Secondo i professionisti preposti al calcolo tariffario all’interno delle compagnie, i recenti emendamenti al provvedimento finiranno col penalizzare gli automobilisti che oggi giustamente pagano di meno.
Non è la prima volta che gli attuari si esprimono in merito al tanto discusso Ddl Concorrenza. Era accaduto a febbraio dello scorso anno, quando in un comunicato avevano manifestato perplessità nei confronti degli emendamenti che erano stati presentati in quel periodo: «Non vanno nella direzione di una riduzione dei premi pagati dagli assicurati», aveva sostenuto, allora, l’ordine degli attuari.
A distanza di oltre un anno, in pratica, non è cambiato nulla. Alcune norme contenute nel Ddl Concorrenza «possono seriamente compromettere il rigoroso procedimento scientifico che porta alla determinazione delle tariffe Rc auto». In sostanza il punto di vista degli attuari (espresso pubblicamente, oggi, attraverso una nota) è questo: «i costi per gli assicurati non sono destinati a scendere e alcune categorie di automobilisti rischiano di essere ingiustamente penalizzate».
Come accade per il prezzo di qualsiasi bene o servizio, sostengono gli attuari, «anche quello delle polizze Rc auto dovrebbe essere calcolato a partire dai costi sottostanti, nell’ambito del rispetto delle regole stabilite dal libero mercato. Il Ddl Concorrenza prevede invece delle norme destinate a modificare aprioristicamente i prezzi delle polizze, il cui effettivo impatto sulla riduzione dei costi (che nel ramo Rc auto sono costituiti essenzialmente dai risarcimenti a chi subisce danni da incidenti stradali) non è stato oggetto di alcuna valutazione; nel contempo, il Ddl introduce ulteriori voci di costo (si pensi per esempio ai costi per la gestione delle scatole nere e per l’ispezione dei veicoli) senza prevederne un’adeguata copertura».
Dagli emendamenti tesi a favorire, secondo varie modalità, gli assicurati residenti nelle zone dove la sinistrosità è più elevata, e più in generale la mobilità degli assicurati tra le imprese, secondo gli attuari «non c’è ragionevolmente da attendersi nessuna riduzione dei costi. I limiti imposti dal Ddl alla libera determinazione delle tariffe (si pensi appunto alla residenza dell’assicurato e alla sua storia contrattuale, che oggi sono tra i fattori tariffari più rilevanti), non potranno comportare, in assenza di una riduzione dei costi, alcuna diminuzione del premio medio. Anzi, il divieto di valorizzare correttamente questi fattori di rischio, che oggi consentono un’adeguata differenziazione dei prezzi, tecnicamente del tutto giustificata perché basata su inequivocabili evidenze statistiche, comporterà invece soltanto un livellamento delle tariffe, con ingiustificati aggravi per gli assicurati che per meriti soggettivi (non aver causato sinistri) e/o oggettivi (residenza in zone a bassa sinistrosità) oggi a pieno diritto stanno pagando i premi più bassi». (fs)
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