Agente UnipolSai a Savona e presidente di Intermediari UnipolSai (Ius) Associati, Fresia è uno dei 34 direttori internazionali del Lions Clubs International, la più grande associazione umanitaria al mondo, conosciuta per la lotta alla cecità e per la dedizione al volontariato per diversi progetti comunitari, tra cui protezione dell’ambiente, lotta alla fame e assistenza agli anziani e ai disabili, impegno verso i giovani. A tuttointermediari.it racconta la sua lunga esperienza sul campo.
Roberto Fresia (nella foto a lato), 62 anni il prossimo 8 marzo, è uno dei pochi italiani che ricopre un incarico prestigioso in ambito mondiale. È infatti uno dei 34 direttori internazionali del Lions Clubs International, la più grande associazione umanitaria al mondo. Con i suoi 1,38 milioni di soci in circa 46.700 club in tutto il mondo, l’associazione è presente in 209 paesi ed è conosciuta principalmente per la lotta alla cecità, e per la dedizione al volontariato per diversi progetti comunitari, tra cui protezione dell’ambiente, lotta alla fame e assistenza agli anziani e ai disabili, impegno verso i giovani.
Fresia concilia l’attività di volontariato (che lo impegna parecchio) con quella professionale: è agente assicurativo a Savona e presidente di Intermediari UnipolSai Associati, che con i suoi 1.400 iscritti circa è il gruppo agenti più numeroso di Unipol Gruppo Finanziario. tuttointermediari.it, nell’ambito della sezione Intermediari e…non solo lo ha intervistato ed ecco che cosa è emerso.
Domanda. Da quanto tempo è agente assicurativo?
Risposta. Dall’1 settembre 1973. Avevo 20 anni. A marzo del 1973 sono diventato subagente dell’Italiana Incendio. Il primo mandato, il primo e unico in esclusiva, è stato con la Concordia, fallita nel 1977; poi Palatina, San Giorgio, Fiduciaria, Polaris e dall’1 gennaio 1979 Winterthur. Sono stato il primo agente plurimandatario della compagnia e il primo firmatario del patto Winterthur.
D. Come ha conosciuto il mondo del Lions?
R. Grazie a mio papà Aldo, che è entrato nei Lions nel 1963. Così come mi ha coinvolto in azienda (nel periodo estivo) la stessa cosa è avvenuta nel caso dei Lions. Oggi diciamo che questo impegno si è tramandato di generazione in generazione, visto che anche la mia famiglia è direttamente coinvolta. Le mie tre figlie, Barbara, Emilia ed Eleonora, infatti, frequentano questo mondo.
D. Eppure all’inizio non fu amore a prima vista…
R. Mio papà, sin dal 1969, voleva che io fondassi il Leo Club, l’associazione giovanile in Italia, e che facessi l’arbitro di calcio. In effetti arbitravo già, anche se nel centro sportivo italiano, ma svolgevo tante altre attività: giocavo in Federazione, allenavo una squadra della mia parrocchia, ero vice direttore dell’oratorio e praticavo la caccia. Quando mio papà è venuto a mancare ho mollato tutto cercando di esaudire quelle che erano le sue volontà: mi sono dato da fare per cercare altri ragazzi allo scopo di fondare il Leo Club (nacque nel 1972) e ho frequentato il corso di arbitro della Federazione Italiana Gioco Calcio, arbitrando fino al primo livello nazionale. Poi ho dovuto smettere a causa di un grave incidente stradale…
D. Che cosa le ha insegnato l’appartenenza al Leo Club?
R. Il Leo Club è una scuola di vita. L’acronimo (Leadership, Experience, Opportunity) spiega bene il significato: fare esperienze in qualità di leader, guidando un gruppo e imparando a gestirlo. Sono cose che mi hanno formato caratterialmente e che nel corso della mia vita mi hanno permesso e mi permettono di arrangiarmi in maniera ottimale senza danneggiare gli altri e di assumere decisioni, anche importanti, in tempi rapidi. L’1 aprile 1978, all’età di 25 anni, ho lasciato il Leo Club e sono approdato ufficialmente all’associazione.
D. Che cosa vuol dire fare parte dell’organizzazione di club di servizio più grande del mondo?
R. L’associazione, che ha un suo codice etico, si basa sui principi fondamentali della persona umana, indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione, dalle diverse culture dei popoli. I sentimenti che ha una persona sono uguali ovunque e la cultura di fondo è identica per tutti. Uno degli scopi principali dell’associazione è creare e promuovere uno spirito di comprensione fra i popoli del mondo, ma anche sforzarsi di essere un cittadino moderno e operare nell’ambito della propria comunità con una buona moralità e con rispetto. Oggi un buon Lion è chi ha attitudine al servizio, cioè chi fa qualcosa per gli altri. Anche se lavorano localmente, i Lions hanno un respiro internazionale che si espande in tutto il mondo. L’associazione è conosciuta principalmente per la lotta alla cecità, che è parte della nostra storia e anche del nostro lavoro. Inoltre, ci dedichiamo al volontariato per diversi progetti comunitari, tra cui protezione dell’ambiente, lotta alla fame e assistenza agli anziani e ai disabili, impegno verso i giovani. Oggi, tanto per citare qualche esempio, il Lions è impegnato nella lotta contro il morbillo. Nel 2011 è stato chiamato a farsi parte attiva nella campagna mondiale e da allora il numero delle morti giornaliere che riguarda i bambini si è ridotto da 450 a 380, fino alle attuali 330. Poi gli aiuti nei confronti dell’Africa, con l’impegno assunto nell’ultimo forum europeo di Birmingham di novembre scorso di sostenere tutti gli orfani dell’ebola.
