venerdì 07 Novembre 2025

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GRUPPO UNIPOL: IL “NATURAL RISK FORUM” PER STUDIARE I RISCHI CATASTROFALI NATURALI IN ITALIA

Il nuovo “think tank” lanciato dal gruppo bolognese mira a «promuovere un’analisi sui modelli di governance più adatti ad affrontare le diverse fasi di gestione dei rischi (mappatura, prevenzione, emergenza e ricostruzione) con l’obiettivo di contribuire alla resilienza del tessuto sociale ed economico dei territori, alla riduzione dei danni e alla diffusione di una cultura del rischio».

 

Lanciare una piattaforma di dialogo tra istituzioni, comunità scientifica e settore privato al fine di «stimolare una riflessione ampia e strategica sui rischi catastrofali naturali e il loro impatto sociale, economico e produttivo sul Paese». È l’obiettivo del nuovo think tank Natural Risk Forum promosso dal gruppo Unipol  e presentato qualche settimana fa a Roma (nella foto).

L’Italia, infatti,  è tra i Paesi europei più esposti agli eventi naturali estremi: in questo contesto, il Natural Risk Forum «promuove un’analisi sui modelli di governance più adatti ad affrontare le diverse fasi di gestione dei rischi (mappatura, prevenzione, emergenza e ricostruzione) con l’obiettivo di contribuire alla resilienza del tessuto sociale ed economico dei territori, alla riduzione dei danni e alla diffusione di una cultura del rischio».

Nel corso dell’evento di Roma è stato presentato uno studio del Natural Risk Forum, realizzato con il contributo tecnico di Deloitte, che ha evidenziato un’analisi aggiornata su rischi catastrofali naturali in Italia.

Negli ultimi 50 anni si sono verificati «circa 115 eventi, pari a circa il 7% del totale europeo, ma con danni diretti che raggiungono i 253 miliardi di euro, ovvero oltre il 30% del totale europeo. Questa sproporzione è dovuta al particolare profilo di rischio del Paese, dove i terremoti (di cui l’Italia è seconda in Europa per frequenza dopo la Grecia) rappresentano il 68% dei danni complessivi».

Il quadro territoriale conferma un’esposizione diffusa: «il 95% dei Comuni è soggetto a rischio idrogeologico, il 35% della popolazione vive in aree a elevata pericolosità sismica e un ulteriore terzo in zone a rischio medio. Inoltre, quasi un quarto del territorio nazionale (23%) risulta esposto al rischio di frane. Questi dati collocano l’Italia al primo posto in Europa per ammontare dei danni diretti registrati negli ultimi 50 anni».

Lo studio ha sviluppato una proiezione sui prossimi 50 anni, stimando, «in uno scenario inerziale, privo di interventi aggiuntivi in prevenzione, danni diretti per circa 343 miliardi di euro e danni indiretti per ulteriori 247 miliardi. Il danno totale attualizzato risulta pari a 590 miliardi di euro».

L’analisi ha anche messo in evidenzia «l’efficacia economica degli investimenti preventivi: in uno scenario alternativo, che prevede 5 miliardi di euro annui di investimenti in prevenzione per i prossimi cinque anni (un livello in linea con quanto storicamente speso in ricostruzione) il risparmio potenziale sui danni complessivi risulta pari a 246 miliardi di euro. In altri termini, ogni euro investito in prevenzione genera un ritorno di circa 11 euro in termini di minori costi per la collettività». (fs)

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