Dopo la sentenza del Tar del Lazio dello scorso febbraio, che ha dato ragione all’Ivass, il Sindacato nazionale agenti ha deciso di andare fino in fondo…
Il Sindacato nazionale agenti ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar dello scorso 23 febbraio sul Regolamento Ivass 40/2018. È quanto reso noto dallo stesso sindacato presieduto da Claudio Demozzi.
«Il tema del diritto dell’agente a svolgere l’attività di intermediazione e di consulenza in regime di collaborazione con altri colleghi, anche se privo di mandato diretto, è sempre stato presente nell’agenda del sindacato», ha spiegato lo Sna in una nota. La legge 221/2012 «è volutamente sobria nei dettagli, ma estremamente chiara nel mostrare la volontà del legislatore di regolamentare in modo leggero e libertario le collaborazioni tra intermediari iscritti nelle sezioni A e B del Registro Ivass. Chi ha voluto questa norma era consapevole che le collaborazioni fossero un importante strumento in grado di contrastare il potere delle compagnie di limitare la libertà professionale degli intermediari e, con essa, la qualità dell’offerta assicurativa complessiva ai consumatori».
Per lo Sna l’interpretazione dell’Ivass, «sorprendentemente restrittiva, ha spento le velleità di quanti avevano finalmente intravisto nella nuova norma un’opportunità di conferma del ruolo fondamentale dell’agente consulente, sancito dalla normativa europea e dalle relative norme di recepimento. La regolamentazione delle collaborazioni prevista dal Regolamento Ivass n. 40, al contrario, ha posto un freno alla libertà degli agenti e alla diffusione di questa nuova modalità di intermediazione, vantaggiosa per lo sviluppo qualitativo del mercato, con ricadute positive per i consumatori».
Per questa ragione lo Sna, nel 2018, ha presentato al Tar del Lazio un ricorso per l’annullamento della parte contestata del Regolamento. Il ricorso è stato respinto con sentenza pubblicata il 24 febbraio scorso, «perché il Tar ha ritenuto che l’Ivass abbia agito nel rispetto della legge», ha precisato il Sindacato. Dopo aver valutato le circostanze con il supporto dei propri consulenti e avvocati, nelle scorse settimane il sindacato ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar.
«L’intento era e rimane quello di vedere riconosciuto il titolo professionale di agente professionista indipendentemente dal rapporto con le compagnie, visto che al titolo si accede superando un esame di Stato e non certo grazie al mandato agenziale, come previsto dalle norme di settore», ha commentato Demozzi. (fs)
© RIPRODUZIONE RISERVATA











