martedì 14 Ottobre 2025

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IVASS: PRIME ANALISI SULL’OBBLIGO DI PRESENTAZIONE DEI PIANI DI EMERGENZA RAFFORZATI DA PARTE DEI GRUPPI ASSICURATIVI

Ecco come i gruppi sono chiamati a prevedere una gestione «tempestiva e consapevole» delle possibili situazioni di crisi con l’individuazione di misure volte a ripristinare l’adeguatezza patrimoniale e finanziaria nel caso di deterioramento in situazioni di stress tecnici o economici.  

Un piano di emergenza rafforzato che, una volta approvato dall’organo amministrativo dell’impresa, deve essere trasmesso all’Ivass ogni anno. Dal 2019 è diventato obbligatorio per i gruppi assicurativi rilevanti a fini di stabilità finanziaria.

Attraverso la redazione di questo piano, i gruppi sono chiamati a prevedere una gestione «tempestiva e consapevole» delle possibili situazioni di crisi con l’individuazione di misure volte a ripristinare l’adeguatezza patrimoniale e finanziaria nel caso di deterioramento in situazioni di stress tecnici o economici. In sostanza, la redazione del piano si pone l’obiettivo di attivare un processo decisionale «informato ed efficace» per l’individuazione preventiva di misure ad hoc che le imprese potranno essere chiamate a impiegare in presenza di reali situazioni di crisi, anticipando l’individuazione delle azioni da adottare, per esempio, nell’ambito del piano di risanamento di cui all’articolo 222 del codice delle assicurazioni.

Come è andata nel primo anno di obbligatorietà? Secondo quanto reso noto dall’Ivass, che ha svolto l’esame dei piani presentati dai principali gruppi assicurativi, verificandone la coerenza con i requisiti regolamentari e con il sistema di governance, il risk appetite framework, il contingency plan e la capital management policy, sono state individuate «tempestive azioni di ripristino delle condizioni di sana e prudente gestione, in presenza di scenari avversi in termini di solvibilità e liquidità, e riscontrato un adeguato livello di integrazione dei piani nel sistema di gestione dei rischi e di coerenza con la politica di gestione del capitale». È stato anche rilevato «l’utilizzo di indicatori di early warning, basati su variabili finanziarie e tecniche, che attivano, al raggiungimento di predefiniti recovery trigger, processi di escalation per l’adozione delle azioni di rimedio».

Le opzioni di ripristino, valutate dai gruppi in base alla loro fattibilità, interessano interventi sul capitale, iniziative di natura gestionale (contenimento dei costi, modifica dell’asset allocation strategica, ricorso alla riassicurazione e altro) e operazioni straordinarie (cessione di partecipazioni e di rami d’azienda). Possibili aree di miglioramento riguardano, tra l’altro, le misure finalizzate al mantenimento delle linee di business nelle situazioni di crisi, l’intensità degli stress utilizzati ai fini della valutazione del rischio di liquidità, nonché l’adozione di più efficaci early warning indicator.

L’Ivass è intervenuto sui gruppi interessati affinché i piani di emergenza rafforzati, presentati nel 2020, recepiscano le osservazioni formulate.

Fabio Sgroi

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