È quanto emerge da una indagine sulle imprese italiane condotta da Das Italia in occasione del convegno dello scorso 17 settembre a Milano.
È la legge 231 sulla responsabilità amministrativa e penale di impresa, ma anche il testo unico sulla salute e la sicurezza sul posto di lavoro a turbare il sonno delle imprese italiane. Ancora più del fisco. È quanto è emerso da un questionario che Das, compagnia di Generali Italia specializzata nella tutela legale, ha sottoposto a un panel di broker assicurativi in occasione del convegno I rischi emergenti per le imprese, che si è svolto lo scorso 17 settembre a Milano (nella foto) e al quale ha preso parte anche Raffaele Guariniello, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino.
Secondo i dati del questionario, Quasi il 40% degli interpellati sostiene che i problemi da cui vogliono cautelarsi le imprese italiane sono soprattutto quelli legati alla legge 231, mentre il 29% indica il Testo Unico 81 del 2008. L’11% punta l’attenzione su lavoro e previdenza, mentre soltanto il 9% segnala la materia fiscale come ambito critico dal punto di vista delle possibili controversie di natura legale.
L’introduzione di queste normative, specialmente la 231, secondo il 50% dei broker intervistati, ha fatto aumentare i costi legali delle aziende di almeno un terzo. Il 17% è convinto che l’aumento sia stato anche superiore al 50%, mentre il 33% fa valutazioni più prudenziali, ritenendo che la crescita non sia superiore a un 10%. L’edilizia è il settore ritenuto più a rischio (29%) seguito da industria (24%), commercio e liberi professionisti (entrambi col 9% delle risposte). Più fragili appaiono le medie (42%) e piccole (35%) aziende. Le figure aziendali più a rischio di un’azione giuridica o amministrativa sono, oltre agli amministratori (43%), i responsabili della sicurezza (29%) e dirigenti o quadri (25%). Secondo il sondaggio di Das Italia, le violazioni contestate sono soprattutto di natura penale (44%) e in misura inferiore civili o amministrative (28%).
Eppure sono poche le aziende che si tutelano con una copertura assicurativa ad hoc. «In Italia siamo ancora abbastanza indietro sia per scarsa cultura assicurativa, sia perché manca una corretta percezione dei rischi a cui si va incontro», ha sottolineato Roberto Grasso, direttore generale e amministratore di Das Italia. «Sottoscrivendo, con poche centinaia di euro l’anno, un’assicurazione di tutela legale, una piccola azienda si mette al riparo da eventuali problemi di natura penale e amministrativa (per esempio in materia di sicurezza, ambiente, privacy, ecc.) e anche da controversie di natura contrattuale con fornitori, dipendenti o clienti. Esistono polizze costruite su esigenze specifiche: per l’artigiano, per i dirigenti, per il dipendente che guida i mezzi aziendali, per i liberi professionisti, per l’impresa agricola o quella edile, per l’albergo o il condominio, per le scuole piuttosto che per le associazioni». (fs)
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