mercoledì 17 Settembre 2025

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SINISTRI DA PARTO: FENOMENO IN CRESCITA COSTANTE. E I TASSI DI RISCHIO…

I numeri della seconda edizione dell’osservatorio di AmTrust, che si basa su 120 ospedali pubblici assicurati con la compagnia, evidenziano 794 casi denunciati nel periodo 2010 – 2016, con una incidenza media per struttura che è passata da 0,67 casi nel 2010 a 1,05 casi nel 2016.

 

I cosiddetti baby case, cioè i sinistri da parto, sono in crescita. Costante. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’osservatorio di AmTrust (rappresentanza italiana del gruppo statunitense AmTrust Financial Services specializzato nel mercato assicurativo italiano della medical malpractice), che analizza proprio questo fenomeno.

L’analisi è stata effettuata su oltre 800 casi accaduti e denunciati tra il 2010 e il 2016 (su un totale di 1.046.100 parti), all’interno di 120 strutture del Sistema sanitario nazionale che sono assicurate dalla compagnia. Oltre che per tipologia, frequenza e ampiezza del sinistro, lo studio è stato declinato anche sulla collocazione geografica e sulla tipologia delle strutture sanitarie.

Nel dettaglio sono 794 i casi registrati dal 2010 al 2016, con una incidenza media per struttura che è passata da 0,67 casi nel 2010 a 1,05 casi nel 2016 (il numero medio di baby case denunciati nel periodo 2010-2016 ha raggiunto quota 0,79 per ospedale). I baby case rappresentano circa l’1,7% di tutti gli eventi avversi denunciati da ospedali pubblici (con sala parto) nelle annualità analizzate, con un andamento temporale in costante crescita (3,05% nel 2016). Il numero di baby case denunciati per anno si attesta attorno ai 113.

Il 46,3% del campione è costituito da sinistri aperti, seguito dal 22,5% da sinistri respinti (per evidente mancanza di responsabilità medica) o fuori copertura, da sinistri senza seguito (18%) e chiusi (13,1%). L’osservatorio evidenzia inoltre come il 73,4% (media 2010-2016) delle denunce di baby case sia caratterizzato da procedimenti extra giudiziali, una percentuale che nel 2015 e nel 2016 è aumentata rispettivamente all’86,1% e 86,8%.

I procedimenti giudiziari (civili e/o penali), pari al 26,6% (media), hanno raggiunto il valore massimo nell’annualità di denuncia 2010, dove hanno rappresentato il 47,6% dei procedimenti (la percentuale è via via calata, negli anni, fino a raggiungere il 13,2% nel 2016).

I dati sulle tempistiche di denuncia delle pratiche correlate a baby case: oltre il 50% arrivano entro 5 anni dalla data dell’evento. L’osservatorio ha rilevato due picchi di denuncia, tra 4-5 anni e 9-10 anni dall’evento, nei quali sono stati denunciati il 30% dei baby case. Oltre il 50% delle pratiche viene chiuso entro i 2 anni dalla data di denuncia, mentre circa il 99% è chiuso entro 5 anni.

L’osservatorio ha analizzato anche la tipologia e la posizione geografica delle strutture esaminate. Per quanto riguarda la tipologia, i policlinici universitari rappresentano le strutture maggiormente interessate, con circa 1,76 casi denunciati per singolo ospedale: seguono le strutture di secondo livello (aziende ospedaliere e ospedali con attività ad alta complessità, come per esempio neurochirurgia e cardiochirurgia) con un valore di 0,74, e di primo livello (Asl e ospedali con attività a bassa complessità) con un valore di 0,69.

Le strutture del Sud Italia sono quelle maggiormente coinvolte con circa 0,94 baby case denunciati all’anno per singolo ospedale. Gli ospedali del Nord Italia sono invece i più virtuosi con un valore di 0,60, al di sotto del dato medio generale di 0,79, seguiti dal sud Italia, con 0,94 casi denunciati ogni anno (0,88 centro Italia).

TASSI DI RISCHIO – I tassi di rischio sono calcolati rapportando il numero medio annuale dei baby case denunciati al numero medio di parti. Nel periodo analizzato sono stati denunciati 0,76 baby case ogni 1.000 parti. Le strutture universitarie sono caratterizzate da tassi di rischio per 1.000 parti superiori (0,91) al dato medio generale; stesso discorso per le strutture di primo livello (0,81).  Infine, gli ospedali del centro Italia e del sud Italia (il dato per entrambi è di 1,01) hanno tassi di rischio superiori al dato medio generale (il nord è a 0,49). (fs)

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