D. Quali sono, in sintesi, le attività che vedono impegnati i Lions in Italia?
R. Vorrei ricordare l’attività di promozione di raccolta e di riciclaggio svolta dal Centro Italiano Lions per la raccolta degli occhiali usati che si trova a Chivasso, in provincia di Torino; la donazione gratuita ogni anno da parte della nostra struttura specializzata di addestramento a Limbiate (Milano) di 50 cani a persone non vedenti; e poi ancora la banca degli occhi Melvin Jones per la conservazione e il trapianto delle cornee, che si trova a Genova; il libro parlato Lions, audiolibri gratuiti per chi non è in grado di leggere autonomamente, con la possibilità di disporre testi anche per gli universitari; l’allestimento di tutto il centro di riabilitazione della Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) dell’ospedale di Biella.
D. In quali attività è stato impegnato in prima persona?
R. Guardi, le attività sono diverse. Per una questione di sintesi ricordo i due viaggi nella Repubblica Democratica del Congo per la costruzione di una scuola. Una trasferta incredibile. La prima volta sono andato per porre la classica pietra, in un paese sperduto (un giorno e mezzo per arrivarci) atterrando con un piccolo aereo sulla strada, facendo un percorso di 3 ore sui fiumi, per sentire il calore della gente, che si affeziona a te e ti accoglie come un re, che non ti molla perché capisce che sei uno di loro. Sono esperienze indimenticabili. Sentire il parroco del luogo che, una volta ritornato in Italia, dopo mesi ti chiama per comunicarti che ha battezzato 12 bambini che portano il nome Roberto. E sa perché? Perché alle mamme hai dato una speranza ai propri figli. Ecco, il Lions fa queste cose qui. Dona speranza. Ricordo anche i viaggi in Etiopia, in Zambia e in Burkina Faso, sempre per le stesse finalità. (Nella foto sopra è con i bambini dell’Africa)
D. L’associazione vive di donazioni?
R. In prevalenza si organizzano delle raccolte fondi. Mi preme sottolineare che la Lions Clubs International Foundation è risultata essere la prima organizzazione non governativa al mondo nella valutazione effettuata dal Financial Times con la collaborazione della Dalberg Global Development Adviser e del Global Compact delle Nazioni Unite. Siamo l’unica associazione al mondo che devolve tutto ciò che incassa a beneficio dei servizi. I soldi versati alla nostra Fondazione, che rappresenta il braccio umanitario, sono impiegati tutti nell’ambito della operazione per la quale vengono raccolti. Le spese restano a nostro carico.
D. Nel corso della convention di Amburgo del luglio del 2013 (foto a sinistra), davanti a circa 20.000 delegati Lions, ha assunto ufficialmente la carica di membro del consiglio di amministrazione dell’associazione, in qualità di direttore internazionale (in tutto il mondo sono 34). Quale significato ha assunto per lei questo incarico?
R. Devo dire che è stata ed è una esperienza emozionante. Tra l’altro sono stato chiamato nel Comitato Finanze e Operazioni della Sede Centrale e anche a presiedere il Comitato Audit. Il mio obiettivo è di rendere l’associazione più trasparente possibile e allo stesso tempo più efficiente. Nel 2013, nel mio primo anno di incarico, sono riuscito a portare a casa un risultato importante per l’Italia.
D. Cioè?
R. Nel nostro paese non è mai accaduto che si svolgesse una convention internazione del Lions. Per decidere il luogo della convention in programma nel luglio del 2019 le candidate erano tre: la favorita Boston, Milano e Singapore. Alla fine è stata scelta Milano. Si tratta della 102esima convention. Sarà un evento anche spettacolare: i milanesi e in generale gli italiani vedranno sfilare 30.000 persone in parata.
D. Quindi la sua è, fino a questo momento, un’esperienza positiva…
R. Sicuramente. Essere stato partecipe in questo consiglio di amministrazione, aver portato una convention a Milano, aver definito una immagine forte dell’associazione per il suo centenario (che si celebrerà nel 2017) ed essersi posto l’obiettivo, nei prossimi tre anni, di elevare fino a 100 milioni il numero di persone che hanno usufruito di un nostro service nell’ambito della gioventù, dell’ecologia-ambiente, contro la fame e per questioni umanitarie, non è cosa da poco.
D. Il suo percorso all’interno dei Lions proseguirà?
R. Sopra i 34 direttori internazionali ci sono solo il presidente, il past presidente, il primo vice presidente e il secondo vice presidente. Credo che per ricoprire l’incarico di presidente internazionale in un’associazione come quella del Lions Clubs International non ci si debba candidare, ma ciò debba avvenire per chiamata. Se un giorno dovessi essere chiamato per meriti o perché l’associazione stessa vedesse in me la persona giusta per rivestire questo incarico di peso e allora darei la mia disponibilità come ho sempre fatto in passato nella mia vita lionistica e non solo.
Fabio Sgroi
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