È quanto sostiene l’Italian Insurtech Association, che sottolinea come, in Italia, il numero di soggetti “non assicurativi” (fra cui telco, banche digitali, utilities, operatori travel, player dell’e-commerce) in grado di distribuire polizze digitali sia oggi superiore a 100. Era meno di 10, tre anni fa e si prevede che entro il 2025 saranno 10 volte tanto.
In Italia, il numero di soggetti “non assicurativi” (fra cui telco, banche digitali, utilities, operatori travel, player dell’e-commerce) in grado di distribuire polizze digitali è oggi superiore a 100. Era meno di 10, tre anni fa e si prevede che entro il 2025 saranno 10 volte tanto. In Europa ne sono stati censiti oltre mille che offrono 256 tra servizi finanziari e assicurativi (questi ultimi pesano sul totale dei servizi assicurativi e finanziari per il 41%).
È quanto sostiene l’Italian Insurtech Association (Iia), secondo cui la direttiva europea Psd2 (che riguarda i pagamenti digitali), «che ha rivoluzionato il mondo dell’open banking e dato un’ulteriore accelerata al settore fintech, unita all’interoperabilità tra compagnie e operatori di altre industrie, sta favorendo lo sviluppo di nuovi servizi assicurativi».
Per Iia, «il futuro delle assicurazioni digitali passa quindi attraverso l’open insurance», che non è altro che «l’evoluzione della interoperabilità tra l’industria assicurativa e altri settori (non solo banche, quindi) resa possibile dall’Application programming interface (Api)».
Negli ultimi anni, continua Iia, in particolare «grazie alla digitalizzazione della filiera e alla sua capacità di integrazione tecnico/amministrativa, si sta assistendo a un proliferare dell’offerta di polizze presso industrie tradizionalmente non integrate nella filiera assicurativa: utilities, telco, i grandi soggetti dell’e-commerce, ma anche le aziende di trasporti e automotive. Sono tanti i possibili distributori che hanno interesse nell’integrare uno o più prodotti assicurativi per soddisfare diverse esigenze: migliorare il livello di servizio erogato, aggiungendo un servizio di protezione o di annullamento, sempre più rilevante nel dopo Covid; soddisfare le esigenze legate a nuovi modelli di business emergenti (come nel caso della sharing economy e della mobility e sempre più dell’e-commerce); differenziarsi tramite servizi e valore aggiunto, aggiungendo servizi di protezione danni (come nel caso delle utilities); generare nuovi fatturati, tramite offerte assicurative profilate e contestuali, che rappresentano un importante drive per la monetizzazione di un’ampia base clienti».
Fra le principali problematiche per rendere «efficiente e scalabile» l’open insurance, Iia individua quattro ordini di priorità: l’offerta («Semplificare i prodotti in modo che siano facili da capire, facili da integrare nei customer journey terzi»), la tecnologia («Sfruttare i canali digitali e le nuove innovazioni insurtech per integrarsi con terzi in modo agile e flessibile»), la normativa («Semplificare e normalizzare le linee guida di trasferimento dati, di comunicazione al cliente finale e la gestione dei vincoli di pagamento & incasso») e la gestione dei dati («Gli assicuratori devono capire come l’enorme quantità di dati generati dalla loro attività può essere valorizzata e come la gestione di essi sia una priorità strategica in tutta l’azienda, non solo nel reparto It»).
Fabio Sgroi
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