Alla fine del 2024, i due terzi erano gestiti da operatori italiani, mentre circa un terzo era in mano a gruppi esteri. Il presidente dell’Ania: «Per l’industria assicurativa, la diversificazione geografica rappresenta un fattore cruciale per garantire stabilità e una più efficace gestione dei rischi».

Alla fine del 2024 operavano in Italia 88 imprese assicuratrici soggette alla vigilanza dell’Ivass, di cui quattro costituite come sedi secondarie di operatori extra-See (Spazio economico europeo). A queste si aggiungono 91 imprese con sede in uno Stato del See operanti in regime di stabilimento (cioè con una presenza stabile in Italia) e circa 900 imprese in regime di libera prestazione di servizi, che operano direttamente dal Paese d’origine. Il quadro è stato descritto da Giovanni Liverani, presidente dell’Ania, in occasione di una recente audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo del Senato.
Dunque, due terzi del mercato assicurativo sono gestiti da operatori italiani, mentre circa un terzo è in mano a gruppi esteri.
«Questa composizione», ha affermato Liverani, «evidenzia come il mercato italiano, in linea con quanto accade nei principali paesi, sia aperto alla concorrenza; per l’industria assicurativa, la diversificazione geografica rappresenta, infatti, un fattore cruciale per garantire stabilità e una più efficace gestione dei rischi. Il grado di concentrazione del mercato, calcolato come quota di mercato cumulata delle prime dieci imprese, è pari al 70% nei rami vita e al 73% nei rami danni». (fs)
© RIPRODUZIONE RISERVATA