Salvatore Rossi, presidente dell’istituto di vigilanza: «Il problema non giova né alle tasche dei beneficiari né alla reputazione delle imprese».
Prosegue l’impegno dell’Ivass sul fronte delle polizze vita cosiddette dormienti, polizze, cioè, entrate in una specie di limbo dopo la morte del sottoscrittore, o perché questa non è nota alla compagnia assicurativa o perché i beneficiari stessi della polizza non sanno di esserlo; oppure polizze che gli assicurati trascurano di riscuotere alla scadenza e che le compagnie lasciano pendenti.
«In collaborazione con l’agenzia delle entrate abbiamo cominciato a incrociare i codici fiscali degli assicurati, forniti dalle imprese, con i dati sui decessi detenuti dall’anagrafe tributaria», ha affermato Salvatore Rossi (nella foto), presidente dell’Ivass, e «abbiamo così “risvegliato” per il momento quasi 190.000 polizze per le quali il diritto dei beneficiari era maturato nel periodo di validità della polizza, dando luogo a pagamenti, già effettuati o in corso, per oltre 3,5 miliardi di euro. Su altre 900.000 polizze sono in corso accertamenti delle imprese. Stiamo ora discutendo con queste su come si possa fare a prevenire il fenomeno, che non giova né alle tasche dei beneficiari né alla reputazione delle compagnie». (fs)
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