Quello dei rischi specialistici rappresenta per la compagnia un’altra leva su cui agire per dare «una ulteriore spinta alla crescita dell’eccellenza tecnica del gruppo».
Ancora poche ore e Cattolica svelerà la sua nuova struttura societaria dedicata alle specialty lines. In settimana, infatti, il gruppo veronese ha organizzato a Milano un incontro con la stampa nel quale parlerà di quella che è stata definita «una ulteriore spinta alla crescita dell’eccellenza tecnica» del gruppo.
In realtà dell’intenzione di creare una nuova società ad hoc per business specifici cattolica aveva parlato a gennaio scorso, in occasione della presentazione del piano industriale 2018-2020 sempre a Milano. In quella circostanza, Cattolica aveva annunciato il futuro lancio di una nuova struttura societaria dedicata alle specialty lines, «un veicolo altamente specializzato su rischi nuovi o poco sviluppati, in Italia e all’estero, creato per crescere in settori ad alto potenziale (per esempio: mobilità, viaggi, arte, sport, eventi, rischi industriali, marine, NatCat, indennità professionale)».
Sempre a gennaio scorso era in corso la valutazione dell’acquisto di una compagnia che, controllata da Cattolica, operando come riassicuratore, avrebbe coordinato diverse agenzie di sottoscrizione che il gruppo sarebbe andato di volta in volta ad acquisire o federare.
Differenziando il mix, entrando nelle specialty lines e adottando una strategia multi nicchia, Cattolica «conta di arrivare a un fatturato superiore ai 100 milioni di euro da qui al 2020», aveva affermato Nazareno Cerni, vice direttore generale e direttore danni non auto del gruppo. «Cattolica creerà uno strumento riassicurativo che sarà al centro di un ecosistema basato su underwriting agency che potranno essere basate in italia, in Europa e nel mondo. Queste underwriting agency possono essere create da zero, acquistate oppure federate», aveva specificato Cerni. «Ogni underwriting agency sarà specializzata per tipo di business o per geografia. Cercheremo di attrarre i migliori talenti possibili».
NO A UNA SOCIETA’ DI BROKERAGGIO – Cattolica, dunque, per seguire i rischi specialistici ha deciso di non rivolgersi a una società di brokeraggio. Perché questa scelta? Tuttointermediari.it, in occasione della presentazione del piano industriale, aveva posto questa domanda all’amministratore delegato Alberto Minali. Che aveva risposto così: «Il modello che intendiamo seguire è sicuramente innovativo ed è molto simile a quello dei Lloyd’s di Londra. Parte da un principio, e cioè che noi possiamo sottoscrivere il rischio che riusciamo a conoscere e quindi abbiamo bisogno di uomini capaci di prezzare quel rischio. Questi uomini sono gli underwriters. Invece di farli diventare nostri dipendenti abbiamo pensato di costruire un veicolo e affidargli una missione: acquisire o federare queste agenzie di sottoscrizione sul territorio. Loro sottoscrivono il rischio in nome e per conto della società di assicurazione che gli ha dato la capacità, la carta. Bene, noi siamo i fornitori di questa carta. Questo modello è messo a disposizione della nostra rete agenziale». In settimana ne sapremo di più.
Fabio Sgroi
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