Il chief distribution officer: «Negli anni abbiamo messo in campo una serie di iniziative per rendere più agevole il passaggio da genitore in figlio. E nel 2010 fummo la prima compagnia a…».
Non sono poche le iniziative varate da Groupama Assicurazioni per agevolare la transizione nelle agenzie da padre/madre in figlio/figlia. Di questo argomento ha parlato Roberto Trerotoli, chief distribution officer della compagnia nel corso dell’ultima tappa di Generazionando di qualche settimana fa.
La successione all’interno dell’agenzia è considerata un valore, «è non è una cosa da poco», ha voluto precisare Trerotoli. «È un valore perché c’è continuità, consentendo al genitore di lavorare con più calma e con maggiore passione e perché sa che può trasmettere il proprio lavoro a un figlio o più figli. In Groupama Assicurazioni abbiamo situazioni di questo tipo e abbiamo anche agenti che sono già alla terza generazione».
La successione, però, non è scontata. E questo concetto è stato rimarcato dal chief distributor officer. «Nei contratti integrativi abbiamo sancito che non è un diritto ereditario. Voi siete qui (ha detto rivolgendosi alla platea di agenti under 40 presenti in sala, ndr) perché avete superato un esame e la valutazione da parte dell’azienda sulle vostre capacità. Qualcuno, al contrario, non c’è riuscito».
Trerotoli ha ricordato come Groupama si sia adoperata, negli anni, per rendere più facile la transizione da genitore in figlio. «Nel 2010 decidemmo, con l’allora presidente del gruppo agenti, Piero Melis, di ridurre gli interessi sulla rivalsa, e fummo la prima compagnia del mercato ad attivarsi in questa direzione, portandoli dal 3%, come prevedevano le norme, all’1,5%. Abbiamo normato non solo il fatto che si possano fare stage in agenzia, supportando questa operazione, ma anche la possibilità di gestioni interinali (per esempio per aspettare che il figlio superasse l’esame per diventare agente)».
Del resto, ha sottolineato ancora Trerotoli, «noi riteniamo un valore fondamentale la nostra rete agenziale, visto che il 93% della nostra attività transita attraverso questo canale, e quindi sarebbe irragionevole se non agevolassimo questo tipo di iniziative».
Fabio Sgroi
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