domenica 19 Ottobre 2025

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PREZZI RC AUTO: E’ SCONTRO FRA L’ANIA E ADUSBEF-FEDERCONSUMATORI

Le due associazioni dei consumatori: «Calo dei prezzi? Ania fa solo propaganda». L’associazione delle imprese risponde: «Le vostre cifre sono del tutto infondate».
 

Non è la prima volta che alle sottolineature di Ania in merito al calo delle tariffe Rc auto le associazioni dei consumatori (alcune) ribattano energicamente. È accaduto anche oggi, ma andiamo con ordine. L’associazione delle imprese dirama un comunicato che evidenzia la diminuzione delle tariffe Rc auto del 10% negli ultimi due anni (-6% solo nel 2014).

Pronta la risposta di Federconsumatori e Adusbef, le due associazioni dei consumatori presiedute rispettivamente da Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, che in una nota parlano di «Ania, bravissima nella propaganda, nel tentativo di convincersi che le tariffe Rc auto obbligatorie sarebbero scese, di cui nessun assicurato si è accorto, cercando di piazzare l’ennesima patacca ai più creduloni, tenta di persuadere Governo e parlamento ad approvare tabelle lesive dei diritti e della legalità sul risarcimento di danni da lesioni gravi o da morte, senza spiegare perché l’assicurazione per l’automobile ci costa più del doppio di dieci  anni fa».

«Dal 2004 al 2014», proseguono le due associazioni, «i costi medi delle tariffe Rc auto sono più che raddoppiati passando da 391 euro del 2004 a 1.250 euro nel 2014, 859 euro in più, pari a un aumento del 235%. Ancora peggiore la situazione delle polizze obbligatorie per moto e motorini sotto i 150 cc di cilindrata: +480% nel 2014, e un aumento secco di 549 euro imposti dall’idrovora assicurativa».

Adusbef e Federconsumatori hanno continuato a snocciolare numeri: «Prima della liberalizzazione tariffaria del 1994, sotto il regime dei ‘prezzi amministrati’, gli assicurati pagavano in media 700 mila lire, il controvalore di 391 euro per assicurare un’auto di media cilindrata fino a 1.800 cc. Dodici anni dopo, nel 2006, il costo medio della stessa polizza per un auto di fascia media (non contando le punte estreme come la Campania) è lievitato a 868 euro, con rincaro del 122%, per passare a 1.250 euro nel 2014, con un aumento di 889 euro (+180 %). A differenza di altri Paesi Ue, come Francia, Spagna, Germania, con aumenti registrati che non hanno superato la soglia dell’87%».

Secondo l’analisi di Adusbef e Federconsumatori,  «l’incidenza dello stipendio netto per coprire una polizza Rc auto è pari al 6,5% in Italia; il 3% in Spagna; il 2,9% in Francia e Irlanda; il 2,8% in Germania, il 2,2% in Inghilterra. Le famiglie italiane, fanalino di coda degli stipendi netti con 19.100 euro (10 mila euro in meno degli inglesi) i cui redditi netti si collocano al di sotto della media Ocse (20.593 euro), sborsano i costi assicurativi più elevati (1.250 euro) e più del doppio della media Ocse (763 euro). Il caro Rc auto responsabile di quattro milioni di veicoli non assicurati, un pericolo per l’incolumità propria e dei terzi trasportati e danneggiati, che non sempre vengono risarciti dal Fondo vittime della strada, è una vera e propria calamità sui redditi delle famiglie, che non riescono più a far fronte all’idrovora assicurativa, che oltre al danno di polizze stratosferiche le più alte in assoluto  (anche secondo l’indagine Antitrust), dovrebbe perfino rinunciare ai risarcimenti danni alla persona, le cui tabelle del Tribunale di Milano, sono state asseverate perfino dalla Cassazione».

LA CONTROREPLICA DELL’ANIA – Poco fa l’associazione delle imprese presieduta da Aldo Minucci ha risposto. «Le cifre date da Adusbef e Federconsumatori sui prezzi delle polizze Rc auto sono del tutto infondate. In particolare è falsa l’affermazione secondo la quale il premio medio del 2014 sarebbe stato pari a 1.250 euro. Per verificarlo è sufficiente consultare l’ultima rilevazione dell’Ivass dalla quale emerge che il premio medio per le polizze Rc auto stipulate o rinnovate tra il 1° aprile e il 30 giugno 2014 è stato pari a 488 euro (tasse incluse)». Per ulteriori approfondimenti, l’Ania ha anche fatto riferimento all’ultimo bollettino statistico dell’istituto di vigilanza.

Fabio Sgroi

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