopero (intera giornata) per i reparti call center assistenza clienti e back office business; mercoledì 24 sciopero (intera giornata) per il reparto call center vendita; giovedì 25 sciopero (intera giornata) per l’ufficio reclami; venerdì 26 sciopero (intera giornata) per tutti gli altri amministrativi; sabato 27 sciopero (intera giornata) per i reparti call center assistenza clienti e call center vendita. Per il contact center le pause da videoterminalisti verranno effettuate ogni 120 minuti, con uscita dall’azienda (secondo le procedure) presso il presidio.
Secondo quanto riferito dalle rappresentanze sindacali aziendali di Fisac Cgil, Fna, First Cisl e Uilca «nessuna risposta ė arrivata alle richieste di chiarimento inviate dai dipendenti per poter valutare la proposta di incentivo all’esodo unilaterale dell’azienda. Ci si chiede, in considerazione di questa mancanza a 10 giorni dalla comunicazione degli incentivi e dei tempi strettissimi indicati per l’adesione (15 settembre), se l’obiettivo sia la riuscita del piano o il suo fallimento».
I lavoratori e le lavoratrici di Direct Line ritengono quindi «gravissimo e ancora più irresponsabile l’abbandono dell’azienda in una fase così delicata da parte di tutta la dirigenza, capo del personale compreso». (fs)
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