sabato 06 Settembre 2025

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POLIZZE VITA DORMIENTI: PER L’IVASS IL FENOMENO E’ «ELEVATO». ALLO STUDIO «ULTERIORI AZIONI PER MITIGARLO»

Secondo i risultati dell’indagine dell’istituto di vigilanza sono circa 4 milioni le polizze vita scadute negli ultimi 5 anni potenzialmente esposte al rischio di essere dormienti.  

Quattro milioni di polizze vita scadute negli ultimi cinque anni potenzialmente esposte al rischio di essere dormienti, delle quali più di 3,9 milioni stipulate per la copertura del solo rischio di morte (circa 145 miliardi di euro di somme dovute esposte al rischio di non essere riscosse) e circa 117.000 contratti a vita intera (senza una scadenza predefinita), con età dell’assicurato superiore a 90 anni (12 miliardi di euro di somme assicurate) di cui 2.636 relative a ultracentenari e circa 540.000 polizze stipulate da almeno 10 anni per le quali le imprese non hanno avuto notizie dell’assicurato negli ultimi tre anni (24 miliardi di euro).

Sono solo alcuni dei numeri che sono emersi dall’indagine sulle polizze vita dormienti (cioè quelle che non sono state liquidate ai beneficiari in quanto questi ultimi o i loro eredi ne ignorano l’esistenza o sono giunte a scadenza e non sono state riscosse per vari motivi) condotta dall’Ivass e avviata lo scorso 8 febbraio. Lo stesso istituto di vigilanza, nei giorni scorsi, ha reso noti i risultati.

Si tratta di un fenomeno, quelle delle polizze vita dormienti, che può riguardare le polizze per il caso di morte dell’assicurato (della cui esistenza i beneficiari non erano a conoscenza) o di risparmio che, giunte alla scadenza, non sono state riscosse dagli interessati per vari motivi.

I diritti derivanti dalle polizze vita si prescrivono in 10 anni dal decesso dell’assicurato o dalla scadenza del contratto. Dopo, le imprese devono devolvere le somme al Fondo rapporti dormienti istituito presso la Consap. Sono diversi i tipi di polizza soggetti a vari livelli di rischio di “dormienza”. Il report dell’Ivass fa una disamina accurata.

«L’elevato fenomeno di polizze potenzialmente dormienti», ha spiegato l’Ivass, «deriva da carenze nelle procedure adottate dalle imprese per verificare i decessi degli assicurati e per rintracciare i beneficiari. Anche il diffuso utilizzo di designazioni generiche dei beneficiari, unito a scarse informazioni fornite al momento della stipula del contratto, non ne agevola l’identificazione ai fini delle prestazioni assicurate».

Alla luce di ciò, l’istituto di vigilanza richiederà alle imprese «ulteriori azioni» per mitigare il fenomeno delle polizze vita dormienti e adotterà iniziative per facilitare questa attività, in attesa della possibilità di consultare l’istituenda anagrafe nazionale della popolazione residente.

L’Ivass, tra l’altro, sta valutando la disponibilità di fonti informative alternative e le possibili modalità di accesso alle stesse. Inoltre intende promuovere, insieme alle associazioni dei consumatori, programmi pubblicitari volti alla diffusione delle informazioni sul tema delle polizze dormienti presso i consumatori e gli utenti.

Fabio Sgroi

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