Le compagnie riescono a offrire soluzioni solo alle imprese (come estensione delle coperture property ai danni prodotti dalle catastrofi naturali). È invece assente l’offerta di protezione per le abitazioni private. Ecco cosa fare…
Copertura del rischio alluvioni? L’industria assicurativa soltanto in parte riesce a offrire soluzioni. In generale, secondo quanto evidenzia l’Ania, le polizze sono disponibili per le aziende come estensione delle coperture property ai danni prodotti dalle catastrofi naturali (soprattutto alluvioni o terremoti). Per questi contratti si stima che nel 2014 l’esposizione complessiva delle compagnie, in termini di somme assicurate, abbia raggiunto i 350 miliardi di euro. È invece assente l’offerta di protezione per le abitazioni private.
Eppure i danni dovuti alle alluvioni aumentano sempre di più. Negli ultimi 10 anni, in Italia sono stati spesi circa 4 miliardi di euro, attinti dalle casse pubbliche, per mitigare i danni prodotti dalle alluvioni. Qualcosa come 1.492 comuni, secondo le tabelle del Pai (Piani per l’assetto idrogeologico), sono localizzati nelle aree a rischio. L’Irpi-Cnr, il centro studi che censisce soltanto i casi più gravi con seguito di morti o feriti, ha registrato nel 2014 13 grandi eventi con un tributo di 20 morti. Ciò colloca l’anno appena trascorso tra quelli più luttuosi degli ultimi 50 anni.
Ma torniamo ai dati che riguardano le assicurazioni. Sempre secondo l’Ania, a tenere lontani gli assicuratori concorrono «i rischi di antiselezione del portafoglio, cioè il pericolo di vedere concentrata la domanda di polizze nelle zone a ridosso dei corsi d’acqua o circoscritta ai soli piani terra o seminterrati». Inoltre, il processo di tariffazione «è difficoltoso poiché è necessario distinguere, e condividere con gli assicurati, fattispecie diverse come esondazioni, allagamenti etc. A differenza di quel che avviene per le aziende, la dimensione comunque modesta dei premi delle polizze dedicate alle abitazioni non permette l’utilizzo ex-ante di perizie utili per censire il rischio e mitigarlo con efficaci misure di prevenzione».
Nonostante queste difficoltà, sottolinea l’Ania, «l’industria assicurativa italiana è consapevole che esiste una domanda potenziale da soddisfare per prodotti di copertura rivolti specificatamente alle famiglie e agli immobili di abitazione. E non è insensibile alle sollecitazioni che, da parte istituzionale, sono venute di recente per superare le attuali criticità e integrare anche le alluvioni nel sistema pubblico-privato di tutela delle catastrofi naturali di cui si sta discutendo da anni». L’associazione fra le imprese assicurative espone i “presidi tecnici” che gli assicuratori italiani considerano indispensabili per poter costruire una nuova famiglia di polizze. In particolare:
– In previsione della costituzione di un sistema pubblico-privato di copertura degli eventi sismici si considera opportuno estendere la tutela anche alle alluvioni, ma soltanto dopo una fase di start-up dell’eventuale sistema che consenta di raggiungere una massa critica in grado di minimizzare i rischi di antiselezione;
– Occorre definire il perimetro della prestazione assicurativa e dei criteri di operatività della copertura; inoltre vanno definite chiaramente le responsabilità per realizzare i necessari interventi di manutenzione e difesa del territorio per mitigare il rischio alluvionale;
– In assenza di perizie preventive occorrerebbe quantomeno classificare gli edifici sulla base della loro vulnerabilità alle diverse catastrofi naturali;
– È infine necessario l’accesso a tutte le informazioni disponibili prodotte dalle più diverse amministrazioni pubbliche ai fini della gestione del rischio alluvionale. (fs)
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