Nel 2020, considerata l’emergenza sanitaria, l’Ivass ha tenuto costantemente sotto osservazione il Solvency Capital Requirement, sollecitando il ripristino di adeguati livelli per quelle compagnie che hanno registrato una maggiore vulnerabilità.
Nel corso del 2020 l’emergenza epidemiologica ha determinato, a livello globale, tensioni sui mercati finanziari in grado di incidere anche sulla posizione di solvibilità e di liquidità delle imprese assicurative.
Proprio per questo motivo, l’Ivass ha messo in atto delle iniziative per valutare la situazione dell’intero mercato, dei diversi comparti di attività (vita, danni e multiramo) e per individuare possibili debolezze a livello di singola impresa e di gruppo. La situazione di solvibilità di tutte le imprese italiane e di liquidità di un campione rilevante di società è stata costantemente monitorata dall’istituto di vigilanza.
Con riferimento al monitoraggio sul Solvency Capital Requirement (SCR), questo è avvenuto (sin da subito e cioè da marzo dell’anno scorso), con periodicità settimanale per le imprese e i gruppi rilevanti dal punto di vista sistemico e mensile per le restanti compagnie. Da giugno, poi, la rilevazione ha assunto una frequenza mensile per l’intero mercato.
L’indicatore di solvibilità, in particolare, ha evidenziato una volatilità definita «rilevante» tra marzo e maggio 2020, per poi segnare una progressiva ripresa, fino a superare a fine 2020 il livello dell’anno precedente (243% contro 235%).
Secondo quanto reso noto dall’Ivass, l’andamento del solvency ratio «è stato principalmente influenzato dalle variazioni dello spread sui titoli di stato italiani e della curva dei tassi risk-free nel primo semestre 2020. Nei momenti di maggiore tensione, inoltre, il volatility adjustment non è stato in grado di compensare adeguatamente le variazioni registrate sullo spread rispetto al Bund».
Le imprese che operano nei rami vita e multiramo hanno mostrato una volatilità «più marcata» del solvency ratio, mentre quelle attive nei soli rami danni hanno registrato una maggiore stabilità per la minore sensibilità delle attività e passività alle oscillazioni di mercato.
Verso le imprese che hanno registrato una maggiore vulnerabilità (cioè con un indice di solvibilità inferiore al 130%), l’Ivass è intervenuto per sollecitare il ripristino di adeguati livelli di solvibilità. Queste imprese, ha fatto sapere l’istituto di vigilanza, hanno effettuato operazioni di rafforzamento patrimoniale per 947 milioni di euro.
Fabio Sgroi
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