Secondo l’associazione delle imprese, nel 2013 l’installazione dei dispositivi telematici è quasi raddoppiata rispetto all’anno precedente. Ma quali effetti ha prodotto in termini di frequenza sinistri e premio pagato? Ecco alcuni casi a Roma, Napoli e Catania…
Nel 2013, le cosiddette scatole nere installate nelle autovetture italiane sono quasi raddoppiate passando da 1,2 milioni agli oltre 2 milioni nel 2013. A rivelarlo è l’Ania, che fissa anche la definizione di scatola nera: «dispositivo telematico installato nelle autovetture, con differenti modalità, che contengono almeno quattro componenti base: accelerometro (dispositivo che consente di misurare i cambi di traiettoria, le accelerazioni e le frenate dei veicoli oltreché le modalità di svolgimento di eventuali incidenti stradali), Gps (sistema di localizzazione satellitare del tutto simile a quello utilizzato per i navigatori) Gsm (mini scheda che trasmette alla centrale operativa i dati registrati dall’apparecchiatura, ai fini della loro analisi e classificazione) e microprocessore con memoria (memoria flash, simile a quella delle chiavette Usb, che consente di mantenere i dati registrati anche quando l’apparecchiatura è scollegata dalla rete elettrica dell’autovettura o se il dispositivo è danneggiato in seguito a un incidente)».
L’Italia, evidenzia l’Ania, detiene «una leadership mondiale in questo mercato e sono italiani sia i principali provider fornitori dei dispositivi sia, soprattutto, i provider dei servizi telematici indispensabili per il funzionamento delle scatole nere».
L’INDAGINE DELL’ANIA – Da una indagine condotta dall’Ania, risulta che quasi tutti i dispositivi hanno la funzione di accertamento del crash, consentono cioè di ricostruire con precisione la dinamica di un incidente, e prevedono garanzie accessorie per l’assistenza stradale agli automobilisti (95% dei casi) o l’assistenza in caso di furto delle vetture (60%). Molto elevata è anche la percentuale di scatole nere che, in seguito a un incidente o al malfunzionamento della vettura, consentono di inoltrare messaggi di emergenza per l’invio di un carro attrezzi o di soccorsi. Più limitata (10%-15%) è la modalità di eCall (richiesta di soccorso) automatica qualora l’automobilista sia impossibilitato a farla per proprio conto. Una larga maggioranza di scatole nere (70%) consente forme più o meno sofisticate di personalizzazione tariffaria (le modalità più consuete sono al servizio di tariffe a tempo o a chilometro). Infine, circa il 20% dei dispositivi telematici consente ulteriori servizi aggiuntivi (assicurazioni per viaggi e sport, parking, controllo sui limiti di velocità).
GLI EFFETTI DELL’UTILIZZO DELLA SCATOLA NERA – Ma quali effetti ha prodotto l’installazione sul veicolo della scatola nera sullo stile di guida degli assicurati e conseguentemente sulla loro sinistrosità? Integrando i dati dell’Ania e quelli della Motorizzazione Civile, è stato possibile analizzare la distribuzione territoriale dei veicoli che utilizzano la scatola nera, che sono prevalentemente concentrati al Sud (circa la metà del totale) e in particolare in Campania e in Sicilia; al Nord sono maggiormente presenti in Lombardia e in Emilia Romagna, e al Centro nel Lazio (e in particolare a Roma).
«Per avere una dimensione di quanto il dispositivo satellitare possa influire positivamente sulla personalizzazione del rischio assicurato», spiega l’Ania, «occorre determinare se e in che misura il premio puro e singolarmente le sue due componenti (frequenza dei sinistri e costo dei risarcimenti) variano in presenza o meno dei dispositivi. Questa valutazione deve essere però condotta per profili di assicurati simili, coerentemente con la tecnica assicurativa che esige un’analisi effettuata per categorie di rischi omogenei in base al principio di mutualità. Prendendo come riferimento, per esempio, un giovane con età inferiore a 25 anni che guida un’autovettura di media cilindrata e che si trova, usufruendo della legge Bersani, in una della classi di bonus malus migliori (inferiore alla quarta) si è analizzato quanto differisce il premio puro fra le due categorie di assicurati: coloro che hanno optato per l’installazione della scatola nera rispetto a quelli invece che non l’hanno a bordo; l’analisi si è concentrata sulle principali province italiane dove maggiormente è diffuso l’utilizzo dei dispositivi telematici. A Napoli il 17% degli assicurati del profilo considerato avevano installato la scatola nera, mostrando una frequenza sinistri inferiore del 10% rispetto a chi non possedeva il dispositivo. Anche il costo medio dei sinistri è risultato più basso del 3%. L’assicurato con la scatola nera è quindi più virtuoso e il suo premio puro è risultato inferiore di oltre il 13% rispetto a quello dell’analogo profilo senza la scatola nera. A Roma il 10% degli assicurati del profilo considerato avevano installato la scatola nera, ma a differenza di Napoli, la loro frequenza sinistri è risultata superiore del 6% rispetto a chi non possedeva il dispositivo. Il miglioramento è stato molto più evidente in termini di costo medio dei sinistri che è stato inferiore di oltre il 20% e che, quindi, ha compensato ampiamente l’aumento della frequenza sinistri. Anche in questa città l’assicurato con la scatola nera è quindi più virtuoso e il suo premio puro è risultato inferiore di quasi il 16% rispetto a quello dell’analogo profilo senza la scatola nera. A Catania, invece, oltre un quarto degli assicurati del profilo considerato avevano installato la scatola nera e, così come a Roma, non si sono rilevati effetti positivi sulla frequenza sinistri. Come a Roma il miglioramento si è osservato in termini di costo medio dei sinistri che è stato però inferiore di quasi il 35%. Ancora una volta l’assicurato con la scatola nera è più virtuoso e il suo premio puro è risultato inferiore di oltre il 30% rispetto a quello dell’analogo profilo senza la scatola nera».
Fabio Sgroi
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