I risultati di uno studio di Crif, Red Risk e Qbe Italia realizzato con il patrocinio di Iia, hanno evidenziato che…

Il tema delle conseguenze del cambiamento climatico su cittadini e aziende resta una delle maggiori sfide per il settore assicurativo. Se ne è parlato recentemente nel corso di un webinar dal titolo Next level for Insurance Sme segment: climate change & physical risks, organizzato da Crif, Red Risk, Qbe Italia e Iia (Italian Insurtech Association).
Durante l’incontro è stato condiviso lo studio analitico realizzato da Crif-Red, in collaborazione con Qbe Italia e con il patrocinio di Iia, con l’obiettivo di aiutare i player assicurativi a definire e misurare i rischi fisici, tenendo in considerazione i potenziali impatti del cambiamento climatico su di essi.
In particolare, lo studio ha evidenziato che in Italia una impresa su tre è esposta a potenziali perdite economiche a causa di fenomeni naturali. Il principale motivo di questo elevato livello di rischio, si legge in una nota, è che «il territorio nazionale è caratterizzato da un’alta esposizione a fenomeni naturali: nel Paese, infatti, coesistono livelli elevati di rischio terremoto, inondazioni e frane, a cui si sommano i rischi derivanti da fenomeni legati alle alte temperature che caratterizzano ampie parti della penisola, quali la siccità, lo stress idrico e le ondate di calore. Inoltre, il tessuto economico italiano è caratterizzato dalla presenza di piccole e medie imprese, spesso mono-sede, per lo più concentrate in distretti industriali localizzati in specifiche zone geografiche. Tali criticità comportano per le aziende italiane un elevato tasso di vulnerabilità ai rischi naturali».
Nello studio Crif-Red vengono indagati gli scenari odierni e prospettici, al 2050, influenzati dai cambiamenti climatici. Con riferimento ad alcuni dei rischi fisici tra i più tipici del territorio Italiano, lo studio ha evidenziato le 10 province più esposte (in termini di percentuale di aziende esposte a livelli di rischio alto o molto alto) alle frane, alle inondazioni e alle forti precipitazioni. I dati dello studio Crif-Red hanno rivelato, infatti, che la pericolosità non è uniforme in tutto il territorio italiano.
Per quanto riguarda il rischio frane, lo studio ha messo in evidenza che le province interamente ubicate in zone montuose, in particolare nelle Alpi, sono quelle più esposte: Aosta, Sondrio, Trento e Belluno presentano più del 40% delle loro aziende esposte a un rischio alto.
Il rischio inondazione è elevato nelle province ubicate nella bassa valle del Po (Rovigo e Ferrara), in zone costiere a scarsa elevazione (Gorizia) o in zone caratterizzate da piogge torrenziali e inondazioni improvvise (Genova e Catania). In termini di forti precipitazioni la provincia più esposta è quella del Verbano-Cusio-Ossola, che presenta sia rischio di forti nevicate che di grandine, seguita da Lecce e Siracusa, dove il regime di precipitazioni è particolarmente intenso e sono frequenti anche le grandinate.
Lo studio, inoltre, ha approfondito i potenziali impatti sulle aziende anche di altri fenomeni naturali sottostimati e spesso considerati secondari in termini di impatto economico, quali le ondate di calore e lo stress idrico.
Il rischio da ondate di calore «risulterà più omogeneo tra i territori pur interessando maggiormente le province nel Sud Italia e quelle della valle del Po. Da un punto di vista geografico, le province italiane a essere maggiormente colpite dall’innalzarsi delle temperature saranno quelle del Sud e quelle della valle del Po. Nel complesso, a causa delle ondate di calore, il 7% delle aziende presenti su tutto il territorio nazionale potrebbe subire perdite, con un picco del 55% se si considera solamente il Sud Italia».
Da un punto di vista settoriale, invece, agricoltura, commercio e logistica risultano essere i settori maggiormente colpiti. Al contrario, il settore servizi è quello con il minor numero di aziende esposte ad almeno un rischio alto, a causa della sua elevata resilienza ai rischi considerati. «Ciononostante, anche nel settore più resiliente tra tutti, la percentuale di imprese a rischio alto su almeno un pericolo supera il 25%».
Si stima che la perdita media annua attesa causata da inondazioni, terremoti, frane e vento estremo «sia circa pari allo 0,65% del fatturato attuale delle aziende. Questo dato sarà influenzato dal cambiamento climatico, che ne comporterà una crescita di circa l’8% al 2050». (fs)
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