Il presidente di Acb sottolinea la mancanza di chiarezza di norme che in alcuni frangenti espone agenti e broker a rischi pericolosi.

«Le responsabilità in capo agli intermediari assicurativi? Oggi sono molte di più e comportano una gestione diversa delle nostre aziende con tutto quello che ne consegue: costi di gestione e minori ricavi perché il margine di contribuzione si riduce. Ci può stare avere delle responsabilità però che siano proprie dell’attività che svolgiamo e non di tutto ciò che ci sta attorno». Luigi Viganotti, presidente di Acb (Associazione di categoria brokers) non ci sta e non le manda a dire.
Intervenuto alla recente presentazione della nona edizione dell’Osservatorio europeo degli intermediari assicurativi a cura di Cgpa Europe, compagnia specializzata nella Rc professionale degli intermediari, Viganotti ha fatto qualche esempio di casi nei quali le normative non sono chiare e per questo nascondono rischi insidiosi per l’intermediario.
«Si parla molto di firma digitale, ma oggi non si sa quale tipo di firma effettivamente possa essere utilizzata perché l’Ivass non si è espressa. Quando è scoppiata la pandemia l’istituto di vigilanza ha indicato che qualsiasi forma andava bene, in via temporanea perché vigeva lo stato di emergenza. Oggi questo è finito e l’Ivass non si è pronunciata. Quale forma di firma digitale si può utilizzare per il riconoscimento della firma del cliente, quindi?», si è chiesto Viganotti.
Altro caso spinoso riguarda l’operatività con le polizze cauzioni. «È onere nostro verificare che la firma del cliente e quella dei coobbligati siano reali. Ma un domani, qualora venisse fuori che le firme non fossero veritiere quali conseguenze ci sarebbero per l’intermediario, considerando che la compagnia se la prenderebbe con lui?».
Fabio Sgroi
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