Il rappresentante generale per l’Italia dei Lloyd’s di Londra fa il punto e parla anche del business italiano.
Il futuro post Brexit e le possibili opzioni, i risultati in Italia, le opportunità ma anche le criticità del mercato italiano. Vittorio Scala (nella foto), rappresentante generale per l’Italia dei Lloyd’s di Londra, fa il punto con tuttointermediari.it.
E parte dai risultati nel nostro Paese. «Alla fine dell’anno scorso abbiamo registrato un incremento globale dei premi di circa il 2,2%, con un aumento della parte assicurativa del 4,7% e un decremento nella riassicurazione», afferma Scala. Per quanto riguarda i rami, i Lloyd’s in Italia «continuano a crescere in quelli general liability, che comprendono anche la professional liability e registrano un buon incremento nel marine e in linee come l’energy e gli infortuni».
Un discorso a parte riguarda il cyber risk. «È una tipologia di rischio dove c’è molta offerta da parte del mercato dei Lloyd’s, ma c’è pochissima domanda», dice Scala. «Oltre all’organizzazione di eventi dedicati su questo tema riteniamo sia utile puntare sulla formazione degli intermediari per creare consapevolezza nei loro clienti. Non ha senso concentrarsi sul prodotto finché non creiamo consapevolezza nel cliente su cosa è il cyber».
Intanto i Lloyd’s preferiscono guardare con molta attenzione ai droni e ai mezzi senza guida («ci stiamo lavorando molto», fa presente Scala), con un occhio particolare anche alla robotica, settore che in Italia è all’avanguardia: «Sono molti i centri di eccellenza specializzati in questo segmento che si sono rivolti a noi perché hanno un problema: prodotti già pronti che non possono immettere sul mercato perché non sono assicurati. E questo è un paradosso…».
BREXIT – Naturalmente i fari, in questo momento, sono puntati sulla Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Scala era già intervenuto su questo argomento rassicurando il mercato italiano. A giugno scorso, in particolare, aveva parlato dell’impegno da parte dei Lloyd’s di mettere a punto un piano per continuare ad accedere ai loro mercati europei.
Come è la situazione adesso? «Si sta lavorando su tre opzioni», sottolinea Scala. «Innanzitutto il mantenimento del passporting (possibilità per le istituzioni finanziarie di avere accesso in blocco al mercato unico Ue senza dover chiedere singole licenze, ndr) attraverso accordi bilaterali tra Regno Unito e Unione Europea e su questo stiamo lavorando col governo britannico. È l’opzione che prediligiamo, ma è anche la meno probabile. Le altre due soluzioni sono queste: la costituzione di una filiale in uno dei paesi europei, in modo che possa permettere agli altri uffici all’interno dell’Unione Europea di continuare a operare con i passporting come facciamo oggi; oppure la trasformazione di tutti gli uffici locali in Europa in branches, quindi con licenze locali, di un assicuratore di un paese terzo. Vuol dire operare con licenze locali in ogni singolo paese e non avere più bisogno del passporting». Una decisione sarà assunta con tutta probabilità nei primi mesi del 2017.
Fabio Sgroi
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