Lo dice il presidente Maria Bianca Farina, per il quale la nuova normativa « rappresenta un primo passo verso una ridefinizione del sistema».
«L’approvazione della legge Rc medica? Potrebbe essere ancora più efficace se prevedesse l’implementazione di alcune componenti quali ad esempio l’eliminazione della cosiddetta “azione diretta”, che può rendere più forte l’aspettativa di ottenere dei vantaggi economici anche quando essi siano fondati su presupposti deboli, aumentando il contenzioso giurisdizionale con conseguente prevedibile aumento del costo dei risarcimenti». È l’opinione di Maria Bianca Farina (nella foto), presidente dell’Ania, espressa sulle pagine de Il Sole 24Ore Sanità.
Il provvedimento va comunque «nella giusta direzione e rappresenta un primo passo verso una ridefinizione del sistema. Ovviamente a questo primo passo ne dovranno seguire molti altri, da parte di tutti gli stakeholder coinvolti, con il costante obiettivo per tutti di proteggere sempre di più e meglio i cittadini». C’era attesa per capire quale fosse il parere dell’Associazione nazionale fra le imprese assicurative in merito all’approvazione di una legge che dovrebbe regolamentare il rischio clinico. Farina, attraverso un testo libero a sua firma riportato sul quotidiano, ha sottolineato i punti più importanti di questa legge, che «mira a risolvere molte criticità, prima su tutte il fenomeno dell’aumento del numero delle denunce per malpractice medica che ha riguardato molti Paesi sviluppati negli ultimi decenni e in particolare il nostro Paese (in Italia si è passati da circa 17.000 sinistri denunciati a metà degli anni Novanta agli oltre 30.000 sinistri denunciati del 2014)».
La nuova legge, ha spiegato Farina, per esempio «introduce misure di mitigazione del rischio, attraverso una funzione trasparente di risk management. Inoltre ridefinisce la responsabilità delle strutture sanitarie e di chi esercita la professione sanitaria, che dovrebbe portare a un contenimento della medicina difensiva e dei relativi costi. La nuova legge introduce poi l’obbligo di assicurazione per le strutture (pubbliche e private) e per gli operatori sanitari, offrendo quindi una maggiore protezione per tutti i soggetti del Sistema sanitario, in particolare per i cittadini. Infine, e non da ultimo, estende l’applicabilità delle tabelle per il danno biologico alle strutture sanitarie, consentendo una maggiore certezza nella determinazione del valore economico dei danni ed eliminando possibili discriminazioni legate ad esempio a fattori geografici o alla discrezionalità delle valutazioni, sempre in un’ottica di tutela del cittadino».
Fabio Sgroi
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