In una lettera al mercato, l’istituto di vigilanza ha evidenziato come «all’aumento delle quote di investimenti complessi non sempre si è accompagnato il necessario rafforzamento degli strumenti per identificare, misurare e gestire i rischi associati a tali investimenti».
Attraverso una lettera al mercato inviata qualche settimana fa, l’Ivass ha ritenuto necessario richiamare le imprese vigilate ad adottare «corrette modalità di trattamento, ai fini prudenziali, degli investimenti in strumenti finanziari complessi e/o illiquidi», come per esempio «titoli o derivati strutturati o comunque con componenti opzionali, titoli aventi come sottostante altri strumenti di debito, credit linked notes, collateralized debt obbligations, commercial mortgage based securities, titoli privi di mercato attivo o con parametri di pricing difficilmente osservabili».
Nel primo quinquennio di applicazione delle regole prudenziali introdotte da Solvency II, ha ricordato nella lettera l’istituto di vigilanza, si è «consolidato e acuito il contesto di tassi di interesse particolarmente bassi, a volte negativi». Questa situazione ha spinto gli operatori, alla ricerca di una maggiore remunerazione per i propri investimenti, a incrementare (direttamente o in via mediata, tramite quote di organismi di investimento collettivo o strumenti emessi da altri veicoli) la quota del portafoglio investita in attivi complessi, esposti cioè a una pluralità di fattori di rischio. Le verifiche ispettive condotte dall’Ivass in questo arco temporale hanno evidenziato che «all’aumento delle quote di investimenti complessi non sempre si è accompagnato il necessario rafforzamento degli strumenti per identificare, misurare e gestire i rischi associati a tali investimenti». In particolare sono emerse «diffuse carenze nei sistemi di governo dei rischi, nelle metodologie di individuazione e valutazione degli effettivi fattori di rischio, nei sistemi di pricing e controllo, nelle modalità adottate per calcolare gli assorbimenti patrimoniali di tali attivi». Si spiega così l’invito ad adottare corrette modalità di trattamento degli investimenti in strumenti finanziari complessi e/o illiquidi.
La detenzione di questi attivi in portafoglio, consentita a tutte le imprese, richiede il rispetto di questi requisiti: «l’ottemperanza al principio della persona prudente; l’implementazione di un efficace sistema di gestione dei rischi; la determinazione in modo indipendente del fair value degli strumenti illiquidi o complessi». L’Ivass proseguirà l’attività di monitoraggio in corso, «attraverso l’analisi cartolare e le verifiche ispettive, adottando le più opportune misure di vigilanza per rimuovere le carenze organizzative e sanare gli insufficienti presìdi patrimoniali predisposti a fronte di tali investimenti».
Fabio Sgroi
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