mercoledì 24 Settembre 2025

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L’ISTITUZIONE DI UN FONDO DI GARANZIA ASSICURATIVO DEI RAMI VITA. LA POSIZIONE DELL’ANIA

È quanto prevede il Ddl Bilancio attualmente in discussione. L’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici ha suggerito delle modifiche. Ecco quali.

L’articolo 25 del Ddl Bilancio istituisce il Fondo di garanzia assicurativo dei rami vita con l’obiettivo di semplificare le procedure nel caso si dovesse realizzare in futuro un nuovo dissesto dopo quello che ha riguardato Eurovita.

«È positivo che il Fondo abbia una natura privatistica, così come è positivo che partecipino alla contribuzione al fondo tutti gli operatori economici che svolgono un ruolo importante nella catena del valore», ha osservato Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, nel corso di una recente audizione presso le commissioni congiunte Bilancio del Senato e Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera.

Inoltre è previsto che il Fondo debba avere una dotazione finanziaria pari almeno allo 0,5% dell’importo delle riserve tecniche dei rami vita, obiettivo da raggiungersi in dieci anni. «Tenuto conto dell’attuale livello delle riserve matematiche (800 miliardi a giugno 2023, di cui 200 di polizze di ramo III), l’ammontare target è di 4 miliardi (a cui si potrebbero aggiungere altri 4 miliardi di contributi straordinari). Tale ammontare sembra sovradimensionato», ha fatto notare Farina, «soprattutto considerando che la prestazione unitaria rimborsabile (che correttamente andrebbe riferita alla prestazione maturata) è di 100.000 euro».

In Francia, per esempio, ha reso noto l’Ania, un fondo analogo ha una dotazione pari allo 0,5 per mille delle riserve (un decimo di quello previsto nella norma in commento, a regime per l’Italia); in Germania (dove il Fondo Protector si assume la responsabilità delle obbligazioni derivanti dai contratti assicurativi sulla vita, senza nessuna esclusione, ma non si occupa della ristrutturazione della compagnia) all’1 per mille (un quinto di quello previsto dall’articolo 25).

«La nostra proposta», ha affermato Farina, «è di ridurre l’ammontare complessivo del Fondo, anche in ragione del rafforzamento dei requisiti di vigilanza introdotti negli anni recenti dal regime di Solvency II, e di differenziare la contribuzione tra le polizze di ramo III, per le quali all’assicurato è sostanzialmente dovuto il solo valore dei titoli sottostanti, e le altre polizze dove le prestazioni all’assicurato sono garantite. Ipotizzando che il valore obiettivo fosse fissato nello 0,1% per le polizze linked e 0,4% nel resto del portafoglio avremmo, sulla base di dati di giugno 2023, un valore obiettivo del fondo pari a 2,6 miliardi, ossia lo 0,33% delle attuali riserve vita».

Si tratta di un valore che «sarebbe comunque tre volte superiore a quello tedesco e circa sei volte superiore a quello francese: ciò renderebbe più sostenibile economicamente il raggiungimento dell’obiettivo in dieci anni».

L’Ania ha evidenziato altri aspetti. Per esempio la previsione che una quota fino al 50% dei contributi assuma la forma di impegni irrevocabili di pagamento. «Questa quota potrebbe essere innalzata e, in ogni caso, andrebbe prevista esplicitamente anche per il primo versamento annuale», ha sottolineato Farina. «Inoltre, andrebbe specificato che i versamenti sono dovuti a valere sul 2024, per evitare che debbano essere contabilizzati per il 2023».

Altro tema è quello della suddivisione della contribuzione tra compagnie e intermediari: nel testo è previsto che almeno i quattro quinti siano finanziati dalle compagnie, mentre la rimanente parte da intermediari con una raccolta premi superiore ai 50 milioni. «Al momento, la contribuzione delle imprese è prevista essere pari, per il primo anno, allo 0,5 per mille delle riserve, a cui si aggiungerebbe la contribuzione dei distributori, pari rispettivamente allo 0,1 per mille delle riserve per banche e Poste e allo 0,4 per mille dei premi per agenti e broker. Di conseguenza, per le banche che distribuiscono i prodotti solo tramite propri sportelli, la prima contribuzione sarebbe pari allo 0,6 per mille, un valore che in dieci anni sarebbe superiore al valore obiettivo. Riteniamo, pertanto, che il contributo in prima applicazione (e nei successivi anni) a carico delle compagnie debba essere pari allo 0,4 per mille».

Infine, ha concluso Farina, «proponiamo che le compagnie assicurative possano provvedere alla contribuzione al Fondo anche utilizzando il credito d’imposta, a oggi non recuperato, generato dai versamenti pregressi dell’imposta sulle riserve matematiche dei rami vita (c.d. “IRM”). L’imposta in parola costituisce un versamento in anticipo delle imposte sostitutive o delle ritenute che la compagnia andrà materialmente a trattenere sui rendimenti di polizza all’atto del relativo pagamento (scadenza contrattuale o riscatti anticipati): il versamento dell’IRM, pertanto, genera ipso facto un credito d’imposta di pari importo nei confronti dell’erario. La possibilità di impiegare il credito d’imposta in parola, oltre che per i consueti utilizzi già previsti dalla normativa, anche per alimentare il nuovo Fondo di garanzia assicurativo dei rami vita, consentirebbe alle compagnie di “rientrare” almeno di una parte di tale ingente ammontare anticipato all’erario nel corso degli ultimi 20 anni. Tale possibile destinazione del credito d’imposta da IRM risulterebbe, inoltre, priva di effetti negativi sui saldi di finanza pubblica, dal momento che il credito in parola non è tecnicamente contabilizzato nell’ambito del debito pubblico». (fs)

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