sabato 01 Novembre 2025

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LUCCHETTA E LA NASCITA DI UNIAGENTI: «NON SONO SORPRESO, MA NON IMMAGINAVO SI POTESSE ARRIVARE A UN ULTERIORE ORGANISMO SINDACALE DI CATEGORIA»

Il presidente del Gruppo aziendale agenti Cattolica: «Immagino che i colleghi agenti che hanno ideato, organizzato, creato tale associazione abbiano anche pensato ai mille risvolti che simile iniziativa può avere sia verso la nostra categoria, sia verso i nostri interlocutori delle compagnie e al rischio che la polverizzazione potrebbe provocare».

Donato Lucchetta

«La cosa non mi coglie completamente di sorpresa, o almeno erano manifesti i malumori che, soprattutto all’interno di Sna e dopo la famosa recente “espulsione” si erano palesati all’interno di quel sindacato, anche se non immaginavo, ovviamente, si potesse arrivare alla nascita di un ulteriore organismo sindacale di categoria». Così Donato Lucchetta, presidente del Gruppo aziendale agenti Cattolica Assicurazioni, commenta la nascita di un terzo soggetto (UniAgenti) che si pone l’obiettivo di tutelare gli agenti di assicurazione a livello nazionale.

«Non credo che esprimere giudizi, tantomeno a caldo, sia cosa saggia», dice Lucchetta a Tuttointermediari.it. «Immagino che i colleghi agenti che hanno ideato, organizzato, creato tale associazione abbiano anche pensato ai mille risvolti che simile iniziativa può avere sia verso la nostra categoria, sia verso i nostri interlocutori delle compagnie e al rischio che la polverizzazione potrebbe (uso il condizionale) provocare».

L’agente veneto ritiene a ogni modo che «le associazioni sindacali, comunque si denominino, di qualsiasi categoria, debbano avere il coraggio, spinto dagli iscritti e non dalle campagne elettorali o dalla propaganda, di evolvere e cambiare radicalmente. Oggi l’attività di agenzia, e nel prossimo futuro lo sarà sempre più, è attività professionale di impresa, e il “sindacato” (ma mi piacerebbe di più chiamarla associazione perché la categoria degli imprenditori, quali gli agenti professionali sono, poco c’entrano con il sindacato) a mio modo di vedere deve svolgere azioni significative e stabili di lobby non legate alle periodiche conoscenze con il politico di turno (per natura sempre a scadenza, quindi abile a promettere) e poi farne articoli propagandistici e pensare di riuscire a “venderli” ai colleghi, come vittorie altisonanti».

Per Lucchetta «ben vengano» anche nuove associazioni. «Saranno i colleghi a scegliere con chi stare o da chi si sentono più rappresentati, a condizione che si riesca a far convogliare a imbuto le necessarie e rispettive aspettative che non l’agente, ma la professione, sempre più richiede, e farle valere in maniera univoca su tavoli che contano, a partire dal rinnovo, attualmente al palo, dell’Ana, e una politica di gestione del dato che riesca a superare concettualmente dogmi che le dinamiche stesse dei comportamenti e del mercato hanno dimostrato non essere più efficaci, mantenendo il presidio sulla relazione, non sostituibile,  e quindi attribuendone il relativo valore economico, che l’agente e la sua struttura ha con il suo cliente».

Lucchetta conclude il suo pensiero così: «Auspico che i colleghi che hanno deciso di impegnarsi in questa nuova esperienza abbiano considerato ogni variabile dimenticando personalismi e fatti divisivi poiché il mercato, i vincoli normativi comunitari e nazionali, le strutture agenziali sempre più esposte a responsabilità e costi, le economie, le politiche, la tecnologia, ci indirizzeranno a scelte che mai forse avremmo immaginato. Cercare sinergie fin dove possibile e conveniente, non solo contrapposizione, con i necessari interlocutori delle compagnie che, ci piaccia o no, come noi, sono inevitabilmente parte di un sistema che deve funzionare meglio. E per farlo, compagnie, associazioni sindacali e gruppi aziendali hanno l’obbligo e la responsabilità di mantenere aperta, sempre, ogni strada, anche tortuosa che porti al dialogo finalizzato alla soluzione».

Fabio Sgroi

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