Il co-direttore generale dell’Ania, intervenuto nel corso di un recente convegno organizzato da Claim Expert, ha parlato delle criticità presenti in questo ambito. Ma anche…

«L’ultimo piano di gestione del rischio agricolo del 2022 attribuisce sì un ruolo strategico all’assicurazione, ma non crea le condizioni adeguate affinché si possa realmente identificare una sinergia tra pubblico e privato». Ne è convinto Umberto Guidoni, co-direttore generale dell’Ania.
Intervenuto nel corso del recente convegno Venti23 di Claim Expert (società specializzata nella gestione dei sinistri in outsourcing) a Lecce, Guidoni ha ricordato come il settore agricolo sia «strategico per il Paese» e come quello della gestione del rischio sia un tema «datato». Nel 2004 hanno cominciato a svilupparsi le polizze monorischio; l’evoluzione ha portato alle multirischio e poi alle polizze all risk, fino a quelle agevolate.
Partendo dal presupposto che «la certezza di un evento rende complicata l’assicurabilità», Guidoni si è soffermato proprio sull’agevolazione delle polizze, facendo notare, in particolare, due elementi.
«È molto paradossale», ha affermato, «il fatto che da un lato il settore sia fortemente agevolato (in nessun caso, assicurativamente parlando, si ha la restituzione da parte dello Stato del 70% del premio…) e dall’altro ci si trovi di fronte a ritardi significativi nella restituzione delle somme. Un ritardo che induce l’agricoltore ad avere un certo scetticismo nell’andare ad assicurarsi perché la restituzione di questo 70% avviene spesso con grande dilatazione dei tempi. Il secondo elemento è che è vero che c’è un’agevolazione di queste polizze, ma è in funzione di pacchetti prestabiliti: l’agricoltore cioè è incentivato ad andare a coprire rischi che non sono di sua pertinenza».
Alla luce di queste osservazioni, l’Ania ha sottolineato “la necessità di rimodulare queste polizze e dare la possibilità all’agricoltore di assicurarsi per i rischi che effettivamente sono di sua pertinenza”. «Questo consentirebbe di migliorare la copertura del rischio e di andare ad assicurare anche aree come quelle del Meridione dove magari un certo tipo di rischio è meno evidente», ha affermato Guidoni. «Faccio un esempio: al sud, la siccità, paradossalmente, ha un impatto, in termini di conseguenze, più ridotto perché le aziende agricole in questa zona hanno una capacità di rispondere a eventi naturali di questo tipo in maniera più immediata rispetto al nord che non ha mai avuto problemi di siccità».
FONDO AGRICAT – Per quanto riguarda il fondo mutualistico Agricat, l’Ania ha accolto «con grande entusiasmo» la sua istituzione perché, ha osservato Guidoni, «per la prima volta il ruolo che il mercato assicurativo ha svolto, attraverso l’azione dell’Ania, è stato molto di stimolo. Siamo riusciti a far capire che un fondo mutualistico non dovesse essere un fondo di intervento ex post».
Ma questo non basta. L’Ania, a proposito del piano di gestione del rischio agricolo, si aspettava una maggiore attenzione relativamente alla necessità di integrare lo stesso fondo a un intervento assicurativo «in una logica di continuità e di supporto congiunto rispetto a eventi di questo tipo. Questo non è accaduto», ha affermato Guidoni, «visto che nel piano di gestione del rischio abbiamo il fondo mutualistico che interviene a coprire un rischio del 10% – 15% e polizze che agiscono in maniera autonoma. Non c’è, quindi, una regola che porti a integrare questo sistema. Aggiungo che queste polizze, proprio perché gli eventi catastrofali sono sempre più frequenti, hanno franchigie e massimali che tengono conto della capacità della compagnia ad andare a coprire questo rischio. Capacità che è ridotta per il fatto che non c’è una riassicurazione che alimenti la forza finanziaria».
Ma oltre a questo ci sono altri problemi. «Il fondo mutualistico», ha fatto notare ancora Guidoni, «interviene e copre in funzione di un “valore indice” definito dallo stesso piano di gestione del rischio. In altre parole, per un tipo di coltura il valore della produzione viene calcolato sulla base di un indice che stabilisce il Ministero. Le compagnie assicurano e risarciscono in funzione del valore assicurato che fa circa il 40% in più rispetto al valore indice. Si viene a determinare, quindi, che il fondo copre con una base tecnica che arriva fino al 35% e l’assicurazione copre la restante parte, a partire dal 40%-45% di franchigia sui valori assicurati. C’è quindi il rischio che i due sistemi vadano a determinare una sovra compensazione, cioè un risarcimento del danno superiore al danno effettivo. Si è aperto un dialogo con chi gestisce il fondo e stiamo cercando di trovare un sistema che consenta alle compagnie di innescarsi laddove finisca l’intervento del fondo, in modo da trovare un sistema di calcolo che possa essere adeguato».
E ancora, un’altra problematica, sempre evidenziata dal co-direttore generale dell’Ania: «I contratti assicurativi operano in funzione di una definizione degli eventi che è diversa rispetto a quella del Ministero (per esempio pensiamo alla definizione della siccità). Anche in questo stiamo cercando un modo per integrare i sistemi».
POLIZZE PARAMETRICHE – Guidoni si è soffermato, infine, sulle polizze cosiddette parametriche. Il nuovo piano di gestione del rischio in agricoltura ha esteso le agevolazioni per questo tipo di polizze dal 65% al 70%. «La polizza parametrica è una sorta di “scommessa”», ha affermato Guidoni, «infatti nel nostro ordinamento assicurativo ha delle difficoltà di applicazione. È una scommessa perché viene stabilito a priori un indice che, se superato, prevede un indennizzo a prescindere dal danno. Analogamente l’assicurazione non paga se questo indice non viene superato, al di là se ci sia stato o meno un danno. Quindi la polizza parametrica ha un principio che non è tipico dell’assicurazione. Stiamo spingendo affinché la polizza parametrica possa essere uno strumento, in questo settore, che rappresenti un modello attraverso il quale sia possibile da una parte rendere sostenibili le imprese di assicurazione e dall’altra assicurare un rischio che difficilmente si può coprire in maniera diversa».
Fabio Sgroi
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