Oltre i due terzi del costo totale degli indennizzi sono relativi ai danni fisici. E se per le lesioni lievi l’andamento è in netto miglioramento, per quelle gravi il valore continua a salire.
Per i sinistri accaduti nel 2013, il costo totale dei risarcimenti (danni a cose e persone) nel ramo Rc auto è stato pari a 11,5 miliardi di euro; di questi, oltre i due terzi (pari a 7,7 miliardi) sono relativi a danni fisici. Per quanto riguarda il danno alla persona, le lesioni per invalidità permanenti lievi, comprese tra 1 e 9 punti percentuali, hanno dato luogo a un risarcimento per 2,6 miliardi (il 23% del totale costo sinistri), mentre le lesioni gravi, con oltre 9 punti di invalidità permanente e i sinistri mortali, hanno generato un esborso totale pari a circa 5,1 miliardi (il 44% del totale costo sinistri). In termini di numero di sinistri, nel 2013 la percentuale di quelli che presentavano almeno un danno alla persona era pari a 19,3%, in diminuzione rispetto al 20,1% del 2012.
Per analizzare le dinamiche delle diverse componenti del danno alla persona, l’Ania ha effettuato «un’analisi dell’evoluzione che tali voci hanno avuto nel tempo, valutandone anche l’impatto sul fabbisogno tariffario complessivo del ramo Rc auto».
Lesioni lievi per invalidità permanente comprese tra 1 e 9 punti. Con il decreto legge n. 1 del 24 gennaio 2012 (cosiddetto decreto “liberalizzazioni” poi convertito con modificazione dalla legge n. 27 del 24 marzo 2012) è stata introdotta una norma volta a contrastare le speculazioni sulle microlesioni (e in particolare sui cosiddetti “colpi di frusta”), modificando i presupposti per ottenere il risarcimento del danno da microlesione. Con l’entrata in vigore della nuova normativa, nel 2012 la frequenza dei danni lievi alla persona si è ridotta all’1,18%, con un calo di circa il 20% rispetto all’anno precedente (mentre la frequenza complessiva dei sinistri è diminuita del 10%). Nel 2013 si è osservato lo stesso andamento: alla riduzione del 4,7% della frequenza complessiva si è contrapposta una diminuzione della frequenza dei danni lievi dell’8,5%, con l’indicatore che si attestava a un valore di poco superiore all’1%.
La normativa ha avuto il suo principale effetto in particolare sui danni alla persona di lieve entità (1-3 punti percentuali di invalidità). Per i primi due punti di invalidità, dal 2009 al 2013 la frequenza si è dimezzata, ma si è ridotta notevolmente anche quella per 3 punti di invalidità, «a testimonianza del fatto», sottolinea Ania, «che molti dei danni liquidati dalle compagnie prima dell’introduzione della legge, venivano risarciti su valutazioni non assistite da rigorosi accertamenti medico-legali». Anche il costo medio dei sinistri per le lesioni lievi si è ridotto dal 2011 al 2013, passando da un valore medio di 6.135 euro a sinistro del 2011 a 5.833 euro del 2013 (con una diminuzione di circa il 5% in due anni). Secondo l’Ania, il calo della frequenza dei sinistri con danni fisici lievi, abbinato a una diminuzione contenuta del loro importo medio risarcito, ha avuto effetti positivi sul premio finale pagato in media per la copertura assicurativa (27 euro per polizza).
Lesioni gravi per invalidità permanente superiori a 9 punti e danni mortali. Per questo tipo di lesioni la normativa non si applica. Negli ultimi cinque anni, il valore della frequenza per questi sinistri è diminuito, ma in linea o a un tasso inferiore rispetto al calo della frequenza sinistri totale. Il costo medio dei sinistri oltre i 9 punti di invalidità (che includono anche i danni risarciti per eventi mortali) il valore è costantemente aumentato negli anni; se mediamente questi sinistri venivano risarciti con importi di circa 155 mila euro nel 2009, il valore è salito a quasi 180 mila euro a fine 2011 e ha superato i 200 mila euro nel 2013. L’incremento medio annuo è di circa il 7% (e del 31% nel quinquennio).
Fabio Sgroi
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