sabato 06 Settembre 2025

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POLIZZE VITA DORMIENTI: TANTO TUONO’ CHE PIOVVE. E ADESSO L’IVASS VUOL VEDERCI CHIARO

Dopo un confronto preliminare con le associazioni dei consumatori e l’industria assicurativa, l’istituto di vigilanza ha deciso di avviare una indagine per «rilevare primi dati sull’ampiezza del fenomeno e sui processi adottati dalle imprese per accertare l’eventuale decesso degli assicurati e rintracciare i beneficiari».
 

ivassPrima un confronto preliminare con le associazioni dei consumatori e l’industria assicurativa. Poi, mercoledì scorso, l’avvio di una indagine sulle cosiddette “polizze vita dormienti”. L’Ivass scende in campo per vederci chiaro sul fenomeno delle polizze vita che non sono state liquidate ai beneficiari e che giacciono presso le imprese, già prescritte o in attesa della prescrizione. Si tratta, ha speigato l’istituto di vigilanza, di polizze per il caso di morte dell’assicurato, della cui esistenza i familiari non erano a conoscenza, oppure di polizze di risparmio giunte a scadenza e non riscosse per vari motivi.

Oggi i diritti derivanti dalle polizze vita si prescrivono in 10 anni e oltre questo termine le somme sono devolute dalle compagnie al Fondo rapporti dormienti istituito presso la Consap. Per l’Ivass «è importante invece assicurare che le somme frutto del risparmio e delle scelte previdenziali dei cittadini finiscano nelle mani dei beneficiari».

L’indagine Ivass, in particolare, si propone di «rilevare primi dati sull’ampiezza del fenomeno e sui processi adottati dalle imprese per accertare l’eventuale decesso degli assicurati e rintracciare i beneficiari». Ma occorrono anche modifiche legislative. L’Ivass ricorda che «oggi in Italia l’unico strumento (privato) per provare a verificare se un familiare deceduto aveva stipulato una polizza vita è rappresentato dal servizio Ricerca coperture assicurative vita dell’Ania. Un primo passo da compiere sarebbe prevedere che le imprese di assicurazione abbiano accesso alla istituenda Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr) e siano tenute a consultarla almeno una volta l’anno per verificare i decessi degli assicurati e attivarsi verso i beneficiari. In Francia una legge simile ha consentito di portare alla luce 5 miliardi di somme dormienti».

L’indagine dell’Ivass riguarda le polizze vita dei rami I, III e V, stipulate in forma individuale e quelle che consistono di fatto in un’adesione individuale a una convenzione quadro (per esempio le polizze “collettive” di tipo payment protection insurance). Sono escluse dall’indagine le polizze collettive stipulate dal contraente (per esempio datore di lavoro) a tutela degli interessi di una collettività predefinita, per le quali si presume che il contesto sociale in cui è maturato l’atto previdenziale renda più remota l’ipotesi di inattività del datore di lavoro e/o degli altri membri della collettività nel favorire la riscossione delle somme in caso di decesso di uno dei membri.

Le informazioni richieste dall’Ivass (previa valutazione da parte dell’organo amministrativo e dell’organo di controllo delle imprese) dovranno essere comunicate all’istituto di vigilanza entro il prossimo 31 maggio.

Fabio Sgroi

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