La giunta esecutiva nazionale dell’associazione ha spiegato attraverso una nota il proprio punto di vista. Alla base della decisione non solo questioni politiche…
In molti si sono chiesti come mai Anapa Rete ImpresAgenzia non abbia affiancato lo Sna nell’iniziativa che ha portato il Sindacato nazionale agenti a proclamare uno sciopero, indetto nella giornata di ieri, per protestare contro le ultime normative emanate dall’Ivass.
In una nota diramata lunedì scorso ai presidenti dei gruppi aziendali, agli organi direttivi e agli iscritti all’associazione e a tutti gli agenti di assicurazione interessati, Anapa (in particolare la giunta esecutiva) ha spiegato dettagliatamente il proprio punto di vista.
«Siamo assolutamente consapevoli dell’importanza del tema e degli impatti dello stesso sui singoli agenti, quindi consideriamo lo sciopero indetto una legittima e, in parte, comprensibile iniziativa politica di mobilitazione di massa», si legge nella nota. «Quello che con rammarico rileviamo, è che, nonostante l’importanza degli argomenti e i nostri ripetuti inviti rivolti a condividere una strategia nel comune interesse di tutela della categoria, ancora una volta non ci sia stata nessuna condivisione, anche tardiva, da parte dello Sna di tale iniziativa, e neppure nessun preventivo confronto sul tema, né sulle istanze da portare avanti presso le istituzioni».
Il livello di preoccupazione e criticità rispetto ai temi introdotti dal recente Regolamento Ivass 45/2020 e Provvedimento Ivass 97/2020 resta per Anapa Rete ImpresAgenzia «fondamentale». L’associazione però, ha ricordato come si tratti di integrazioni di alcuni regolamenti e disposizioni di derivazione europea «già in essere da tempo».
Per Anapa, a questo punto, il possibile sgravio degli adempimenti degli agenti diventa di «particolare importanza» sia nelle relazioni con le istituzioni nazionali con le quali l’associazione «si è fin da subito impegnata», ma anche nella trattativa di secondo livello, «che vedrà il coinvolgimento diretto dei gruppi agenti e delle mandanti, anche esse destinatarie di tali obblighi, con le quali concordare le modalità operative e le implementazioni informatiche per alleggerire i processi e le attribuzioni delle responsabilità, previsti dalle nuove norme».
La nota della giunta di Anapa ha poi ricordato: «Alle proteste di piazza abbiamo già assistito nel passato quando nel 2006 fu introdotta la direttiva Imd con lo sconvolgente Regolamento n° 5 Ivass e anche allora, nonostante un corteo di circa 15.000 agenti e collaboratori per le vie di Roma, ci rendemmo conto che non ne sortirono grandi effetti. La nostra associazione si è sempre battuta per costruire un dialogo con le istituzioni, a partire dalle Commissioni Europee, col Governo, con Ivass, con Agcm ed altri, per cercare un terreno comune di regole, sottolineando con forza come alcuni aspetti dell’interpretazione e dell’applicazione delle direttive europee siano andate spesso oltre la trasparenza dei clienti, i quali, invece, con questa “ossessionante burocratizzazione” (altro che semplificazione) sono sempre più confusi e continueranno a fidarsi del proprio intermediario».
Anapa ha rimarcato come il confronto con le istituzioni sia « tuttora aperto e ai diversi incontri avuti di recente ne seguiranno altri a breve, compreso quello con il Mise», dove l’associazione «porterà avanti le istanze raccolte dagli intermediari e dai gruppi agenti in modo serio, determinato e fattivo e mai illusorio e populista, per la categoria. Forse se Sna non avesse agito in modo unilaterale e non si fosse estraniato per fare azione contro il Tar, che per inciso ha spostato l’udienza non accogliendo alcuna sospensiva, avremmo potuto condividere la battaglia e portare avanti le istanze della categoria che rappresentiamo all’unisono, pur nel rispetto delle reciproche visioni».
Anapa rha ritenuto che «lo sciopero di un giorno, alquanto estemporaneo e tardivo, visto che le norme sono state pubblicate il 4 agosto 2020 (8 mesi fa), pur nella sua valenza storica di lotta sociale e di classe, possa rappresentare solo un ulteriore onere per l’agente, che si vedrà costretto il giorno dopo a recuperare l’attività non svolta senza che l’Ivass a cui è rivolto ne abbia una pur minima considerazione, anzi con il rischio che alcuni clienti possano rivolgersi in urgenza, per soddisfare le loro necessità, ai canali alternativi».
Fabio Sgroi
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