venerdì 19 Settembre 2025

Il mondo dell’intermediazione assicurativa in primo piano

FRONTEGGIARE I RISCHI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO? DE POLIS: «ORA GLI STRUMENTI A DISPOSIZIONE CI SONO». E PER RIDURRE LA SOTTOASSICURAZIONE DEL SETTORE AGRICOLO…

Il segretario generale dell’Ivass: «La gestione dei rischi agricoli è un esempio dei risultati che può raggiungere la cooperazione tra pubblico e privato: riqualificare gli interventi, migliorare la capacità di prevenzione dei rischi, le coperture, la tempestività e la correttezza dei risarcimenti e dare per questa via sostegno alla crescita delle imprese agricole nazionali».

Stefano De Polis interviene al convegno di Claim Expert

«I cambiamenti meteoclimatici e il crescente verificarsi di eventi estremi rendono sempre più evidente l’utilità per le aziende agricole di operare proattivamente per mitigare parte dei rischi e trasferire quelli residui a operatori specializzati quali fondi mutualistici e assicurazioni. Per ridurre la sottoassicurazione del settore e nel contempo ridare equilibrio tecnico al business assicurativo è però necessario aumentare e diversificare maggiormente, anche in termini territoriali, i valori assicurati, e rendere più modulari le caratteristiche delle polizze agricole agevolate». È quanto sottolineato da Stefano De Polis, segretario generale dell’Ivass, intervenuto nel corso della convention Venti23 di Claim Expert (società specializzata nella gestione dei sinistri in outsourcing), che si è svolta lo scorso 26 maggio a Lecce.

Fra i vari argomenti trattati, anche le assicurazioni agricole. Per De Polis, gli strumenti a disposizione per fronteggiare i rischi del cambiamento climatico «ora ci sono» ed è «necessario lavorare per migliorarne la fruibilità». A questo fine «è fondamentale mettere in campo una sistematica azione di formazione e informazione diretta in modo particolare ai giovani imprenditori agricoli e alle piccole-medie aziende. La gestione dei rischi agricoli», ha continuato De Polis, «è un esempio dei risultati che può raggiungere la cooperazione tra pubblico e privato: riqualificare gli interventi, migliorare la capacità di prevenzione dei rischi, le coperture, la tempestività e la correttezza dei risarcimenti e dare per questa via sostegno alla crescita delle imprese agricole nazionali».

Il segretario generale ha fatto sapere che l’Ivass partecipa «attivamente» alla Commissione tecnica ministeriale che si occupa di redigere il Piano annuale di gestione dei rischi in agricoltura (Pgra) e «non farà mancare il proprio apporto per impostare su solide basi» il contributo delle compagnie di assicurazione alla governance e alla gestione dei rischi climatici nel settore agricolo.

IL COMPARTO AGRICOLO IN ITALIA – Nel 2020 le aziende agricole attive in Italia erano 1,1 milioni (301.000 al Nord, 179.000 al centro e 652.000 al sud / isole) e coltivavano 12,5 milioni di ettari di terreno, pari a oltre un terzo del territorio italiano. Il 93,5% delle aziende (i dati del comparto sono stati richiamati dallo stesso De Polis) erano costituite in forma giuridica di impresa individuale o familiare.

Le aziende agricole del nord Italia coltivavano il 36% della superficie agricola nazionale, quelle del centro Italia il 17% del totale e le aziende del sud / isole il restante 47% della superficie coltivata nazionale.

Nel 2022 il prodotto del settore primario (agricoltura, silvicoltura e pesca) è stato pari all’1,96% del Prodotto interno lordo e ha dato lavoro a 1,3 milioni di persone. Nel 2022 le esportazioni italiane di prodotti agroalimentari hanno toccato quota 61 miliardi di euro, con un aumento del 14,8%. Secondo i dati dell’Istat, nel 2020 le aziende agricole che avevano investito in innovazione rappresentavano l’11% del totale (nel sud Italia solo il 5,9%).

IL MERCATO DELLE POLIZZE AGRICOLE – De Polis ha ricordato come il decreto legislativo numero 102/2004, istitutivo del Fondo di solidarietà nazionale, abbia «fortemente incentivato il ricorso a misure di protezione da eventi calamitosi». Questo decreto, oltre a prevedere interventi compensativi ex post, finalizzati alla ripresa economica e produttiva delle imprese agricole che hanno subito danni a produzioni, strutture e impianti, promuove l’utilizzo di strumenti ex ante di prevenzione e gestione attiva dei rischi, finanziati con le risorse del Fondo di solidarietà nazionale, tra questi le polizze agricole agevolate.

Il decreto, ha evidenziato De Polis, «ha impostato una inedita forma di cooperazione tra settore pubblico e privato che ha negli ultimi anni trovato forme sempre più efficaci. Su queste polizze è previsto un contributo pubblico fino al 70% del premio purché il contratto assicurativo preveda un rimborso per danni superiori al 20% della produzione media annua e la copertura assicurativa rispetti le condizioni fissate dal Piano di gestione dei rischi in agricoltura (Pgra) emanato annualmente dal Ministro dell’Agricoltura».

L’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) ha evidenziato come il numero di aziende agricole assicurate sia ancora contenuto e come la distribuzione a livello di dimensione, area geografica e tipologia di rischio sia eterogenea.

Nel 2021 era assicurato poco meno di un quarto (8,9 miliardi di euro) del valore totale della produzione del settore primario e appena il 10,5% delle superfici coltivate; i premi raccolti ammontavano a 611 milioni di euro (+86% in dieci anni). Comprendendo anche le polizze zootecniche e i contratti assicurativi a protezione degli impianti e delle strutture, solo 74.200 su oltre un milione di aziende presenti in Italia avevano aderito al sistema assicurativo agevolato. Sempre nel 2021 le polizze sottoscritte riguardavano prevalentemente le colture e le filiere caratterizzate da una forte vocazione all’esportazione. Le coperture assicurative si concentravano sulle uve da vino (32%), mele (11%), riso (7,7%) e pomodoro da industria (7,3%). Le stime Ismea della campagna assicurativa 2022 indicano una crescita del 4,5% rispetto alla precedente annualità dei valori assicurati per colture vegetali, strutture aziendali e zootecnica.

Da notare, inoltre, come l’80% dei valori assicurati a livello nazionale si concentri nelle regioni del nord, mentre i valori assicurati da aziende del mezzogiorno hanno raggiunto nel 2021 una quota del 12% del mercato nazionale. «In Italia si assicurano le grandi aziende agricole, principalmente collocate nelle regioni settentrionali, e con una forte propensione all’esportazione. La sottoassicurazione è evidente», ha sottolineato De Polis, a causa «delle dimensioni molto ridotte della stragrande maggioranza delle imprese agricole, delle complessità burocratiche per accedere ai contributi, del progressivo aumento dei costi di sottoscrizione delle polizze, da ricondurre alla ridotta base assicurata, connotata da evidenti rischi di selezione avversa, e dell’intensificarsi dei fenomeni climatici estremi, anche di carattere catastrofale».

Nel periodo 2011-2021, le imprese di assicurazione attive nel comparto hanno registrato un combined ratio superiore al 110% e un rapporto sinistri/premi medio superiore al 93%, con punte oltre il 100% nel 2017 e nel 2019. «Questi dati spiegano la tendenza al disimpegno da parte delle compagnie di assicurazione e riassicurazione dall’assunzione dei rischi agricoli, specie quelli di natura catastrofale», ha rimarcato De Polis.

Fabio Sgroi

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