Per il Sindacato nazionale agenti e per il comitato dei presidenti dei gruppi aziendali agenti in seno al sindacato, le compagnie «non hanno attuato alcun intervento economico in favore delle agenzie», alle prese con una grave crisi dovuta all’emergenza coronavirus. E con una lettera hanno chiesto l’intervento dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici.
In un video diffuso ieri e indirizzato agli agenti, Claudio Demozzi, presidente dello Sna, aveva sottolineato «la scarsa collaborazione, lo scarso contributo e la disponibilità davvero limitata» da parte delle compagnie nel sostenere le agenzie, provate dall’emergenza coronavirus. Oggi è passato dalle parole ai fatti. In una lettera inviata all’Ania e firmata congiuntamente dallo stesso Demozzi e da Dario Piana, presidente del comitato dei gruppi aziendali agenti in seno allo Sna, il sindacato ha voluto segnalare «la grave crisi che sta investendo gli agenti di assicurazione professionisti, in un quadro di crescente preoccupazione per l’emergenza Covid-19 e in mancanza di concrete misure di sostegno messe in atto dalle singole imprese. Purtroppo ad oggi», hanno fatto notare Demozzi e Piana, «le nostre mandanti non hanno attuato alcun intervento economico in favore delle agenzie, nonostante quasi tutti i gruppi aziendali agenti si siano prontamente attivati, in sinergia con il sindacato».
Al di là degli articoli pubblicati sulla stampa nazionale e dei «roboanti» comunicati, per lo Sna «non risulta erogato alcun contributo economico che possa essere tecnicamente definito tale».
Demozzi e Piana hanno fatto riferimento ai provvedimenti “di facciata” adottati dalle compagnie come «la sospensione delle rate di rivalsa per 6/12 mesi (sospensione, non abbuono o riduzione o cancellazione, cioè semplice postdatazione del debito che rimane invariato nella sua entità); l’anticipo provvigionale o dei premi produttivi (anticipo, non concessione in via straordinaria, cioè si tratterebbe di un prestito, non di un contributo); postdatazione dell’addebito delle partite non tecniche (spostamento nel tempo dell’addebito, non riduzione o cancellazione dell’addebito, si tratta cioè di una semplice dilazione); messa a disposizione, per i clienti, di sistemi di pagamento diretto all’impresa (il cui diffuso utilizzo si traduce nell’inversione del flusso finanziario delle provvigioni agenziali, da anticipato a posticipato, con ulteriore grave danno alle gestioni agenziali)».
La lettera prosegue così: «Evidentemente la prospettata riduzione degli esborsi per sinistri, conseguente all’immobilità stradale disposta per Legge, ed i floridi bilanci che –anche nel 2019- hanno premiato l’industria assicurativa, non sono bastati a convincere i vertici delle nostre mandanti sulla necessità, o meglio sull’opportunità, di “mettere mano al portafoglio”, concedendo reali aiuti economici alle reti agenziali».
Di quali aiuti economici parlano Demozzi e Piana? Nella lettera li hanno specificati, a titolo di esempio: raddoppio dei termini per la rimessa degli incassi; sospensione incondizionata delle rivalse per almeno un anno con cancellazione/abbuono delle rate che scadono nel periodo di allarme emergenziale; un contributo provvigionale straordinario, anch’esso incondizionato, di almeno 10.000 euro per agenzia o pari ad almeno il 50% delle provvigioni maturate negli stessi mesi dell’anno precedente, da erogare per tutto il periodo di emergenza nazionale e senza obbligo di restituzione (non deve trattarsi cioè di un anticipo, ovvero di un prestito sulle future provvigioni, ma di un’erogazione, di un contributo non ripetibile anche perché, in caso contrario, come già detto non sarebbe corretto parlare di contributo ma di semplice anticipo di quanto dovuto); ogni altro intervento economico che possa giovare al precario equilibrio delle agenzie, non ripetibile, incondizionato.
In definitiva, lo Sna sta facendo pressing sull’Ania a cui ha chiesto un «pronto interessamento affinché l’approccio delle compagnie in merito a questo tema possa urgentemente cambiare. Diversamente ci vedremmo costretti a mettere in atto iniziative sindacali di diversa matrice, che non gioverebbero al mantenimento dei buoni rapporti fin qui mantenuti anche con le singole imprese ed all’immagine del settore nel suo complesso».
Fabio Sgroi
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