La vendita di Carige Vita Nuova e Carige Assicurazioni è ormai a un passo. E gli agenti sono in trepidante attesa. Tuttointermediari ha intervistato il presidente.
La vendita delle due compagnie Carige Vita Nuova e Carige Assicurazioni (gruppo Banca Carige) entra nel vivo. L’aumento di capitale della capogruppo (800 milioni di euro) avvenuto la scorsa settimana ha accelerato l’operazione di dismissione e lo stesso Cesare Castelbarco, presidente di Carige, si è augurato di ricevere nel giro di un paio di settimane le offerte vincolanti per le compagnie assicurative. Le proposte dovrebbero essere due o tre.
Si annuncia, dunque, un altro cambiamento epocale per gli agenti Carige. E la rete è in attesa di conoscere il suo futuro. «Il nostro gruppo non è mai stato unito come adesso e c’è una grande solidarietà fra i colleghi», tiene subito a precisare Letterio Munafò (nella foto a lato), 67 anni, storico presidente del Gruppo agenti assicurazione Carige, a cui sono iscritti 400 agenti quasi tutti monomandatari.
La crisi che ha colpito la banca ha preoccupato non poco gli intermediari. «Certo anche noi abbiamo avuto un momento di sbandamento e qualcuno, giustamente, ha scelto anche la strada del plurimandato, forse più per paura che per esigenze professionali reali. Le compagnie (Carige Vita Nuova e Carige Assicurazioni, ndr) hanno dovuto procedere a una opera di risanamento notevole che ha riguardato anche la rete e che oggi sta dando dei frutti», dice Munafò. Già, perché qualcosa bisognava fare. «La situazione era talmente negativa e grave che solo una vera collaborazione fra gruppo agenti e direzione delle compagnie poteva consentirci di rimanere a galla. Abbiamo capito che dovevamo remare verso la stessa direzione». E non è stato semplice. «Sì», dice Munafò, «qualche scontro c’è pure stato ma alla fine, grazie a una reciproca grande volontà di andare avanti, abbiamo sempre trovato le soluzioni».
Ma che cosa ha chiesto il gruppo agenti alle mandanti? «Di poter continuare a stare sul mercato nel modo migliore possibile, preservando le agenzie, le sedi e i dipendenti», risponde Munafò, che ci tiene a fare un ringraziamento. È per Roberto Laganà (foto in basso), amministratore delegato e direttore generale di Carige Vita Nuova e Carige Assicurazioni. «Lui e i suoi uomini, con l’apporto anche di noi agenti, hanno di fatto salvato le compagnie che erano a un passo dal fallimento. Oggi è il nostro punto riferimento e ci auguriamo possa esserlo in futuro», sottolinea il presidente del Gruppo agenti Carige.
«Le due compagnie, allo stato attuale, hanno messo i conti a posto, e lo hanno fatto grazie ad alcuni necessari accorgimenti», precisa Munafò. Uno di questi è la scontistica nel ramo auto. «Le mandanti si sono rese conto che, in linea di massima, i parametri relativi alla scontistica dovevano essere rivisti, portandoli allo stesso livello delle altre compagnie. Negli ultimi due anni, infatti, le agenzie hanno perso il 30% del portafoglio a causa della diminuzione dei premi. E quando perdi i premi, perdi anche le provvigioni, con un enorme danno per l’equilibrio dei punti vendita. A questo aggiungiamo il calo della raccolta nel settore danni, l’introduzione dell’abolizione del tacito rinnovo, la diminuzione delle immatricolazioni auto e la crisi economica. Il fatto di aver portato il premio medio auto allo stesso livello del mercato ha consentito e sta consentendo alle agenzie di recuperare una parte del portafoglio perso», sottolinea Munafò.
Il non aver bloccato gli investimenti nel settore informatico e l’aver continuato quel percorso che ha portato alla rivisitazione dei prodotti e al lancio di due nuove polizze sono altri due aspetti che, per Munafò, sono risultati decisivi. «E adesso stiamo cominciando a parlare anche dei contratti vita…», aggiunge. «Insomma, oggi abbiamo iniziato a vedere il sole e abbiamo acquisito una maggiore fiducia». All’orizzonte c’è il rinnovo dell’accordo integrativo, in scadenza il 31 dicembre 2015, «ma è troppo presto per parlarne», dice Munafò.
Intanto la vendita delle due compagnie assicurative è a un passo. E il gruppo agenti è alla finestra, ansioso di capire come si evolverà la situazione. «Ai nuovi proprietari, non importa se italiani o stranieri, faremo un discorso preciso: vogliamo continuare a svolgere la nostra attività professionale a 360 gradi e abbracciando tutto il mercato. Certo rispettiamo il piano industriale di quello che sarà il nuovo proprietario, ma il fatto di dover rinunciare a priori ad alcuni rami ci penalizzerebbe. E poi mi sembra corretto rispettare i piani industriali anche delle agenzie».
Ma gli agenti Carige non chiedono solo questo. «Per noi è fondamentale il mantenimento delle agenzie e dei dipendenti, circa 850, ma anche dei subagenti e dei produttori. Stiamo parlando di un numero elevato di famiglie a cui è giusto garantire una certa continuità. In questi anni abbiamo fatto enormi sacrifici. Siamo pronti a farne ancora, a patto che ci venga concessa la possibilità di continuare a svolgere, ripeto, la nostra attività lavorativa. Certo, chi arriverà ci dovrà dare gli strumenti adatti per poter migliorare. Noi siamo disponibili a sederci attorno a un tavolo e a discutere di tutto, di professionalità, di formazione, di ciò che possa portare benefici a noi e al nuovo proprietario», evidenzia Munafò, che si pone anche un interrogativo, forse dettato dalla sua lunga militanza in una compagnia storica come Carige. «La capogruppo ha proceduto a un aumento di capitale, le due compagnie assicurative l’anno prossimo registreranno un utile, il percorso sembra quello giusto per una ripresa: che motivo c’è di venderle?».
Ma tant’è. Ormai i giochi sembrano fatti. Poi, per il gruppo agenti, inizierà un’altra avventura. «Valuteremo se fare un congresso straordinario appena conosceremo chi sarà il nostro nuovo proprietario. Vogliamo capire come muoverci a tutela della nostra figura professionale», conclude Munafò.
Fabio Sgroi
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