Il presidente Salvatore Rossi: «La regolamentazione? Deve essere neutrale rispetto agli sviluppi tecnologici, in modo che alle stesse attività e agli stessi rischi corrispondano gli stessi vincoli. Tuttavia, ci dobbiamo chiedere se alcune norme, emanate quando la tecnologia era molto diversa da quella di oggi, non possano ostacolare oggi novità interessanti».
«Non possiamo non porci il problema della protezione degli assicurati: dobbiamo tutelarli da condotte sleali di chi li assicura o da marginalizzazioni dovute al “digital divide” (divario digitale, ndr)». Salvatore Rossi (nella foto), presidente dell’Ivass, fissa dei paletti oltre i quali non andare.
Il tema centrale è la tecnologia e la sua evoluzione. Innovazioni che vanno a impattare sui processi, sui prodotti, sulle relazioni con i consumatori e sulla pubblicità. «Possono risultarne ridisegnate l’offerta di prodotti assicurativi e le modalità distributive», ha sottolineato Rossi. «Le compagnie potrebbero accedere a un flusso, costante e mai visto prima d’ora, di informazioni su abitudini, tendenze di acquisto, stili di vita, salute fisica dei clienti, attuali e potenziali, accrescendo la loro capacità di penetrazione se sono pronte ad approfittarne».
Finora, ha evidenziato il presidente dell’Ivass, l’approccio di molte grandi compagnie internazionali è stato quello «di ricercare intese con le giovani start-up tecnologiche, o di comprarle. Per acquisirne le innovazioni o semplicemente per liberarsi di concorrenti scomodi. Oppure per una scelta strategica più ampia: tenere agganciato il cliente con servizi aggiuntivi, allungare la catena del valore classica del business assicurativo oltre la fase del risarcimento/indennizzo».
Rossi, però, è stato chiaro nell’affermare che «l’innovazione va bene purché sia buona, eticamente corretta e rispettosa dell’interesse generale». E qui entra in gioco l’attività dell’Ivass, il cui compito di regolatore e supervisore di fronte a queste tendenze, ha detto Rossi «non è certo quello di opporsi alla modernità in nome della difesa di un piccolo mondo antico fatto di certezze e di rigidità dei ruoli. Sarebbe suicida oltre che sciocco».
Il principio fissato a livello internazionale è che la regolamentazione «debba essere neutrale rispetto agli sviluppi tecnologici, in modo che alle stesse attività e agli stessi rischi corrispondano gli stessi vincoli. Tuttavia, ci dobbiamo chiedere se alcune norme, emanate quando la tecnologia era molto diversa da quella di oggi, non possano ostacolare oggi novità interessanti».
Rossi ha fatto l’esempio del cloud computing: le norme regolamentari sull’esternalizzazione di funzioni e attività rilevanti, infatti, limitano i rischi ma complicano la vita di chi vuole andare verso servizi in cloud.
Fabio Sgroi
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