È quanto sostiene Riccardo Cesari, consigliere dell’Ivass, che guarda positivamente il nuovo che avanza, anche se avverte: «Le nuove modalità di offerta e di distribuzione possono introdurre forme di asimmetria informativa tra cliente, distributore e impresa. Un’eccessiva personalizzazione dell’offerta potrebbe ridurre gli ambiti di mutualità e limitare il confronto tra i prodotti».

«L’innovazione digitale? Può aiutare le reti degli agenti “veri” a rafforzare la relazione di prossimità con la clientela, con benefici nella prestazione di attività di consulenza e assistenza e nella piena rispondenza dei prodotti alle esigenze di protezione». Lo ha affermato Riccardo Cesari, consigliere dell’Ivass, introducendo i lavori di un workshop on line dal titolo Innovazione digitale, ecosistema assicurativo, inclusione e mutualità, organizzato dallo stesso istituto di vigilanza qualche settimana fa.
Un evento che ha messo in evidenza la necessità di un approccio etico e trasparente verso l’innovazione tecnologica che sicuramente presenta nuove opportunità, ma anche nuovi rischi per il settore assicurativo.
«Le nuove modalità di offerta e di distribuzione possono introdurre nuove forme di asimmetria informativa tra cliente, distributore e impresa», ha osservato, fra l’altro, Cesari. «Un’eccessiva personalizzazione dell’offerta potrebbe ridurre gli ambiti di mutualità e limitare il confronto tra i prodotti». Poi ha aggiunto: «La valutazione della sostenibilità dei nuovi business model digitali e dei data driven deve tenere conto della conformità degli operatori anche alle normative sulla concorrenza e sulla privacy. Il progressivo utilizzo di piattaforme tecnologiche richiede certezza legale e regole comuni. Va ricercato un equilibrio tra la protezione dei dati, che rappresentano un bene comune irrinunciabile, e la possibilità di usare quelli necessari allo sviluppo di nuovi prodotti e nuovi mercati».
Fabio Sgroi
© RIPRODUZIONE RISERVATA











