L’ormai ex presidente dell’Unione agenti Axa, nella relazione di fine mandato letta all’ultimo congresso elettivo di Venezia di qualche settimana fa, ha toccato diversi temi, criticando in più di una occasione, e duramente, l’operato della mandante: «A questa multinazionale, le cui qualità non possiamo certo rinnegare, interessa un unico e solo obiettivo: il profitto. E per anni abbiamo fatto finta di non vedere.. ».

«Ormai molti anni fa, quando è iniziata la mia avventura da rappresentante degli interessi dell’Unione agenti Axa, mai e poi mai avrei immaginato un periodo così lungo, intenso e ricco, così come non immaginavo di dovermi confrontare con così tanti dirigenti a digiuno assoluto di assicurazione. Posso dire di aver attraversato tutte le fasi di Axa, dalla fusione delle cinque ex compagnie, all’avvento dei sistemi on line, alla definizione di tutti gli accordi vigenti, sino a questi ultimi travagliati mesi. Mesi che ho vissuto e vivo con grande amarezza, osservando come l’azienda abbia voluto disperdere, in pochi mesi, un lavoro lungo vent’anni, ma con la consapevolezza di aver mantenuto la schiena dritta e quella libertà di pensiero che non deve mai abbandonare un rappresentante di un gruppo agenti». Alessandro Lazzaro, fino a qualche settimana fa presidente dell’Unione agenti Axa (Uaa), avrebbe sicuramente voluto lasciare l’incarico con un altro spirito, magari con entusiasmo.
Leggendo a Venezia la relazione di fine mandato non ha nascosto la sua delusione. Allo stesso tempo, però, ha invitato la rappresentanza agenziale a guardare al futuro con fiducia. «Siamo un grande gruppo che è chiamato a scrivere o a riscrivere il proprio futuro, scegliendo se perseguire fino all’impossibile le attività di confronto con Axa e limitare il proprio raggio d’azione a ciò che, statutariamente, è già previsto. O se sviluppare con decisione e impegno quelle attività che, in un mercato cambiato e con un’impresa cambiata radicalmente come oggi è Axa, paiono indispensabili a garantire, in particolare ai più deboli, un percorso di sopravvivenza anche alternativo», ha affermato.
Il presidente di Uaa ha spiegato come il suo compito, in questi ultimi due anni, sia stato proprio quello di rendere concreta questa possibilità e di lasciare all’assemblea di stabilire come e se proseguire, ricordando in particolare alcune iniziative che vanno in questa direzione, come Uaa Servizi e Next Gen.
A proposito dei rapporti con Axa, Lazzaro ha osservato: «Per anni abbiamo fatto finta di non vedere e non capire che, nella sostanza, a questa multinazionale, le cui qualità non possiamo certo rinnegare, interessa un unico e solo obiettivo: il profitto. E questo profitto prescinde da noi, dalle nostre storie, dai nostri sentimenti, da quella passione che trasmettiamo ogni giorno ai nostri clienti e che è stata sinora la loro grande fortuna».
E prescinde anche «da tutte quelle roboanti dichiarazioni di inclusività che forse incredibilmente non riguardano i clienti, oggi i veri esclusi, ma solo la costruzione di un’offerta a basso quando non bassissimo valore aggiunto, tendente a non pagare mai. Ma c’è un momento nel quale non si può più far finta di non capire e questo momento è arrivato. È il tempo che Axa dichiari non soltanto qual è la sua idea di distribuzione in Italia ma, se vuol riconquistare gli agenti, declini un programma di investimenti e di risorse che rendano, nei fatti, gli agenti centrali. Senza di quelli, gli agenti prenderanno strade diverse, come già in molti hanno fatto, e si perderà definitivamente quel senso di appartenenza che, già oggi, è ai minimi termini».
Sulla decisione di non ricandidarsi ha affermato: «Sono davvero convinto che non ci sia un momento migliore per passare il testimone a chi, in questi quattro lunghissimi anni, non solo è stato sempre al mio fianco (Matteo Comi, ndr), ma ha gestito temi e problemi con grande capacità, lucidità, tenacia e quell’onestà intellettuale che è un marchio di famiglia. Sono sicuro che Matteo sarà un grandissimo presidente e che porterà quella freschezza e quelle novità di cui abbiamo tutti bisogno, mantenendo saldo il principio fondante del nostro gruppo, volto a tutelare, per primi, i più deboli».
Fabio Sgroi
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