La nuova normativa condizionerà non solo le imprese, ma anche l’intermediazione professionale. Il rischio principale è una eccessiva standardizzazione dei prodotti.
La settimana scorsa, il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare (adesso le Commissioni parlamentari di merito dovranno esprimere il loro parere) lo schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva 2009/138 in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione, la cosiddetta direttiva Solvency 2. Si tratta di una direttiva quadro di primo livello che contiene principi generali da recepire nel Codice delle assicurazioni private. Principi che saranno integrati (secondo livello) da atti delegati e da standard tecnici emanati dalla Commissione europea e direttamente applicabili a livello nazionale; il quadro normativa così definito sarà poi completato da un terzo livello costituito dalle linee-guida Eiopa.
Ma quali novità contiene la normativa Solvency 2? Per chi non lo sapesse, oltre a semplificare la normativa comunitaria vigente attraverso la codificazione delle precedenti direttive vita e danni (a esclusione di quelle auto), che confluiscono in un quadro normativa unitario e coerente, Solvency 2 introduce un nuovo regime di vigilanza prudenziale, con l’obiettivo di fornire un quadro regolamentare finalizzato alla massima tutela degli utenti del servizio assicurativo. In particolare, la nuova normativa pone l’accento sul rischio e sulla capacità delle imprese di misurarlo e gestirlo: si prevedono nuovi requisiti patrimoniali ancorati ai rischi effettivamente corsi; si introducono nuovi criteri di valutazione e nuove modalità per la misurazione e mitigazione dei rischi.
Solvency 2 impatterà sulle reti distributive? O riguarda in qualche modo solo la direzione delle imprese assicurative? Se ne è discusso lo scorso 5 febbraio in un convegno organizzato a Milano dal Giornale delle Assicurazioni, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
E durante il workshop (nella foto) dedicato a questo tema è emerso che la nuova normativa coinvolgerà anche anche le reti distributive. Le nuove regole andranno, infatti, a impattare anche sui prodotti assicurativi e le relative garanzie. Il rischio, quindi, è che si vada sempre più verso una standardizzazione di massa.
«La categoria agenziale subirà sicuramente Solvency 2 e questo non lo possiamo permettere. Dobbiamo trovare la forza di affrontare il cambiamento che ci sarà; le compagnie, infatti, per assolvere le indicazioni di questa normativa, cercheranno di standardizzare quanto più possibile la loro offerta e starà a noi impedire che ciò avvenga», ha detto Enrico Ulivieri, vice presidente di Anapa. «Il rischio reale è essere trasformati da intermediari professionisti a comparatori di prodotti per i quali non si hanno più le autonomie, le autorità e le possibilità di dare al cliente la giusta garanzia». Sulla stessa lunghezza d’onda è Erik Somaschini, membro della giunta esecutiva di Unapass: «Per quanto riguarda gli agenti, penso che l’impatto di Solvency 2 porterà a una rigidità, ma anche a un momento di discontinuità che ci consente, insieme con le imprese, di rivedere il rapporto e di comprendere se il nostro ruolo in futuro sarà quello di oggi oppure no».
«Oggi, l’intermediario di prossimità che è nato per tutelare i consumatori vede un calo della propria redditività e un carico di lavoro dovuto al peso della burocrazia tale da rendere l’attività impossibile da svolgere. Solvency 2 è un altro onere, anche se è nato con fini lodevoli», ha tagliato corto Roberto Conforti, presidente di Uea.
«Negli ultimi 14-15 anni», ha sottolineato Roberto Salvi, presidente del Gruppo agenti di assicurazione Toro, «le compagnie sono andate verso la stessa direzione e cioè verso una sempre maggiore standardizzazione dei prodotti. Spero che Solvency 2 non diventi il pretesto per proseguire questa tendenza a vantaggio non tanto del rispetto della normativa, ma di un eccesso di prudenza che ha anche lo scopo sicuramente di aumentare gli utili per gli azionisti».
«L’impatto di Solvency 2 sugli intermediari c’è e non è solo un problema di standardizzazione dei prodotti», ha evidenziato Antonio Canu, presidente del Gruppo agenti Lloyd Italico. «Si pensi che uno dei prodotti assicurativi dal quale Solvency 2 spinge le compagnie ad allontanarsi è il più standardizzato di tutti, cioè l’Rc auto. Quale è il rischio che corrono gli intermediari? Che le compagnie possano scegliere di ridefinire il mix, di ridurre il peso dell’Rc auto, di ridisegnare le polizze comprimendo le garanzie, fino a spingersi a uscire da certe aree di rischio a prescindere dalla domanda del mercato che invece vuole coprire questi rischi».
Per Claudio Demozzi, presidente dello Sna, «gli intermediari assicurativi non hanno il potere di incidere sulle modalità con le quali le compagnie adotteranno i provvedimenti per adempiere a questa disciplina, ma senza dubbio Solvency 2 è una opportunità ghiotta per sedersi attorno a un tavolo con le compagnie e ragionare su cosa e come cambiare, per garantire un futuro alle reti agenziali», ha precisato.
Fabio Sgroi
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