L’istituto di vigilanza: il maggior tasso di ritenzione di chi ha la black box sembra agevoli l’adozione da parte delle compagnie di strategie di prezzo basate sull’incremento del premio al crescere degli anni di permanenza. Il fenomeno sta suscitando attenzione a livello europeo e nel Regno Unito…
Il maggior tasso di ritenzione dei clienti dotati di scatola nera sembra agevoli l’adozione da parte delle compagnie di strategie di prezzo basate sull’aumento del premio al crescere degli anni di permanenza. L’Ivass sta attenzionando questo aspetto e non esclude possibili interventi.
La questione è stata affrontata, seppur sinteticamente, da Luigi Federico Signorini, presidente dell’istituto di vigilanza. Innanzitutto è stato sottolineato come la diffusione della black box sia oggi adottata da oltre il 20% degli automobilisti assicurati e abbia contribuito alla riduzione dei prezzi dell’assicurazione Rc auto incentivando l’adozione di comportamenti di guida responsabili. «A parità di altri fattori osservabili di rischio», ha affermato Signorini, «si stima che la scatola nera riduca la sinistrosità di circa il 20%, rendendo così possibile l’applicazione di tariffe più basse per chi l’adotta. Si tratta dunque di una tendenza da guardare con favore». E fin qui tutto ok.
Per il presidente dell’Ivass «desta tuttavia qualche preoccupazione l’apparente emergere di strategie di prezzo che fanno leva sugli elementi di “lock in” insiti nell’attuale struttura di applicazione. Data la sostanziale intrasferibilità tra una compagnia e l’altra dei dati sulle abitudini di guida, per l’assicurato che adotta la scatola nera la probabilità di cambiare compagnia alla scadenza del contratto si riduce, ceteris paribus, di circa il 60%, attenuando la spinta concorrenziale».
Secondo stime dell’authority, basate su un campione di circa 4 milioni di contratti, il maggior tasso di ritenzione dei clienti dotati di scatola nera sembra agevoli l’adozione da parte delle compagnie di strategie di prezzo basate sull’aumento del premio al crescere degli anni di permanenza. Si tratta di un fenomeno che sta suscitando attenzione a livello europeo e nel Regno Unito.
«Se questo fatto fosse confermato, non potrebbe eludere a lungo l’attenzione dei regolatori», ha fatto sapere Signorini. «Siamo restii a suggerire interventi normativi che introducano regole o divieti diretti in tema di strategie di prezzo, quali quelli che si stanno adottando o considerando altrove: interventi che consideriamo in generale costosi e distorsivi. Molto meglio sarebbe mitigare il problema rendendo disponibili e trasferibili da una compagnia all’altra i pochi dati chiave rilevabili dalle scatole nere. Se l’industria volesse prendere in considerazione autonome, efficaci iniziative in tal senso, potrebbe non occorrere altro».
Fabio Sgroi
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