È quanto emerge da una indagine commissionata da Acb, Sna e Uea e svolta da Innovation Team su un campione di agenti e broker.
Il Regolamento Ivass 40/2018? Prevale fra gli intermediari una opinione negativa relativamente agli effetti della normativa. È uno degli aspetti che emerge da una indagine dal titolo L’impatto dell’evoluzione normativa sull’attività degli intermediari, svolta da Innovation Team su commissione di Acb (Associazione di categoria brokers), Sna (Sindacato nazionale agenti) e Uea (Unione europea assicuratori). Il report è stato inviato nelle settimane scorse all’Ivass.
L’indagine (che ha coinvolto 1.123 agenti e 58 broker) è nata con l’obiettivo di coinvolgere gli intermediari in una riflessione sui possibili impatti delle modifiche regolamentari al Regolamento 40 (distribuzione) proposte da Ivass attraverso il documento n.2/2019 in pubblica consultazione.
Per il 92,2% degli intervistati sono aumentate le incombenze gestionali e per l’89% anche i tempi di vendita. Solo il 22,6% ritiene che il regolamento in questione stia creando nuove opportunità di business. Da sottolineare che solo il 37,5% degli intermediari ha rilevato un miglioramento nella chiarezza della proposta al cliente, mentre sono poco percepiti gli impatti sul business, sui clienti e sul ruolo degli intermediari.
L’indagine ha evidenziato anche che per più della metà dei broker (per la precisione il 53,9%) il regolamento 40 ha avuto un impatto positivo in termini di chiarezza della proposta al cliente. Per gli agenti la percentuale si è fermata al 36,8%.
Anche sulla consapevolezza da parte del cliente, i broker sono più convinti (35,9%) di un avvenuto miglioramento grazie al regolamento 40 rispetto agli agenti (21,9%). Tuttavia la maggioranza degli intermediari (77,6%) è convinta che il regolamento non ha portato miglioramenti lato chiarezza e consapevolezza dei clienti.
E’ emerso poi che è piuttosto limitata la conoscenza delle possibili modifiche al Regolamento 40 proposte dall’Ivass: il 70% degli intermediari intervistati ne è al corrente, ma solo il 32% si è informato a proposito.
Fabio Sgroi
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